"Capitalismo, causa ma non soluzione per il clima"
Dal Klimaforum09, l'incontro della società civile parallelo alla Cop 15, arrivano le richieste su come dovrebbe essere il futuro accordo mondiale sul clima. Abbandonare i combustibili fossili entro 30 anni e optare per una carbon tax, anziché su meccanismi basati esclusivamente sul mercato. "Il capitalismo ha creato la crisi climatica e difficilmente sarà con il capitalismo che la si risolverà".
Abbandonare i combustibili fossili entro 30 anni. Far sì che i paesi ricchi taglino le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Rimborsare i paesi poveri dei danni subiti a causa del global warming attraverso finanziamenti gestiti dall’Onu e non da altre istituzioni finanziarie internazionali (leggasi Banca Mondiale) o legati a meccanismi di mercato. E ancora: niente sistemi ‘cap and trade’ ma una tassa sulla CO2 con proventi redistribuiti.
C’è un'altra bozza di accordo per Copenhagen. Diversa da quella danese e da quella dei paesi emergenti (Qualenergia.it “ La proposta dei paesi emergenti"), ma non ci sarà nessuno a portarla al tavolo del Bella Center dove è riunita la Cop 15. È il documento (vedi allegato) approvato venerdì dal People's Climate Summit, "Klimaforum09", il forum che si sta tenendo a poche fermate di metropolitana dal vertice e a cui partecipano circa 10mila persone tra ONG e rappresentanti dei popoli più colpiti dal global warming. Un forum che vuole essere il modo per far sentire la voce di chi ha meno responsabilità nei cambiamenti climatici, ma ne sta pagando più care le conseguenze.
Da qui esce una piattaforma che critica radicalmente le soluzioni proposte dai Governi alla Cop 15: non si può risolvere un problema continuando con lo stesso sistema che lo ha generato è il senso del documento. “Il gioco che si sta giocando al Bella Center è il peggior caso di ‘capitalismo del disastro’ cui si sia mai assistito” ha dichiarato Naomi Klein - giornalista e saggista simbolo del movimento contrario a questa globalizzazione - nell’aprire il Forum dei popoli, riferimento chiaro alla tesi contenuta nel suo ultimo saggio ‘The Shock Doctrine’ secondo la quale il capitalismo ‘si nutre’ di catastrofi ed emergenze. E senza risolverle: “le proposte fatte alla Cop 15 non si avvicinano minimamente a quello che servirebbe. Conosciamo le insignificanti riduzioni delle emissioni che ha proposto Obama: sono un insulto. Noi siamo quelli che hanno creato la crisi e secondo il principio di chi inquina paga noi dovremmo pagare” ha specificato la Klein (vedi anche video).
Concetti che si ritrovano anche nel documento uscito dal forum (che ha per prima firmataria la storica ambientalista indiana Vandana Shiva): “è evidente che chi è al potere ora non ha la volontà di affrontare adeguatamente le minacce del cambiamento climatico e del degrado ambientale. La cosiddetta strategia della ‘crescita verde’ o ‘sostenibile’ si è tradotta in una scusa per continuare a perseguire lo stesso modello di sviluppo economico che è tra le cause della crisi climatica e ambientale”.
Ecco che, dunque, si chiede di affrontare il problema clima integrandolo in un differente modello di sviluppo. La lotta al global warming, si legge, passa anche per la disincentivazione dell’agricoltura industrializzata - che significa deforestazione, OGM e povertà - e delle multinazionali che la praticano e la promozione di pratiche agricole e di riforestazione basate sulla centralità delle comunità locali. Nel documento anche una chiara critica verso soluzioni tecnologiche che cercano di sviare dal nocciolo del problema: “il nucleare, i biocarburanti, la cattura della CO2, il biochar o le colture OGM studiate per adattarsi al clima”.
Anche i meccanismi di compensazione di mercato per ridurre le emissioni co,me i Clean Development Mechanisms e tutto il carbon trading in generale esce male dalla bozza del Forum dei popoli: i risultati finora ottenuti sarebbero scarsi e “non si può trattare una risorsa comune come l’atmosfera al pari di una merce”. Meglio allora una tassa sulla CO2 i cui proventi vengano in parte redistribuiti e in parte usati per finanziare adattamento e mitigazione. Assieme al risarcimento che i paesi ricchi dovrebbero pagare a quelli poveri che dovrebbe essere gestito in maniera democratica dalle Nazioni Unite e non affidato a istituzioni finanziarie internazionali “inaffidabili e ingiuste come Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, WTO e banche per lo sviluppo regionale”.
Insomma, una piattaforma radicale che probabilmente non verrà tenuta in considerazione alla Cop 15, ma che mette in evidenza i molti punti deboli della soluzione a cui i governi, soprattutto dei paesi industrializzati, stanno lavorando per il problema epocale del surriscaldamento del pianeta.
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