Rispondo volentieri alle obiezioni che il Prof Di Lauro mi ha rivolto riguardo la
sperimentazione animale, iniziando dalla "credibilita'" degli scienziati e
ricercatori antivivisezionisti.
>Mi domando chi siano questi scienziati e ricercatori e quale sia la
>loro credibilita'
Certamente l'inizio del Prof Di Lauro non e' dei piu' sereni.
Questa prima domanda "retorica" dimostra l'arroganza di alcuni ricercatori e
professori universitari; arroganza che poi, psicologicamente, e' sempre segno di
insicurezza. In campo scientifico ogni persona che ha studiato ha il diritto di esprimere
argomentando le proprie opinioni, indipendentemente dai titoli accademici o meno. La
scienza non e' fatta di dogmi, ma di tesi che devono essere discusse e verificate e
l'utilita' della sperimentazione animale e' un dogma mai verificato, ma sempre accettato.
Modelli animali come la DL50 non sono MAI stati validati, ma ai metodi sostitutivi si
chiede, giustamente, di esserlo. La DL50 risale al 1927 e tutt'oggi viene utilizzato come
test basilare della tossicologia. Io, modesto medico ospedaliero, mi vergogno che la
ricerca tossicologica sia ferma al 1927, ma i grandi ricercatori con una grande
"credibilita'" dovrebbero vergognarsi molto piu' di me! Comunque esistono
associazioni come il Comitato Scientifico Antivivisezionista o la Lega Internazionale
Medici per l'Abolizione della Vivisezione che riuniscono centinaia di laureati in materie
scientifiche che contestano la sperimentazione animale e che, naturalmente, non hanno
interessi diretti con essa.
> 1) Come si fa a sapere se una determinata malattia ha una base
>genetica? Classicamente si cerca una correlazione tra una mutazione
>genica e la malattia in una famiglia. Qualunque risultato positivo
>sara' pero' una mera correlazione e non una prova certa che quello
>sia il gene responsabile della malattia. La sperimentazione animale
>permette di trasferire la stessa (o simile) mutazione in un ceppo
>murino e verificare se essa sia capace di provocare una malattia
>simile anche nel topo. Questo tipo di approccio ha generato ceppi
>murini che riproducono qausi completamente parecchie malattie umane
>ed a quindi ha permesso di dimostrare la base genetica di molte
>malattie. E' chiaro che questi animali dimostrano che molti
>meccanismi fisiologici sono simili tra uomo e topo e che
>l'alterazione dei geni preposti al funzionamento di questi meccanismi
>e' responsabile di malattie ereditarie. Tali animali potrebbero anche
>venire utilizzati per sperimentare nuove terapie.
Curiosissima questa tesi sulla genetica. Dopo avere scoperto nei cromosomi UMANI la
correlazione tra una malattia e una mutazione genetica, trasferisco "la stessa (o
SIMILE) mutazione in un ceppo murino, cosi' parecchi ceppi murini hanno riprodotto QUASI
completamente parecchie malattie umane. Cosi' questi animali dimostrano che molti
meccanismi fisiologici sono SIMILI tra uomo e topo. Simili, quasi: quanta prudenza anche
nel Prof Di Lauro! Questa tesi mi ricorda molto la storia dei tumori polmonari. Nel 1954
il Prof Richard Doll pubblicava uno studio in cui dimostrava epidemiologicamente che il
fumo di sigaretta aumentava il rischio di contrarre il cancro ai polmoni. Per anni sono
stati compiuti studi sugli animali per verificare quanto era gia' stato dimostrato negli
esseri umani. La conclusione fu che non esisteva correlazione significativa tra fumo di
sigaretta e cancro ai polmoni perche' questa tesi non era stata verificata nei modelli
animali. La storia ha dimostrato chi aveva ragione! La genetica invece e' la scienza piu'
