di Marinella Correggia*
E' da chiedersi se la "Chernobyl zootecnica" in corso contribuira' a mettere in
discussione quel che finora e' parso ovvio: che miliardi di esseri viventi sono fatti
nascere giusto per ingrassare in catene (cosi' da diventare carcasse al macello e
bistecche e braciole dal macellaio), oppure in fretta liquidati come sottoprodotti (si
pensi ai pulcini maschi di ovaiole e ai vitelli delle lattifere), o "rottamati"
- si dice cosi' - una volta usciti dalla produzione (nelle emergenze sanitarie come la Bse
o le pesti avarie, poi, milioni di animali ammalati o sospetti di esserlo vengono
sterminati in poche ore). Gli animali da macello sono considerati macchine: con le zampe
al posto delle ruote, gli occhi al posto dei fanali e le loro urla al posto degli stridii
d'ingranaggi. E sono un esercito. Nel mondo ogni anno si uccidono: per la carne e gli
altri prodotti, 25 miliardi di polli, 2 miliardi fra bovini, suini e ovo-caprini, milioni
di tonnellate di pesce, che e' perfino impossibile misurare in individui data l'estrema
variabilita' di specie; per scopi ludici centinaia di milioni nella sperimentazione
animale. Le violenza sugli animali si collegano a seconda dei casi alle esigenze del
profitto, alle sirene del consumismo, ai disastri delle guerre, alla violenza delle
catastroifi, all'obbrobrio delle distruzioni ambientali, all'implacabilta' della
predazione, alle durezze della poverta'. Fattori man-made e fattori naturali. Si pensi a
una scrofa alla catena, una gallina incarcerata in batteria, un vitellino in box senza
conforto (ne' latte) materno, un cane randagio assetato, una cavia squartata in
laboratorio, un tonno agonizzante all'ossigeno, un pesce del Danubio avvelenato
dall'arsenico, un salmone rinchiuso in affollate vasche come rondine in gabbia, una mucca
africana affamata dalla siccità, uno gnù azzannato dal licaone, una lucertola che
arrostisce nel incendio doloso, un asinello sovraccarico di legna da ardere - la cui
fatica è parallela a quella delle donne portatrici di acqua e dei bambini spaccapietre,
lungi dall'alleviarla. Un'altra ezologia della violenza è nell'infantile ignorante
supponnenza (gli animali non cogitano, quindi non sono, ne' soffrono) o infine nella
crudelta' mascherata da altro (i roghi misti di "streghe" e gatti simbolicamente
continuano). In questa montagna tragica, lo sfruttamento da parte umana e' una componente
notevolissima, in numeri e "quantita'".
CARTESIO SBAGLIAVA
Cartesio sbagliava (e cosi' il padre della vivsezione, Galeno): perche' gli animali hanno
la capacita' di soffrire, fisicamente e psichicamente; e' intuitivo ma anche
etologicamente dimostrato. Essi, dunque, appartengono all'universo degli oppressi, dei
dolenti e degli sfruttati sul pianeta, in una storia e in un presente allucinanti. Si
dovrebbe allora ritenere che i sogni e le lotte della sinistra e del comunismo contro lo
sfruttamento, per l'eguaglianza, per la solidarieta', per la risposta ai bisogni
fondamentali, debbano esterndersi a tutti i viventi, alla ricerca di una società
egualitaria, ecologica e rispettosa di tutti, contro la mercificazione del viventi che
caratterizza capitolismo. Perche' questo allargamento della solidarieta' non e' avvenuto?
Nella recente storia della sinistra, in genere, i compagni e gli stessi ambientalisti non
hanno adottato ne' stili di vita ne' scelte politiche in favore del benessere degli
animali ne' tantomeno per i loro diritti; le feste del partito alla porchetta e i
candidati cacciatori sono solo piccoli esempi. Anche quando e laddove il rosso e il verde
si sono finalmente compenetrati, l'animalismo ha continuato a essere visto come una
stranezza tollerata: forse se non di destra, ma nemmeno di sinistra. Annotazione
personale: quale delusione, anni fa, nel verifcare in India i comunisti non erano affatto
spontaneamente vegetariani, quasi per predispozione di nascita; anzi: aborrendo le caste,
rifiutavano il rispetto per gli animali, ritenuto una peculiarita' degli odiati bramini.
