c Copenaghen: includere il debito ecologico nel testo finale. - 17/12/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 17/12/2009]
[Categorie: Politica ]
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Copenaghen: includere il debito ecologico nel testo finale.

I movimenti sociali ed ambientalisti dei sud del mondo raccolti nell'Alleanza dei Popoli del Sud creditori chiedono di includere il riconoscimento del debito ecologico causato dal cambiamento climatico nel testo finale del vertice di Copenaghen. 

Appoggio internazionale alla proposta di riconoscimento e risarcimento integrale del debito ecologico per il cambiamento climatico negli accordi di Copenaghen

Il cambiamento climatico è il risultato di un processo sistematico di sfruttamento delle risorse naturali.  Un processo che è iniziato con lo sfruttamento coloniale in Asia, Africa e America Latina, e che proseguendo fino ai nostri giorni ha generato un enorme debito storico, sociale ed ecologico. Questo debito è rimasto nell’impunità.

Lettera aperta

Appoggio internazionale al riconoscimento e risarcimento del debito ecologico per il cambiamento climatico negli accordi di Copenaghen

Dicembre 2009

L’Alleanza dei Popoli del Sud creditori del Debito Ecologico appoggia la domanda di Bolivia, Ecuador, Paraguay, Venezuela, Honduras, Costa Rica, El Salvador, Nicaragua, República Dominicana, Panamá, Guatemala, Cuba, Belice, Dominica, St. Vincente y Las Grenadinas, Antigua y Barbado, Sri Lanka e Malasia per il RICONOSCIMENTO E IL RISARCIMENTO INTEGRALE DEL DEBITO ECOLOGICO PER IL CAMBIAMENTO CLIMATICO DA PARTE DEI PAESI DEL NORD, negli accordi internazionali che saranno ratificati durante la XV Conferenza della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Copenaghen.

Vittime e responsabili del cambiamento climatico

Uno degli aspetti più rilevanti della Convenzione sul cambiamento climatico è la chiara indicazione che le cause principali del cambiamento climatico sono da identificare nelle emissioni di CO2 e nella deforestazione, derivanti dalle attività delle industrie di legname, minerarie, petrolifere, agroindustriali ed altre. Queste attività hanno deteriorato le condizioni di vita delle popolazioni locali generando  azioni di resistenza, represse e criminalizzate.

La Convenzione dichiara che i paesi industrializzati sono i principali responsabili del cambiamento climatico a causa della quantità di emissioni di CO2 prodotte, che contaminano l’atmosfera e causano gravissimi impatti sociali ed ambientali, locali e globali.

Dall’altro lato, i paesi del sud sono i più vulnerabili alle conseguenze del cambiamento climatico. Un Rapporto della Banca Mondiale del novembre 2009 stima che l’85% dell’impatto del riscaldamento globale inciderà sui paesi più poveri, quelli che meno contribuiscono a tale fenomeno. In questi paesi, infatti, saranno sempre più frequenti eventi come inondazioni e siccità, aggravando la crisi agricola e alimentare, mentre il deterioramento delle condizioni di vita dovuto alla contaminazione delle acque, dell’aria e del terreno porterà ad un aumento delle migrazioni ambientali.

Un debito storico, sociale ed ecologico nell’impunità

Il cambiamento climatico è il risultato di un processo sistematico di sfruttamento delle risorse naturali. Un processo che è iniziato con lo sfruttamento coloniale in Asia, Africa, America Latina e Caribe, e che proseguendo fino ai nostri giorni ha generato un enorme debito storico, sociale ed ecologico. Questo debito è rimasto nell’impunità.

I popoli del Sud reclamano il debito storico, sociale ed ecologico che i paesi industrializzati, principalmente del Nord, hanno accumulato con i paesi del Sud, attraverso il saccheggio della natura, lo sfruttamento dei popoli e la contaminazione dell’atmosfera, per poter mantenere il loro modello di produzione e di consumo.

