da Liberazione, 25 febbraio 2001, p.III

COMPAGNI ANIMALI
Animalismo e Sinistra. Per un rossoverde "esteso"


di Marinella Correggia*

E' da chiedersi se la "Chernobyl zootecnica" in corso contribuira' a mettere in discussione quel che finora e' parso ovvio: che miliardi di esseri viventi sono fatti nascere giusto per ingrassare in catene (cosi' da diventare carcasse al macello e bistecche e braciole dal macellaio), oppure in fretta liquidati come sottoprodotti (si pensi ai pulcini maschi di ovaiole e ai vitelli delle lattifere), o "rottamati" - si dice cosi' - una volta usciti dalla produzione (nelle emergenze sanitarie come la Bse o le pesti avarie, poi, milioni di animali ammalati o sospetti di esserlo vengono sterminati in poche ore). Gli animali da macello sono considerati macchine: con le zampe al posto delle ruote, gli occhi al posto dei fanali e le loro urla al posto degli stridii d'ingranaggi. E sono un esercito. Nel mondo ogni anno si uccidono: per la carne e gli altri prodotti, 25 miliardi di polli, 2 miliardi fra bovini, suini e ovo-caprini, milioni di tonnellate di pesce, che e' perfino impossibile misurare in individui data l'estrema variabilita' di specie; per scopi ludici centinaia di milioni nella sperimentazione animale. Le violenza sugli animali si collegano a seconda dei casi alle esigenze del profitto, alle sirene del consumismo, ai disastri delle guerre, alla violenza delle catastroifi, all'obbrobrio delle distruzioni ambientali, all'implacabilta' della predazione, alle durezze della poverta'. Fattori man-made e fattori naturali. Si pensi a una scrofa alla catena, una gallina incarcerata in batteria, un vitellino in box senza conforto (ne' latte) materno, un cane randagio assetato, una cavia squartata in laboratorio, un tonno agonizzante all'ossigeno, un pesce del Danubio avvelenato dall'arsenico, un salmone rinchiuso in affollate vasche come rondine in gabbia, una mucca africana affamata dalla siccità, uno gnù azzannato dal licaone, una lucertola che arrostisce nel incendio doloso, un asinello sovraccarico di legna da ardere - la cui fatica è parallela a quella delle donne portatrici di acqua e dei bambini spaccapietre, lungi dall'alleviarla. Un'altra ezologia della violenza è nell'infantile ignorante supponnenza (gli animali non cogitano, quindi non sono, ne' soffrono) o infine nella crudelta' mascherata da altro (i roghi misti di "streghe" e gatti simbolicamente continuano). In questa montagna tragica, lo sfruttamento da parte umana e' una componente notevolissima, in numeri e "quantita'".

CARTESIO SBAGLIAVA
Cartesio sbagliava (e cosi' il padre della vivsezione, Galeno): perche' gli animali hanno la capacita' di soffrire, fisicamente e psichicamente; e' intuitivo ma anche etologicamente dimostrato. Essi, dunque, appartengono all'universo degli oppressi, dei dolenti e degli sfruttati sul pianeta, in una storia e in un presente allucinanti. Si dovrebbe allora ritenere che i sogni e le lotte della sinistra e del comunismo contro lo sfruttamento, per l'eguaglianza, per la solidarieta', per la risposta ai bisogni fondamentali, debbano esterndersi a tutti i viventi, alla ricerca di una società egualitaria, ecologica e rispettosa di tutti, contro la mercificazione del viventi che caratterizza capitolismo. Perche' questo allargamento della solidarieta' non e' avvenuto? Nella recente storia della sinistra, in genere, i compagni e gli stessi ambientalisti non hanno adottato ne' stili di vita ne' scelte politiche in favore del benessere degli animali ne' tantomeno per i loro diritti; le feste del partito alla porchetta e i candidati cacciatori sono solo piccoli esempi. Anche quando e laddove il rosso e il verde si sono finalmente compenetrati, l'animalismo ha continuato a essere visto come una stranezza tollerata: forse se non di destra, ma nemmeno di sinistra. Annotazione personale: quale delusione, anni fa, nel verifcare in India i comunisti non erano affatto spontaneamente vegetariani, quasi per predispozione di nascita; anzi: aborrendo le caste, rifiutavano il rispetto per gli animali, ritenuto una peculiarita' degli odiati bramini. Ci furono, si', in India, socialisti gandhiani fedeli all'idea di sobrieta' di "karuna," o compassione per tutti i vlventi dolenti, umani e non umani (e' perfino nella Costituzione indiana!); e oggi, i critici indiani della globalizzazione dedicano qualche riflessione anche agli allevamenti intensivi in crescita. Qui in Occidente, nell'indifferenzadella sinistra, gli attivisti per i diritti degli animali sono riusciti a conquistare alcuni spicchi di benessere animale. (Entra qui un gioco una diffèrenza importante nell'ambito dell'animalismo: quella fra benessere animale o minor malessere, che potremmo riassumere con qualche esempio: centimetri di spazio in piu' per gallina, anestesia per l'animale da laboratorio; e diritti degli animali: che non permette di pensare a farli nascere e crescere al solo scopo di ingrasso e macello e pensa a ridurre la sofferenze del mondo. Mutatis mutandis,e' la differenza che passa fra socialdemocrazia e socialismo).

