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[Data: 18/11/2009] [Categorie: Alimentazione ] [Fonte: unimondo.org] |
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Fao: dichiarazione inefficace, il Forum parallelo rivendica la sovranità alimentare "Uno strumento vuoto di ogni impegno concreto per affrontare con politiche e risorse adeguate lo scandalo del miliardo di persone che soffrono la fame". E' il severo giudizio delle Forum delle organizzazioni della società civile sulla dichiarazione finale approvata ieri (qui i cinque punti) nel 'World Summit on Food Security', il Vertice mondiale della Fao sulla sicurezza alimentare in corso a Roma. "Il prezzo pagato per ottenere il voto favorevole di Usa, Canada, Australia e degli altri paesi del G8 è troppo alto" - commenta Sergio Marelli, presidente dell’Advisory Group del Forum parallelo della Società Civile. "Aver tolto nelle ultime fasi negoziali della Dichiarazione finale del Vertice il riferimento temporale del 2025 per l’eliminazione totale della fame nel mondo, e l'aver cancellato la necessità di stanziare 44 miliardi di dollari all’anno per il sostegno all’agricoltura che era stato richiesto dal Direttore Generale della Fao, Jacques Diouf, fanno di questa dichiarazione un documento privo di ogni strumento concreto per rendere efficace la lotta alla fame nel mondo". Alla vigilia, i segnali non erano certo favorevoli considerata l'assenza dei leader dei Paesi più ricchi. "L’assenza dei leader dei G8 a questo vertice anticipata con le dichiarazioni di ieri circa l’accordo raggiunto tra Usa e Cina per sminuire i risultati del vertice di Copenaghen sui cambiamenti climatici, sono inoltre un chiaro messaggio di come i Paesi ricchi cerchino ancora di imporre la loro politica nei confronti dei Paesi poveri" - ha aggiunto Marelli. Dalle associazioni della società civile arriva inoltre una seconda denuncia. "Le politiche agricolo-alimentari e la gestione delle risorse per la loro implementazione non possono che essere competenza delle Agenzie specializzate delle Nazioni Unite, Fao e Ifad in testa, e non vanno consegnate alla Banca Mondiale come vorrebbero i G8". "Riteniamo - sottolinea Marelli - che assegnare il ruolo di policy maker alla Banca Mondiale significhi riconsegnare all’istituzione che ha le maggiori responsabilità nell’aver causato l’attuale crisi alimentare mondiale. Il ruolo primario delle Nazioni Unite nella definizione delle politiche e nella governance mondiale, concetto anch’esso assente nella Dichiarazione finale del Vertice, è un attentato alla sovranità alimentare e alla autonomia delle scelte in materia di politica alimentare delle popolazioni e dei Governi dei Paesi poveri". Un giudizio sul Vertice sul quale sostanzialmente concorda anche ActionAid. "La dichiarazione finale del Vertice è una bella scatola, ma purtroppo è vuota: da un lato si fa un passo avanti nel riconoscimento del problema della fame, ma dall'altro non ci sono elementi di novità sotto il punto di vista degli stanziamenti" - ha commentato Luca De Fraia di ActionAid. Una sottolineatura positiva viene però espressa dall’associazione in merito all'impegno del Vertice ad investire nei programmi di sviluppo rurale predisposti dai singoli governi. "Il riconoscimento della centralità dell’autonomia dei piani messi in atto dai paesi in via di sviluppo - che non devono essere influenzati dai paesi donatori e dalle organizzazioni internazionali - è un importante passo avanti" - sottolinea De Fraia. "Per la prima volta una dichiarazione internazionale riconosce l’importanza del ruolo che ha la società civile e le organizzazioni internazionali, inserendole tra gli attori che dovranno lavorare d’ora in avanti in modo coordinato in seno al nuovo Comitato per la Sicurezza Alimentare". Un punto che concerne proprio la riforma della "governance" internazionale per favorire una migliore allocazione delle risorse. "E' di fondamentale importanza ma manca ancora chiarezza su come il processo di riforma verrà finanziato. Rimangono inoltre forti perplessità sul fatto che i governi ancora non predispongano piani di finanziamento degli aiuti finora promessi" - continua De Fraia. "In particolare nonostante siano degni di apprezzamento i numerosi richiami del presidente del Consiglio italiano, Berlusconi alla centralità della sicurezza alimentare, ci saremmo aspettati da lui un passo in più che potesse essere da esempio per gli altri paesi: la conferma dello stanziamento dei 450 milioni di dollari promessi dal nostro paese". In linea con le premesse della vigilia - sottolinea l'agenzia Misna - il documento della Fao ha carattere soltanto politico. Capi di stato, primi ministri e rappresentanti diplomatici si sono assunti l’impegno a "vigilare affinché entro il 2015 siano adottate misure urgenti per dimezzare la percentuale e il numero complessivo delle persone che soffrono fame o malnutrizione". Tra gli altri principi affermati, la necessità di "invertire la tendenza alla riduzione dei finanziamenti nazionali e internazionali per l’agricoltura, la sicurezza alimentare e lo sviluppo rurale nei paesi in via di sviluppo". Dal Forum parallelo della società civile "People’s Food Sovereignty Now!" è emersa invece la necessità di "un cambio di prospettiva radicale": l’unica soluzione alla crisi alimentare mondiale è la sovranità alimentare e può arrivare dai piccoli produttori di cibo. "I piccoli contadini e altri piccoli produttori di cibo – come i popoli indigeni – sono oltre un miliardo e mezzo nel mondo e producono oltre il 75% del fabbisogno di cibo del pianeta. Possiamo arrivare a coprire il 100% delle necessità attraverso un’agricoltura sostenibile e allevamenti su scala ridotta" - si legge in una nota, nella quale si ribadisce a più riprese che "al contrario di quanto viene detto, la produzione agricola su vasta scala è sufficiente a nutrire tutti". Secondo i dati in circolazione, infatti, l’80% del miliardo di persone minacciato da fame e malnutrizione è composto proprio da piccoli produttori agricoli e abitanti delle zone rurali che, con politiche pubbliche adatte e finanziamenti mirati, sarebbero rapidamente in grado di garantire la propria e altrui alimentazione. I partecipanti al Forum della società civile di Roma sono anche convinti, come ha detto ieri all'agenzia Misna Nettie Weibe della ‘Via Campesina’, che puntando su agricoltura e mercati locali si possa "raffreddare" il pianeta. "Politiche giuste e appropriate a sostegno dell’agricoltura familiare, come quelle di favorire genuine riforme agrarie che distribuiscano la terra a piccoli produttori invece che creare nuovi latifondi in mano a multinazionali, porterebbero molti più benefici all’ambiente e ai cambiamenti climatici di qualsiasi accordo possa emergere dai prossimi negoziati di Copenaghen" - ha concluso la Weibe. [GB] |
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