Iea: «Una soluzione completa a Copenhagen è fuori questione...»
L'International energy agency (Iea) non é molto fiduciosa rispetto ai risultati che raggiungerà a dicembre il vertice mondiale sul clima di Copenhagen. Il capo del settore efficienza energetica e ambiente dell'Iea, Richard Bradley, vede poca disponibilità a risolvere i problemi del clima, soprattutto da parte dei negoziatori delle maggiori economie «Una soluzione completa è fuori questione alla conferenza Onu sul clima a Copenhagen, e anche una soluzione parziale al problema di come affrontare il riscaldamento globale è difficile da immaginare».
Già alla vigilia dei Climate change talks in corso a Barcellona Bradley aveva detto di aver notato un certo disinteresse tra i delegati e che l'opinione prevalente, anche sugli obiettivi a medio termine proposti dall'Unfccc, sia che un accordo vincolante a Copenhagen possa «legar loro le mani più tardi in altri settori. Sembra che i negoziatori delle maggiori economie siano incapaci a capire che concludere un accordo sulla parte per affrontare i problemi a Copenaghen e poi finire in un secondo momento sia un n risultato che sarebbe vitale - ha detto alla Reuters - I negoziatori con cui ho parlato, probabilmente non sono disposti a risolvere parte dei problemi. Francamente, da quello che ho visto, non sono ancora pronti a risolvere nessuno dei problemi. Tuttavia, i governi membri dell'Iea sono sottoposti ad una forte pressione per compiere qualche progresso e risolvere i problemi. Non credo che nessun Paese dell'Iea possa sopravvivere politicamente senza dimostrare serietà di intenti in questa direzione».
La sfiducia e la rabbia sta montando non solo tra gli ambientalisti, ma anche tra le grandi organizzazioni internazionali che hanno accompagnato i loro Stati membri nella defatigante road map di Bali verso Copenhagen. E' sempre più evidente che agli impegni presi a livello internazionale poi non corrispondono fatti concreti a livello nazionale e che gli stessi negoziatori non rispettano (o non conoscono) quanto detto e firmato dai loro ministri e governi. In questo l'Italia è maestra, ma la stessa "virtuosa" Europa e gli altri stanno dimostrando tutta la loro incoerenza proprio mentre i nodi vengono al pettine scanditi dalle settimane, dai giorni, dalle ore e dai minuti che ci separano dal vertice di Copenhagen a dicembre.
Anche tra chi vuole davvero un robusto accordo a Copenhagen aumenta la contrarietà per un accordicchio di massima a dicembre e poi a rinviare tutto al prossimo anno.
«Dopo mesi in cui ci hanno detto che non c'era un "Piano B", le Nazioni Unite, la Danimarca e gli altri paesi europei oggi ci dicono che la conferenza del il 7 - 18 dicembre può al massimo raggiungere un accordo politico per intensificare la lotta contro il riscaldamento globale - dice Richard Bradley - Accettando colloqui supplementari nel 2010 si rischia di provocare una perdita di slancio».
|