L’EPR ha un problema di sicurezza e il disegno va rivisto. Arriva una nuova gatta da pelare per lo
European Pressurized Reactor, il reattore di terza generazione ad acqua pressurizzata della francese Areva. Lo stesso che - stando ai progetti di Enel ed EDF - dovrebbe essere il perno del rinascimento atomico italiano. La notizia è arrivata con un comunicato congiunto (
vedi pdf) dalle autorità di vigilanza sul nucleare della Gran Bretagna e dei due paesi in cui si stanno costruendo reattori con questa tecnologia: Francia e Finlandia.
In una mossa senza precedenti l'authority inglese HSE’s ND, la francese ASN e la finlandese STUK hanno deciso di muoversi assieme per far notare ad Areva e ai suoi committenti
una lacuna in materia di sicurezza del disegno attuale del reattore e per imporre che vi si rimedi.
Il problema rilevato dalle tre authority è nel
dispositivo di emergenza dell’impianto, ossia il sistema che in caso di anomalia dovrebbe permettere di controllare ugualmente il reattore. I dispositivi di sicurezza dei reattori EPR, attualmente in cantiere, non sarebbero adeguati per un motivo preciso, fa notare il comunicato:
il sistema d’emergenza non è indipendente rispetto al sistema di controllo normale. Il rischio è che entrambi, essendo interdipendenti, possano andare in avaria contemporaneamente con il risultato che di far perdere completamente il controllo del reattore.
In Francia la notizia ha fatto abbastanza rumore, con Verdi e Socialisti che hanno chiesto una
commissione d’inchiesta parlamentare sulla sicurezza del nucleare e associazioni antinucleariste come "
Sortir du Nucleaire" che hanno chiesto di fermare il cantiere dell’EPR di Flamanville (l’unico attualmente aperto in Europa oltre a quello finlandese di Olkiluoto3) e di annullare il progetto di un nuovo reattore a Penly. Intanto, secondo quanto disposto dalle tre authority, sia il costruttore Areva che i committenti, come l’utility d’oltralpe EDF e la finlandese TVO, dovranno darsi da fare per
ovviare al problema e per riproporre i progetti rivisti alle rispettive autorità nazionali, cosa che l’utility francese ha assicurato farà entro fine anno.
Areva
minimizza: “il dialogo tra operatori, costruttori e autorità per la sicurezza nucleare è parte integrante del processo di costruzione e certificazione di nuovi reattori” e il richiamo non avrà conseguenze sulle
tabelle di marcia dei reattori in costruzione. Ma non è forse un caso che solo qualche settimana fa il direttore del progetto del reattore EPR di Olkiluoto3 per l’utility finlandese TVO (interrogato al giornale francese
Les Echos) nell’annunciare l’ennesimo ritardo del cantiere lo imputasse tra le altre cose anche a “ritardi nello sviluppo del sistema di controllo”.
A rendere più duro il colpo più duro dall'inusuale scelta delle tre autorità di parlare assieme e con un annuncio pubblico:
le azioni di Areva ieri hanno perso il 5%. Il richiamo congiunto delle autorità, infatti, difficilmente renderà più facile la vita nei cantieri di quelli che dovrebbero essere i primi due EPR mai realizzati al mondo. Cantieri che, tra costi lievitati, obiezioni sulla sicurezza e ritardi, i loro problemi li hanno già avuti in abbondanza. A Flamanville, progetto iniziato più tardi, il ritardo accumulato è di “soli” due anni, in Finlandia i lavori sono iniziati nel 2005 e dovevano essere conclusi nel 2009, ma ad ora si sono accumulati 3 anni di ritardo e la spesa prevista è salita da 3,2 a 5,3 miliardi di euro, dando origine a una guerra legale tra il costruttore Areva e il committente finlandese TVO ( si veda Qualenergia.it
"Olkiluoto, un pozzo senza fondo").
Di tutto questo poche sparute parole sulla stampa di casa nostra. Per la serie "non disturbate il manovratore"?