utile per dimostrare l'inutilita' dei modelli animali. Tutti sappiamo che a volte basta la
mutazione di un gene per provocare malattie gravissime negli esseri umani, perche', ad
esempio, la mancanza di un enzima puo' interferire nella sintesi di sostanze importanti
per l'organismo umano. Quanti geni abbiamo differenti rispetto ai topi? Quante proteine
vengono sintetizzate in maniera differente, o non vengono sinterizzate per nulla nei topi
(o in qualsiasi altro animale)? La prova di questa enorme diversita' (altro che
similitudine!) e' rappresentata dalla differente morfologia di ogni specie animale. Ogni
gene differente significa una proteina differente e quindi un carattere fenotipico
differente. Io mi sento geneticamente e fenotipicamente "molto poco simile" ad
un topo! E sempre a proposito di genetica. Perche' vengono creati gli animali transgenici
se quelli naturali sono cosi' simili agli esseri umani da poter essere considerati utili
nelle ricerche? Quali significativi progressi nel campo scientifico sono stati portati
dall'oncomouse (topo transgenico in grado di sviluppare - non sempre - un tumore alla
mammella), nonostante sia stato brevettato nel 1988 e da allora ampiamente usato nelle
ricerche sui tumori? La tendenza a creare animali manipolati geneticamente, nei cui
cromosomi sono stati inseriti geni umani, e' la prova che i modelli animali non sono
utili! E comunque anche gli animali transgenici continuano a comportarsi, ad eccezione che
per la caratteristica mutata, in base alla specie di appartenenza.
>2) Discorso simile vale per il cancro. La possibilita' di indurre il
>cancro in animali significa averne compreso le cause e significa
>poterne valutare terapie piu' efficaci. Guarda caso, producono il
>cancro in animali gli stessi geni che si trovano mutati nei tumori
>umani. Ancora una volta, l' animale con un determinato tipo di cancro
>puo' essere usato per sperimentare la efficacia di nuove terapie.
Veramente nell'oncomouse abbiamo dovuto aggiungere un gene umano. E poi mi risulta che i
modelli animali, forse con rarissime eccezioni, non sviluppano le metastasi, evoluzione
questa della malattia di non secondaria importanza. In quanto al cancro ho gia' ricordato
un esempio. Nonostante decenni di ricerche sugli animali, in questo campo, l'arma migliore
continua ad essere la prevenzione. I tumori continuano ad aumentare e la grandissima
maggioranza di essi ha una causa ambientale. Perche' non aumentare gli sforzi per evitare
che la gente si ammali, anziche' sprecarli nella sperimentazione animale? Quanti sanno che
il 42% delle sostanze cancerogene per i topi non lo sono per i ratti? L'affermazione e'
del prof. Ames, ricercatore di fama mondiale, con oltre 300 pubblicazioni e quindi, per il
Prof Di Lauro, scienziato "credibile".
>Non capisco cosa si suggerisce. Forse che la sperimentazione debba
>essere fatta direttamente sui nostri simili?
Questa e' la vecchia favola popolare del "meglio un topo o tuo figlio?" E' ovvio
che, se mi definisco medico (non posso scienziato perche' il Prof Di Lauro mi
contesterebbe la mancanza della "credibilità" accademica) contro la
sperimentazione animale non considero una tutela alla salute dei miei simili l'avere
sperimentato una determinata sostanza sugli animali. D'altro canto non mi risulta che i
medici antivivisezionisti propongano di sperimentare direttamente sugli esseri umani,
anche se, nella ricerca di base, l'epidemiologia e la statistica abbinate hanno permesso
successi impensabili con i modelli animali (vedere tumori e malattie cardiocircolatorie).
