Nonostante l'uomo si sforzi di nascondere a se stesso la verità, la realtà è una sola
(e la dimostreremo successivamente): noi non siamo carnivori. Analizzando con
scrupolosità il corpo umano e i suoi processi digestivi, non si può che giungere a
questa conclusione.
Per dare un'idea dell'ipocrisia dell'uomo e della commedia che mette in atto per celare la
verità, basta ragionare - anche per un solo attimo - sul modo in cui mangia la carne.
L'uomo è costretto a camuffare questo cibo - non compatibile con il suo organismo - con
una infinita quantità di salse e salsette, non prima di averlo fritto o bollito o
invecchiato, e trasformato in mille modi.
Non si rende conto di essere ridicolo?
Se davvero l'uomo è un carnivoro (come molti, anzi moltissimi, credono), perché non
mangia la carne come tutti gli altri veri carnivori, e cioè cruda? Sarebbe opportuno
porsi di tanto in tanto questo genere di domande, senza dare tutto per scontato e senza
dare credito alle altrui opinioni a scatola chiusa.
Molti biologi e fisiologi sono d'accordo nell'affermare che l'uomo, in realtà, non è
fisiologicamente "costruito" per mangiare carne, e offrono prove estremamente
convincenti. Vediamo quali: la classe dei carnivori ha una struttura fisica
predatoria (artigli, canini sviluppati), intestino breve (solo 3 volte la lunghezza del
tronco) e fortemente acido (10 volte di più di un normale erbivoro); l'intestino breve,
lungo 3 volte il tronco, serve ad evitare una sosta troppo prolungata della carne
ingerita, in quanto essa è facilmente putrescibile. L'intestino breve, inoltre, è
fortemente acido perché deve neutralizzare le sostanze tossiche carnee.
Vediamo come avviene la digestione della carne: una volta giunta nello stomaco la carne ha
bisogno, per essere digerita, della secrezione di succhi gastrici ricchissimi di acido
idrocloridico. I carnivori, infatti, secernono grandi quantità di acido idrocloridrico,
atto a sciogliere le ossa. Il tratto intestinale dove avviene l'ultima parte della
digestione, che serve a far passare gli elementi nutrivi nel sangue, deve per forza di
cose essere meno lungo possibile: si deve considerare, infatti, che il pezzo di carne
altro non è che un cadavere in putrefazione che crea velenosi rifiuti all'interno del
corpo. Il carnivoro, quindi, deve liberarsene il più presto possibile. Il problema, per i
non carnivori, è la lunghezza del tratto intestinale, che a volte è lungo addirittura 20
volte il tronco. Se i non carnivori mangiassero carne, questa rimarrebbe nel loro corpo un
tempo troppo lungo, avvelenandoli.
Passiamo alla classe degli erbivori: struttura fisica forte ma non aggressiva,
dentatura priva di veri incisivi superiori per addentare frutti, e canini per dilaniare;
intestino lungo sino a 20 volte il tronco, enzima digestivo capace di trasformare e
assimilare la cellulosa delle piante. Gli erbivori secernono una quantità minima di
acido idrocloridrico, non sufficiente a digerire del tutto la carne.
Poi c'è la classe degli onnivori, parenti stretti dei carnivori, che conservano
una certa aggressività e sono simili in molte caratteristiche fisiche ai carnivori;
molti, ad esempio, non collocano il cane tra i carnivori, poiché se nutrito di sola carne
esso muore.
Adesso osserviamo l'uomo: struttura fisica non aggressiva, tubo digerente lungo 12
volte la lunghezza del tronco, mandibole deboli e non pronunciate, secrezione salivare
idonea (grazie alla ptialina) agli amidi dei cereali, dentatura sviluppata soprattutto
negli incisivi per mordere e addentare frutti e nei molari piatti e robusti per macinare
semi, stomaco debole e poco acido, che non possiede gli enzimi adatti a
neutralizzare le sostanze tossiche prodotte dalla decomposizione della carne;
inoltre il suo intestino ha bisogno di stimoli che favoriscano il movimento peristaltico:
frutti, cereali ed ortaggi hanno queste capacità, la carne no. L'intestino crasso,
inoltre, per ottimizzare la sua funzione deve avere un contenuto acido: i semi, le radici
e i frutti lasciano nel crasso residui acidi, mentre le carni lasciano residui alcalini:
ammoniaca e basi diverse. Fisiologicamente l'uomo è più simile ai mangiatori di piante e
agli animali da pascolo e da foraggio (come le scimmie, gli elefanti e le mucche), che non
ai carnivori come tigri e leopardi. I carnivori, ad esempio, non traspirano dalla pelle:
la temperatura corporea viene regolata con il respiro accelerato e l'estrusione della
lingua. Gli animali vegetariani, invece, sono dotati di pori sudoriferi per eliminare le
impurità e regolare la temperatura.
Tutte coincidenze?
I carnivori devono lambire i liquidi (esempio: i gatti), mentre gli animali vegetariani
succhiano i liquidi attraverso i denti, come gli uomini.
Pare proprio che l'uomo non rientri né nella classe dei carnivori, né in quella degli
onnivori, anzi per alcune caratteristiche fisiche potrebbe essere accostato ai frugivori
(come le scimmie) ed in modo minore ai granivori (scoiattoli e topi). Vediamo
perché: l'uomo ha una mano pensile come le scimmie e i roditori, atta ad afferrare e
cogliere frutti ed oggetti tondeggianti. Se consideriamo la placenta, quella umana è
discoidale, come quella delle scimmie antropoidi. Sembra dunque che l'uomo abbia come cibo
elettivo i semi, la frutta, la verdura e gli ortaggi.
Quale conclusione dovremmo dunque trarre da questa breve analisi scientifica?
Esistono prove evidenti del fatto che gli essere umani non sono adatti a mangiare carne, e
chi decide volontariamente di ignorare tali prove, se ne assume tutte le responsabilità.
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