DUE STRATEGIE
L'animalismo, per farsi accettare, ricorre a due strategie: disvrla le torture inflitte ai non umani e mostra i numerosi nessi fra sofferenza umana e animale. Infatti, non solo "la crudelta' sugli animali e' tirocinio della crudelta' sugli esseri umani" (Orazio); ma sfruttare o uccidere un animale alla fin fine non reca vantaggi agli umani, se non presunti e di breve periodo o eccezionali (nessuno dice che non ci si debba difendere dal leone. Sul lato alimentare, da tempo i vegetariani declinano le proprie buone ragioni socioecologicoeconomiche che ruotano intorno al rifiuto etico-animalista-nonviolento di provocare strutturalmente sofferenze e prigionie. C'e' una ragione planetaria: per ricavare carne latte e uova si destinano all'ingrasso animali grandi quantita' di calorie e proteine vegetali che potrebbero essere consumati direttamente dagli umani. E non ci sono risorse-terra, acqua, energia - sufficienti a nutrire un pianeta di carnivori. (Degressione: ai vegetariani si obietta in genere "anche le piante soffrono." La risposta e' facile: nel cibo carneo e' incorporata una quantita' di vegetali assai maggiore di quella direttamente assumibile dagli umani a parita' di nutrimento). La carne e' un po' come l'auto: ingiusta per forza, non ce ne puo' essere per tutti; vale anche per il pesce: lo dimostrano l'overfishing (iperpesca) e i guasti dell'acquatcoltura nel Sud del mondo. L'altra buona ragione e' ambientale: le cosidette "produzioni animale" sono molto inquinanti per le acque e per il clima. C'e' poi la buona ragione salutistica (non propriamente irrilevante per il benessere umano!): si vive meglio e ci si ammala di meno con l'alimentazione vegetariana e, con certi accorgimenti, vegan (cioè, ne' came, ne' pesce, ne' derivafi come uova e latte, perché quasi indissolubilmente intrecciati al meccanismo di morte della catena allevamenti-macelli). Insomma: perche' non possiamo coltivare e mangiarci soia ogm-free e italiana anziche' importare soia ogrn Usa per darla agli animali? E perche' non pescare alghe anziche' pesci?

PRODUZIONE E CONSUMO
Certo, arrivare a un modello agroalimentare che rispetti il benessere animale - e, ancora oltre, i loro diritti - con vantaggi per la salute umana, l'aMbiente e la giustizia alimentare mondiale (oltre alla bilancia dei pagamenti) richiede grandi trasformazioni negli assetti produttivi e di consumo. I produttori andrebbero sostenuti e assistiti con miliardi e miliardi: i miliardi ci sono, ma si spendono per tamponare la mucca pazza e permettere a Cremonini e compary dì vendere tante schifezze a poco prezzo. Pensare a una agricoltura non violenta dovrebbe essere parte di un socialismo olistico. Un primo passo sarebbe riconvertire produzione e consumi verso meno carne, piu' costosa. La sperimentazione "scientifìca" sugli animali e' un altro campo in cui si crede che l'interesse umano sia contrapposto a quello dei non umani: mors tua, vita mea Ci sono molte prove che non e' cosi': la vivisezione fa in primo luogo gli interessi delle multinazionali farmaceutiche e cosmetiche; le altemative, migliori, esistono ma sono boicottate. L'animalismo, inoltre, da' la mano a un'altra lotta rossoverde, quella contro la "ingiustizia lussuosa", il consumo di merci crente che spesso sono inutili e per poche: pellicce, scarpe di lucertola e addirittura di rospo firmate, parte di animali esotici, efferati pasti a base di pate', aragoste bollite vive. Se esiste un comune destino fra umani e non umani, di sofferenza o di riscatto, e' lecito chiedersi cosa dovra' ancora succedere prima che una piattaforma rosso-verde-animalista attraversi benefica come un balsamo il pensiero politico e l'azione concreta, gli stile di vita e l'organizzazione socioeconomica.

* Si occupa di economia equa, ecologica, nonviolenta