Io dovrei sentirmi tutelato dalle ricerche sugli animali, quando il General Accounting
Office negli USA ha passato in rassegna 198 nuovi farmaci dei 209 commercializzati tra il
1976 e il 1985 ed ha trovato che il 52% di essi presentava "gravi rischi emersi dopo
l'approvazione" che i test sugli animali non avevano previsto? Dovrei sentirmi
tutelato dalle ricerche sugli animali, quando gli studi epidemiologici sempre negli USA
hanno dimostrato che la quarta/sesta causa di morte e' iatrogena? Ma come possiamo
stupirci di tutto questo se non siamo "riusciti" dal 1927 a sostituire la DL50 o
dal 1944 il Draize test? Qui non ci troviamo davanti ad opinioni diverse: ci troviamo
d'avanti a mala fede o nel migliore dei casi a pigrizia mentale, colpa questa, secondo me,
molto grave in campo scientifico. I metodi sostitutivi ci sono, basta applicarli e avere
la volonta' di studiarne di nuovi. Ve ne sono di "storici": epidemiologia,
autopsie e studi clinici non invasivi, ma anche di piu' recenti come l'utilizzazione dei
moderni strumenti di diagnosi non -invasivi e soprattutto l'utilizzo dei computer
analogici. E infine le colture cellulari, tessutali e d'organo UMANE che fornisco dati
parziali ma attendibili, anziche' i modelli animali che forniscono dati completi ma
totalmente inattendibili.
>E' verissimo. Il laboratorio crea una condizione artificiale.
>Nonostante queste condizioni "innaturali", come dicevo prima, si sono
>riprootte in animali malattie umane. Purtroppo l'unica alternativa a
>questo e' non sperimentare mai e "usare" i pazienti per verificare
>nuove terapie.
Demagogia!
>Vorre ricordare comunque che i laboratori, pur
>nell'artificialita' delle loro condizioni, hanno permesso di scoprire
>ormoni, farmaci, antibiotici e di salvare quindi molte vite umane.
Un metodo scientifico dovrebbe fornire dati credibili a priori e non a posteriori. I dati
ottenuti con i modelli animali devono essere sempre confermati sugli esseri umani e solo
una bassissima percentuale di casi cio' avviene: e' questa scienza? Quante sostanze dopo
avere passato la sperimentazione animale, passano anche quella umana e vengono
commercializzate? Una netta minoranza! E quante comunque si sono dimostrate dannose?
Moltissime: chiediamolo ai circa 150.000 morti ogni anno negli USA per cause iatrogene!
Proprio a causa della sperimentazione animale, la sperimentazione umana risulta quasi
completamente priva di tutele per i pazienti. Ricordo, per dovere di cronaca ai paladini
della tutela dei diritti del malato, che il consenso informato (sulle cui modalita' di
applicazione ci sarebbe molto da dire) e' obbligatorio in Italia per legge solo dal
1995!!! Infine quante "strepitose" terapie sugli animali sono state sbandierate
negli ultimi 20 anni (da quando mi ricordo io) e poi si sono dimostrate fallimentari sugli
esseri umani? Recentemente, sempre sui tumori, sono state ripescate dall'oblio le teorie
di Falkman sui topi che risalgono agli anni '70. Siamo proprio messi male e si vede!
>Ad esempio, la storia della medicina insegna che le funzione di tutte le
>ghiandole endocrine e' stata scoperta rimuovendo le ghiandole da
>animali da laboratorio e verificando le conseguenze della sua
>assenza. Cosi' si e' soperto che senza tiroide si diventa cretini e
>nani, che senza pancreas si alterani i livelli ematici di glucosio e
>cosi' via
Non sono un endocrinologo e quindi sono curioso di tornare a studiare quanto dice il Prof
Di Lauro. Non sono onestamente in grado di negare che in passato le ricerche sugli animali
non abbiamo mai fornito dati utili. Mi e' difficile pensare come studiare la circolazione
del sangue nei secoli passati in maniera non traumatica. Oggi pero' non dobbiamo piu'
studiare i criteri generali della fisiologia umana, ma gli aspetti piu' raffinati e
specifici. Ma soprattutto siamo nel 2000, siamo nel secolo "biotech", esistono
tecnologie che fino a pochi anni fa' erano un sogno, perche' dobbiamo rimanere ancorati al
medioevo della scienza? Perche' non siamo veramente consequenziali e non dimostriamo nei
fatti il nostro attaccamento al progresso scientifico?
