Clima, i governi del mondo al bivio
A dicembre i governi di tutto il mondo si riuniranno a Copenhagen per la quindicesima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Secondo gli esperti, si tratterà del più grande vertice sul cambiamento climatico di sempre perché si dovrà decidere se tentare di affrontare davvero i problemi oppure, al contrario, proseguire sull’inconcludente linea che era stata scelta nel precedente vertice mondiale di Bali. C’è da dire che nonostante le tante promesse e gli impegni solenni presi dai vari leader, i risultati fin qui ottenuti sono stati scarsissimi perché sostanzialmente si è deciso di andare avanti - a parte le vuote dichiarazioni d’intenti – sul cosiddetto modello “business as usual”, quel modello che pratica la strada tradizionale del mercato a scapito dei diritti umani e della difesa del pianeta Terra.
È ovvio però che questa volta siamo davvero al bivio. Secondo il gruppo di scienziati britannici del Met Office, continuando a seguire la strada del business ci sarebbe un innalzamento delle temperature medie globali di 5,5-7,1 gradi centigradi entro il 2100. Con un innalzamento di soli 4 gradi un quinto delle specie animali sarebbero a rischio estinzione e 1-2 miliardi di persone patirebbero la scarsità d’acqua. Non solo, le piante e il suolo ridurrebbero drasticamente la quantità di carbonio assorbito, e il metano rilasciato dal permafrost e lo scioglimento dei ghiacci accelererebbero ulteriormente questi processi. Per questo, sempre secondo gli scienziati britannici, bisogna iniziare ad agire a partire dal 2010 “early and fast”, presto e velocemente, altrimenti non saremmo in grado di limitare i danni, ovvero mantenere l’aumento delle temperature entro il limite sopportabile di 2 gradi.
Se su questi punti la comunità scientifica internazionale sembra essere in sintonia, che cosa fa la politica? Come si prepara il governo italiano alla scadenza?
C’è da registrare in proposito un certo attivismo della ministra Prestigiacomo che cerca di colmare le enormi lacune della politica italiana sull’ambiente e cerca di riparare alle tante gaffe internazionali del premier Berlusconi. Ieri (26 ottobre) il presidente Napolitano ha ricevuto la Prestigiacomo in Quirinale. L’occasione è stata data dalla cerimonia di premiazione dei bambini delle scuole elementari e medie, nell’ ambito del concorso “Immagini per la terra” promosso da “Green Cross” Italia, la Onlus non governativa che si occupa di ambiente. Dal sito dello stesso ministero dell’Ambiente apprendiamo che il Presidente Napolitano, rispondendo a una domanda degli studenti sugli impegni presi dall’Italia per la riduzione delle emissioni di Co2, ha dichiarato: “L’Italia e l’Europa hanno fatto dei passi, assumendo degli impegni importanti. E così hanno ottenuto un primo risultato di grandissimo rilievo, spingendo gli Stati Uniti ad assumere lo stesso impegno. Adesso – ha poi aggiunto – si spera che al prossimo vertice di Copenaghen, assumano lo stesso impegno anche i Paesi emergenti”.
Il Ministro Prestigiacomo a sua volta ha osservato, parlando del prossimo vertice mondiale in programma in Danimarca: “È importante che a Copenaghen, si raggiunga un accordo globale. L’Italia e l’Ue faranno la loro parte, ma è importante che tutti i governanti si assumano le loro responsabilità per farsi carico di questa sfida”. L’ottimismo della ministra era già emerso il 22 ottobre a Lussemburgo, in occasione del Consiglio dei ministri dell'Ambiente Ue, quando la nostra rappresentante aveva promesso
Che durante la conferenza Onu sul clima a Copenaghen “si arriverà ad un accordo. Magari non nei dettagli giuridici, ma tutto fa sperare in un accordo politico importante che segnerà la svolta contro la CO2”.
Ovviamente la ministra dell’Ambiente cerca di fare il suo mestiere. Ma è pur sempre il governo che ha proposto il ritorno al nucleare e che non sta facendo assolutamente nulla per affrontare il problema del dissesto idrogeologico dell’Italia. Bando dunque alle chiacchiere. È comunque sicuro che Copenhagen rappresenterà un momento cruciale. I politici più attenti lo sanno bene e qualcuno si è fatto già sfuggire una mezza verità.
José Manuel Barroso, sul Sole 24ore del 22 settembre scorso disse: “Il clima sta cambiando più velocemente di quanto si prevedesse anche solo due anni fa. Continuare a comportarci come se niente fosse equivale a rendere inevitabile una trasformazione pericolosa, forse catastrofica del clima nel corso di questo secolo. Si tratta della sfida più importante per l’attuale generazione di politici.
Mi preoccupano molto le prospettive del prossimo vertice di Copenhagen. I negoziati sono pericolosamente vicini a un vicolo cieco. Potrebbe prodursi un amaro collasso, forse sullo sfondo di una profonda frattura tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo (Pvs). Oggi il mondo non può permettersi un risultato così disastroso. Per questo io spero che questa settimana, mentre a New York e a Pittsburgh i leader mondiali si affacciano sull’orlo dell’abisso, concluderemo che dobbiamo impegnarci per portare avanti i negoziati. Non è il momento di giocare a poker. È invece il momento di mettere sul tavolo proposte tanto ambiziose quanto lo permettono i nostri vincoli politici. È quello che l’Europa ha fatto e continuerà a fare”.
Questo dicono i politici, mentre gli attivisti sono già in movimento e hanno deciso una serie di iniziative durante un incontro che si è svolto sempre a Copenahagen, il 13-14 settembre 2008 scorso. L’obiettivo era quello di preparare una grande mobilitazione nella capitale danese durante la conferenza del 2009, e hanno lanciato un appello rivolto a tutti affinché la mobilitazione inizi già da ora. Le organizzazioni rappresentavano 21 paesi. In Italia è Legambiente a lanciare un appello e una petizione per il clima e contro il nucleare.
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