Queste sono le motivazioni "scientifiche" del massacro e delle torture
cui sono sottoposti ogni anno milioni di animali.


Negri News Numero 102

RICERCA SCIENTIFICA
E SOCIETÀ

di Silvio Garattini


Contro gli anatemi del moderno oscurantismo
La legge sull'obiezione di coscienza contro la sperimentazione animale (e quest'ultima non è un obbligo!), la scomunica a priori dell'uso degli animali transgenici (senza magari sapere cosa sono e a cosa servono), il mito della natura comunque buona (quando invece sa essere anche velenosa): ecco tre paradigmi di un atteggiamento schizofrenico della società nei confronti della scienza dalla quale però si vogliono sempre nuove scoperte.

C'è una situazione paradossale nel nostro paese - e forse anche altrove - perché mentre si celebrano, spesso in modo troppo enfatico, i risultati ottenuti dalla scienza, si lanciano anche anatemi contro il progresso scientifico.

Tre esempi possono meglio illustrare questa considerazione.
1.Il nostro Parlamento ha approvato alcune leggi che rendono molto difficile e gettano un'ombra di discredito sulla sperimentazione animale.Una prima legge recepisce direttive in materia dalla Comunità Europea, ma lo fa in modo così punitivo nei confronti dei ricercatori italiani da rappresentare un vero ostacolo per il progresso scientifico. Una seconda legge sancisce la possibilità di effettuare "obiezione di coscienza" contro la sperimentazione animale stabilendo un precedente pericoloso ed anche un po' ridicolo: la possibilità, cioé, di obiettare contro qualcosa che non è affatto obbligatorio. Occorre ricordare in questo senso che la sperimentazione animale non è un sadico divertimento dei ricercatori, ma è un mezzo per ora insostituibile per cercare di minimizzare i rischi connessi alla sperimentazione di nuovi farmaci ed all'utilizzo di nuove sostanze chimiche da parte dell'uomo.

Metodi alternativi?
Non vi è infatti oggi altra possibilità che l'impiego degli animali se si vogliono avere a disposizione modelli di malattie umane su cui saggiare nuove forme di terapia. Si sente spesso parlare di metodi "alternativi" all'uso degli animali, ritenendo che gli animali non siano un buon modello per l'uomo. Ma in base a quale logica ed a quali studi poche cellule coltivate in provetta sarebbero un modello migliore? In realtà studi su cellule e studi su animali devono essere considerati complementari perché, insieme, possono dare informazioni più attendibili. D'altra parte se guardiamo alla storia della medicina troviamo che ogni scoperta significativa che ha dato risultati pratici anche per l'uomo è passata attraverso l'impiego di animali. Non avremmo oggi vaccini, farmaci chirurgici sofisticati e gli stessi trapianti d'organo se non vi fosse stata precedentemente un'adeguata sperimentazione animale.

2. Quest'estate il nostro Parlamento ha avuto un'altra "trovata", forse frutto della calura estiva. In un ordine del giorno, per fortuna non attraverso una legge, ha "scomunicato" l'uso degi animali transgenici probabilmente senza avere una chiara idea del loro significato e del loro impegno.

Cosa sono i "transgenici"
Gli animali transgenici rappresentano una tecnologia che realizza in modo più razionale e prevedibile quanto avviene spontaneamente in natura e attraverso adeguati incroci e cioé la modificazione di determinati caratteri genetici. Inoltre è possibile inserire nel patrimonio genetico degli animali dei geni umani che producono sostanze che stanno alla base di malattie. Il potenziale dello sviluppo di animali transgenici è perciò enorme e va dalla produzione di animali che abbiano caratteristiche favorevoli per l'allevamento o per la produzione alimentare (carne, latte, uova) alla disponibilità di animali portatori di malattie con caratteristiche vicine a quelle dell'uomo.

Perché dunque il Parlamento si accanisce contro queste tecnologie che si fanno strada in tutto il mondo? Si vuole forse impedire al nostro Paese di allinearsi e di competere con la ricerca scientifica internazionale? Qualsiasi risposta potrebbe essere considerata frutto di "dietrologia", ma la presa di posizione rimane di segno negativo, quasi una paura del nuovo; ma la scienza è esplorazione dei confini della conoscenza. Si possono legittimamente stabilire dei controlli per evitare abusi, ma è razionale rifiutare qualcosa solo perché oltre a dare vantaggi può essere pericoloso?

3. Preoccupante è anche l'orientamento del pubblico verso ciò che è "naturale" spesso in opposizione a ciò che è scientifico. Questo orientamento si può riassumere in una convinzione, spesso alimentata dai "Verdi", secondo cui ciò che fa la natura è buono, mentre ciò che fa l'uomo è cattivo. Come naturali, e perciò buoni, vengono presentati i farmaci omeopatici - che contengono il nulla - e le erbe - che possono essere dannose - in analogia a tanti altri prodotti che la televisione ci presenta con il connotato di "provenienti dalla natura".

Miti e credenze
In realtà non è possibile fare generalizzazioni perché in natura esistono alcuni fra i più potenti veleni, mentre l'uomo ha sviluppato prodotti che prevengono o guariscono malattie terribili. Si deve perciò giudicare ogni cosa per quello che vale, indipendentemente dalla sua origine. La cultura del naturale è di fatto una "sottocultura" che alimenta spesso la vendita di prodotti che sono ben lontani dall'essere utili alla salute.

Potremmo chiederci perché ciò avviene. Le risposte sono molteplici ma due probabilmente sono le più significative. La nostra società utilizza i prodotti della scienza, ma la sua cultura non ha assorbito gli sviluppi delle conoscenze scientifiche; la scuola riserva uno spazio troppo ristretto alle discipline scientifiche e soprattutto non dà le informazioni fondamentali per capire vantaggi e limiti di ciò che viene prodotto dalla scienza.Una parte di questa carenza deriva dalla scarsa abitudine dei ricercatori a colloquiare con il pubblico ed a spiegare, in termini accessibili, le ragioni del loro impegno ed i risultati delle loro attività. Se riuscissimo a risolvere questi problemi, probabilmente avremmo meno difficoltà nel promuovere le conoscenze scientifiche che, alla fine, sono l'unico modo per fare innovazione e quindi per ottenere prodotti capaci di migliorare la qualità della nostra vita.

Silvio Garattini

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