Caccia alle risorse, in arrivo una rivoluzione spietata
Un nuovo nemico è stato evocato, che non è possibile sconfiggere perché non combatte con le armi dell’Uomo. E non c’è rivoluzione conservatrice che possa fermarlo. L’ideologia, marxianamente intesa come “falsa coscienza”, ha finito per obnubilare le capacità intellettive del capitalismo trionfante. Pensavano che fosse possibile una crescita infinita, indefinita, perennemente dinamica. E non videro (e noi tutti con loro) che una crescita infinita non è possibile all’interno di un sistema finito di risorse.
Ora si dà il caso che noi ci si trovi esattamente nel punto massimo di una curva che i matematici chiamano “olistica”, oltre il quale non si può prevedere che una discesa. L’unica questione aperta è non il “se”, ma il “come”, cioè con quanto dolore si scenderà, tutti insieme, e il “quando”. Al posto dell’assenza di ogni limite, che produceva ottimismi senza limite, eccoci ora di fronte alla crescita simultanea di tutti i limiti: energia, clima, acqua, alimentazione, rifiuti e scarti. Sono tutte crisi che si manifestano al vertice della curva olistica. Che era stata prevista dagli scienziati del Club di Roma, nella lontana metà degli anni ‘70.
Adesso scopriamo di essere in “overshooting” da oltre un quarto di secolo, cioè nella condizione di chi sta ormai consumando più risorse di quante il nostro plurimiliardario, in anni, ecosistema sia capace di riprodurne. I vincitori, che hanno sconfitto tutte le rivoluzioni precedenti, stanno cercando adesso, affannosamente, di trasformarsi a loro volta in rivoluzionari. Ma quello che possono fare è aumentare ancora il proprio potere sui più deboli, privatizzare le risorse naturali, l’acqua, l’aria, il cibo. Per fare questo devono ridurre ogni forma di democrazia, esercitare un potere totale e incontrollabile per poter sopravvivere, anche a scapito della maggioranza del genere umano.
E questo si può ancora fare. Ancora per un po’. Il problema è che anche i potenti non possono fare nulla contro la Natura. La quale è il più intrattabile degli interlocutori. Anzi non è, propriamente parlando, un interlocutore. Non ha armi al suo servizio, non aspetta proposte di mediazione, non prevede la propria resa e nemmeno la propria sconfitta. Soprattutto può fare a meno di noi.
Rosa Luxemburg non poteva nemmeno immaginare che il suo anatema contro l’ordine che regnava a Berlino appena prima del suo assassinio si sarebbe inverato sotto queste forme. Neanche Marx poteva immaginare nulla del genere. E, infatti, la sinistra, come il Superclan, si è nutrita delle stesse illusioni di crescita indefinita che ora sono arrivate al capolinea. Adesso bisogna rifare tutti i conti. A sinistra, ma anche a destra. E ci aspetta una rivoluzione più grande di tutte quelle che siamo stati capaci di immaginare.
(Giulietto Chiesa, estratti dall’intervento al Teatro Stabile di Genova in ricordo dello spettacolo “Rosa Luxemburg” di Vico Faggi e Luigi Squarzina, 1° dicembre 2008 – www.giuliettochiesa.it).
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