"Compensare la co2" non frena i cambiamenti climatici
L'idea di barattare le proprie emissioni con foreste da piantare altrove, o nuove dighe da costruire nei Paesi del Sud del mondo, non funziona. Lo spiegano i climatologi, e lo confermano i ricercatori dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), l'agenzia Onu premio Nobel per la pace nel 2007: oggi siamo nell'era della necessaria “riduzione” della Co2 in atmosfera, e “compensare” non basta.
Mentre in Italia il dibattito latita, e chi fa i soldi promettendo di rimediare alle nostre emissioni continua a prosperare, in Inghilterra -dove la riflessione sugli effetti dei cambiamenti climatici è molto più avanzata- la pratica dell'offset (la compensazione) incassa le prime rumorose critiche.
Ha fatto scalpore -e conquistato le pagine dei quotidiani Guardian e The Indipendent- la notizia che responsibletravel.com, tour operator leader sul mercato dei viaggi responsabili (etici, dicono gli inglesi), ha rinunciato ad offrire ai propri viaggiatori la possibilità di compensare le proprie emissioni. “La nostra impresa è stata tra le prime agenzie di viaggi ad introdurre il carbon offset all'inizio del 2002, e oggi è una tra le prime a rimuoverlo per ragioni ambientali” spiega responsibletravel.com in un comunicato pubblicato sul proprio sito.
Il perché è spiegato in tre righe: “Crediamo che l'idea di compensazione delle emissioni di Co2 ci distragga dal problema reale, cioè che tutti noi abbiamo bisogno di ridurre le emissioni il più possibile. Così, 'compensare' le emissioni dei viaggi aerei è visto -troppo spesso- come un'opportunità per continuare a volare quanto prima”, con la coscienza a posto.
Justin Francis, fondatore di responsibletravel.com, ha definito le compensazioni “una sorta di indulgenza medievale, che permette alle persone di continuare ad inquinare”. Sul proprio sito l'agenzia inglese ha aperto una sezione dedicata a “Carbon caution and advice-flying & the responsible traveller”, con i cinque consigli per il “viaggiatore responsabile”: muoversi in treno, in Europa o in Gran Bretagna (scegliendo così una lower carbon holiday); far vacanza il più possibile vicino alla propria abitazione (e per questo l'agenzia propone duecento itinerari nel Regno Unito); quand'è possibile, non utilizzare voli interni ma i trasporti pubblici o una bicicletta; scegliere un volo lungo (se proprio devi volare) piuttosto che molti tragitti corti, perché le emissioni maggiori sono legate ai momenti del decollo e dell'atterraggio; prendersi meno periodi di vacanza, ma più lunghi.
Per dimostrare quanto sopra, un giornalista del quotidiano The Indipendent dimostra i “limiti dell'offset” prendendosi la briga di analizzare i “costi” per compensare un volo andata e ritorno da Londra a Sidney per diversi operatori del mercato. Si va da 21,15 sterline secondo Carbon Clear, che carica sul viaggio 2,82 tonnellate di Co2, a 98,03 sterline per Climate Care, secondo cui il viaggio “costa” 11,23 tonnellate. E la diversificazione del mercato spinge un altro operatore, The Carbon Neutral Company, a chiedere 51,85 sterline a chi sceglie di compensare 6,1 tonnellate di Co2 catturando gas metano in Cina e 122 a chi opta per investire in una diga in India. Potere del mercato.
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