c In Finanziaria emendamenti contro le rinnovabili - 25/11/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 25/11/2009]
[Categorie: Economia ]
[Fonte: Casa & Clima]
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In Finanziaria emendamenti contro le rinnovabili

I rappresentanti del settore dell’industria dell’energia rinnovabile e dell’ambiente insorgono contro un emendamento del Governo alla Finanziaria per il 2010, che se di positivo prevede la cessazione degli effetti del provvedimento Cip 6 per le fonti cosiddette assimilate, in realtà veicola “drastici interventi contro lo sviluppo delle rinnovabili”.

 

Limiti per gli impianti senza rete adeguata
In un documento congiunto, Anev, Aper, Federpern, Fiper, Greenpeace Italia, Ises Italia, Itabia, Kyoto Club e Legambiente chiedono il ritiro di alcuni emendamenti alla Finanziaria 2010, che dovrebbero essere presentati alla Camera, nei quali è prevista anzitutto una forte riduzione, a causa delle difficoltà di dotare gli impianti di una capacità di accumulo dell'energia, “dei coefficienti di incentivazione delle fonti rinnovabili non programmabili, là dove Terna dichiara di avere difficoltà di dispacciamento”. Questo, osservano le associazioni, “in violazione delle vigenti Direttive europee (Direttiva 2001/77/CE e successive) che obbligano i gestori delle reti a garantire la priorità di dispacciamento alle fonti rinnovabili ed a prevedere e risolvere in anticipo, attraverso le attività di idoneo sviluppo della rete, le problematiche connesse all’inserimento delle fonti rinnovabili non programmabile nel sistema elettrico nazionale”.

 

Riduzione dei certificati verdi
Gli emendamenti prevedono inoltre “la riduzione drastica del valore del prezzo di riferimento del Certificato Verde che passerebbe dal prezzo medio di mercato pari a circa 85,00 €/MWh a circa 40,00 €/MWh (pari alla differenza tra 120 €/MWh e il prezzo medio dell’energia elettrica)”.

 

Il ruolo di Terna
Infine, le associazioni contestano l'attribuzione a Terna di un “insindacabile potere di stabilire la massima quantità di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile non programmabile che può essere connessa ed erogata”.

Se questi emendamenti venissero accolti, osservano le associazioni, “il settore delle fonti rinnovabili rischierebbe di subire un duro colpo”. Per questo ne chiedono il ritiro, sia per via della loro estemporaneità sia perché causerebbero una forte turbativa nel mercato, tra gli operatori e gli investitori. Sopratutto, sottolinea il comunicato, “provocherebbero la crisi di un settore, quello della produzione di energia da fonte rinnovabile, attualmente in grande sviluppo, oltre tutto anticiclico e con notevoli prospettive economico-occupazionali (almeno 250.000 addetti diretti e indiretti al 2020), e impedirebbero all’Italia di mantenere gli impegni per il raggiungimento degli obiettivi vincolanti al 2020 (17% dei consumi finali di energia coperti da fonti rinnovabili) definiti in sede europea nel pacchetto Energia-Clima, con la grave conseguenza di dover sostenere elevate penalità finanziarie per il mancato raggiungimento del target”.

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