>A quali colture cellulari fa riferimento il Dr. Cagno?
A questa domanda ho gia' risposto in precedenza.
>Il computer come modo per sperimentare terapia il Dr. Cagno ce lo deve
>proprio spiegare con qualche esempio.
Esistono ad esempio programmi in grado di confrontare la struttura chimica delle sostanze
e quindi valutarne la metabolizzazione in base alla conoscenza delle sostanze (farmaci)
gia' in commercio. Con questi programmi si possono valutare le sostanze anche in realzione
agli apparati (cardiocircolatorio, respiratorio eccetera). Oppure con la biologia
molecolare possiamo identificare nell'uomo i recettori e con le tecniche di genetica
molecolare riprodurli in colture cellulari per studiare la funzione e il legame con il
composto in studio. E' cosi' assurdo pensare ad approcci di questo tipo? E' piu'
scientifico applicare gli stessi metodi di 70 anni fa'? A me hanno insegnato che un metodo
per essere scientifico deve essere riproducibile. Deve essere applicato sempre nelle
stesse condizioni sperimentali e deve fornire quindi lo stesso risultato. Torniamo alla
DL50. Ho fatto uno studio personale sugli psicofarmaci (ansiolitici, antidepressivi ed
antipsicotici), ed ho scoperto che per ogni molecola sono riportate specie animali
differenti, in numero differente e che per uno stesso farmaco non ci sono MAI due specie
che si comportano allo stesso modo. Questo succede anche per gli ansiolitici
benzodiazepinici che possiedono una struttura chimica e una metobolizzazione molto simile
tra loro. Perche', ad esempio, l'alprazolam e' stato sperimentato solo nel ratto, il
brotizolam nel ratto e nel topo e il lorazepam nel ratto nel topo e nel cane? Quale
raffinato ragionamento scientifico ha spinto i ricercatori ad utilizzare criteri tanto
disparati per l'applicazione del medesimo test? E perche' non ricordare la tioridazina
(neurolettico) che presenta una DL50 di 1060 nel ratto, di 385 nel topo e 26 nel coniglio
(indice quest'ultimo di elevata tossicita')? E perche' non ricordare che la diossina la
possiamo dare a cucchiaiate ai criceti senza che possa provocare intossicazione?
>Concludo ricordando che l'uso dei modelli animali avra' un impatto
>importante
>- sulla nostra conoscenza del fenomeno della vita
>-sulla salute dei nostri simili
>-sulla salute degli animali che potranno essere curati con le stesse
>terapie derivate dal loro uso in laboratorio
Questi sono proprio i dogmi di cui parlavo prima. Enunciazioni roboanti e prive di
contenuto. L'ultima e' la solita demagogia per accattivarsi la simpatia di qualche
possessore di animali. Poi dicono che gli antivivisezionisti puntano sull'emotivita'.
Questa non e' emotivita'? "Meglio tuo figlio o un topo" non e' emotivita'?
Perche' non dire "meglio tuo figlio o quello della vicina di casa"? E' ovvio che
emotivamente sceglierei l'essere vivente a me piu' lontano affettivamente. Quindi per il
Prof Di Lauro per il bene del tuo cane va bene uccidere per intossicazione acuta (DL50)
altri cani, facendoli morire, ad esempio, tra le convulsioni, il vomito, la dispnea,
emorragie interne eccetera. E se il Prof Di Lauro dovesse scegliere tra suo figlio o
quello della vicina di casa, chi sceglierebbe? Io ho una visione laica della scienza e
lontana dai dogmi: potro' anche sbagliarmi, ma io continuo ad essere assolutamente
convinto, dati alla mano, che tutto quanto ha descritto il Prof Di Lauro non ha niente a
che fare con la Scienza!
Dott. Stefano Cagno
Dirigente medico ASL Ospedale di Vimercate MI
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