Ci furono, si', in India, socialisti gandhiani fedeli all'idea di sobrieta' di
"karuna," o compassione per tutti i vlventi dolenti, umani e non umani (e'
perfino nella Costituzione indiana!); e oggi, i critici indiani della globalizzazione
dedicano qualche riflessione anche agli allevamenti intensivi in crescita. Qui in
Occidente, nell'indifferenzadella sinistra, gli attivisti per i diritti degli animali sono
riusciti a conquistare alcuni spicchi di benessere animale. (Entra qui un gioco una
diffèrenza importante nell'ambito dell'animalismo: quella fra benessere animale o minor
malessere, che potremmo riassumere con qualche esempio: centimetri di spazio in piu' per
gallina, anestesia per l'animale da laboratorio; e diritti degli animali: che non permette
di pensare a farli nascere e crescere al solo scopo di ingrasso e macello e pensa a
ridurre la sofferenze del mondo. Mutatis mutandis,e' la differenza che passa fra
socialdemocrazia e socialismo).
DUE STRATEGIE
L'animalismo, per farsi accettare, ricorre a due strategie: disvrla le torture inflitte ai
non umani e mostra i numerosi nessi fra sofferenza umana e animale. Infatti, non solo
"la crudelta' sugli animali e' tirocinio della crudelta' sugli esseri umani"
(Orazio); ma sfruttare o uccidere un animale alla fin fine non reca vantaggi agli umani,
se non presunti e di breve periodo o eccezionali (nessuno dice che non ci si debba
difendere dal leone. Sul lato alimentare, da tempo i vegetariani declinano le proprie
buone ragioni socioecologicoeconomiche che ruotano intorno al rifiuto
etico-animalista-nonviolento di provocare strutturalmente sofferenze e prigionie. C'e' una
ragione planetaria: per ricavare carne latte e uova si destinano all'ingrasso animali
grandi quantita' di calorie e proteine vegetali che potrebbero essere consumati
direttamente dagli umani. E non ci sono risorse-terra, acqua, energia - sufficienti a
nutrire un pianeta di carnivori. (Degressione: ai vegetariani si obietta in genere
"anche le piante soffrono." La risposta e' facile: nel cibo carneo e'
incorporata una quantita' di vegetali assai maggiore di quella direttamente assumibile
dagli umani a parita' di nutrimento). La carne e' un po' come l'auto: ingiusta per forza,
non ce ne puo' essere per tutti; vale anche per il pesce: lo dimostrano l'overfishing
(iperpesca) e i guasti dell'acquatcoltura nel Sud del mondo. L'altra buona ragione e'
ambientale: le cosidette "produzioni animale" sono molto inquinanti per le acque
e per il clima. C'e' poi la buona ragione salutistica (non propriamente irrilevante per il
benessere umano!): si vive meglio e ci si ammala di meno con l'alimentazione vegetariana
e, con certi accorgimenti, vegan (cioè, ne' came, ne' pesce, ne' derivafi come uova e
latte, perché quasi indissolubilmente intrecciati al meccanismo di morte della catena
allevamenti-macelli). Insomma: perche' non possiamo coltivare e mangiarci soia ogm-free e
italiana anziche' importare soia ogrn Usa per darla agli animali? E perche' non pescare
alghe anziche' pesci?
PRODUZIONE E CONSUMO
Certo, arrivare a un modello agroalimentare che rispetti il benessere animale -
e, ancora oltre, i loro diritti - con vantaggi per la salute umana, l'aMbiente e la
giustizia alimentare mondiale (oltre alla bilancia dei pagamenti) richiede grandi
trasformazioni negli assetti produttivi e di consumo. I produttori andrebbero sostenuti e
assistiti con miliardi e miliardi: i miliardi ci sono, ma si spendono per tamponare la
mucca pazza e permettere a Cremonini e compary dì vendere tante schifezze a poco prezzo.
Pensare a una agricoltura non violenta dovrebbe essere parte di un socialismo olistico. Un
primo passo sarebbe riconvertire produzione e consumi verso meno carne, piu' costosa. La
sperimentazione "scientifìca" sugli animali e' un altro campo in cui si crede
che l'interesse umano sia contrapposto a quello dei non umani: mors tua, vita mea Ci sono
molte prove che non e' cosi': la vivisezione fa in primo luogo gli interessi delle
multinazionali farmaceutiche e cosmetiche; le altemative, migliori, esistono ma sono
boicottate. L'animalismo, inoltre, da' la mano a un'altra lotta rossoverde, quella contro
la "ingiustizia lussuosa", il consumo di merci crente che spesso sono inutili e
per poche: pellicce, scarpe di lucertola e addirittura di rospo firmate, parte di animali
esotici, efferati pasti a base di pate', aragoste bollite vive. Se esiste un comune
destino fra umani e non umani, di sofferenza o di riscatto, e' lecito chiedersi cosa
dovra' ancora succedere prima che una piattaforma rosso-verde-animalista attraversi
benefica come un balsamo il pensiero politico e l'azione concreta, gli stile di vita e
l'organizzazione socioeconomica.
* Si occupa di economia equa, ecologica, nonviolenta
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