Queste richieste sono state raccolte dai governi di BOLIVIA, ECUADOR, PARAGUAY, VENEZUELA, HONDURAS, COSTA RICA, EL SALVADOR, NICARAGUA, REPÚBLICA DOMINICANA, PANAMÁ, GUATEMALA, CUBA, BELIZE, DOMINICA, ST. VINCENTE Y LAS GRENADINAS, ANTIGUA Y BARBADO, SRI LANKA e MALESIA, che propongono di includere negli accordi di Copenaghen il riconoscimento ed il risarcimento integrale del debito ecologico per il cambiamento climatico dovuto dai paesi del Nord.

Il dibattito sul debito sociale ed ecologico, nella storia e nell’attualità, deve restare al centro degli accordi di Copenaghen, dato che si tratta di una delle principali cause e conseguenze del cambiamento climatico, identifica i responsabili e le vittime, cercando di fermare la distruzione della natura e domandando un risarcimento integrale per i popoli e la natura.

Se non si risolvono le cause di fondo del cambiamento climatico e non si stabiliscono responsabilità dirette con accordi giuridicamente vincolanti, Copenaghen sarà un’altra farsa e costituirà solamente l’occasione per realizzare nuovi negozi che mirano il controllo dei territori indigeni: servizi ambientali e mercato del carbonio, agrocombustibili ed energia rinnovabile, nuovi crediti per l’adattamento, progetti idroelettrici, meccanismi REDD sulla deforestazione in Amazzonia.

Per incentivare questi meccanismi si prevedono nuovi crediti, per una nuova negoziazione del debito, e mezzi di controllo e di saccheggio della natura da parte delle Istituzioni Finanziarie internazionali (IFI’S), dei paesi creditori di prestiti ai paesi poveri e delle loro imprese transnazionali, che creeranno nuove situazioni di conflitto e violenza, aumentando il debito finanziario, sociale ed ecologico.  

Esigiamo che i governi affrontino la crisi climatica con serietà e responsabilità, considerando che il modello sviluppista, basato sulle industrie estrattive e agroindustriali, su tecnologie dannose e sull’accumulazione di capitale, è la principale causa del debito ecologico e della crisi ambientale e climatica che sta mettendo a rischio la vita dei popoli del Sud in particolare, e quella dell’intero pianeta.  

Di fronte al debito ecologico per il cambiamento climatico

Sosteniamo:

L’esigenza dei paesi del Sud del riconoscimento e del risarcimento integrale del debito ecologico per il cambiamento climatico, all’interno degli accordi di Copenaghen.

Domandiamo:

Il sostegno ed ampliamento della proposta di mantenere il petrolio sottoterra, introdotta nell’ Iniziativa Yasunì in Ecuador e nella proposta Amazonia sin Petroleo in Bolivia.

La riduzione delle emissioni nei paesi del Nord del 40% per il 2020 e del 90% per il 2050, prendendo come anno di riferimento il 1990, d’accordo con la proposta boliviana.

Il rifiuto di false soluzioni di mercato: meccanismi di sviluppo pulito, mercato delle emissioni, REED, agrocombustibili, progetti idroelettrici, energia nucleare, e altri.

La diffusione energie alternative adeguate alla sostenibilità ambientale, pulite, rinnovabili, decentralizzate, a basso costo e rispettose della natura.

La creazione di un fondo di risarcimento integrale del debito ecologico per il cambiamento climatico, per riparare i danni all’ambiente, risarcire le vittime e per l’adattamento al cambiamento climatico, libero da condizionamenti esterni e controllato dai popoli e dai paesi maggiormente colpiti dalla crisi ambientale.

Il riconoscimento e la protezione dei diritti delle popolazioni costrette ad emigrare a causa degli impatti del cambiamento climatico. Non dovranno essere permessi nuovi progetti che possano aggravare la crisi ambientale e climatica.

La cancellazione incondizionata del debito estero imputato ai paesi del Sud, risultando un fattore aggravante la crisi ambientale, e il rifiuto del ruolo delle IFI’s nelle questioni riguardanti il cambiamento climatico.  

L’obbligo morale e giuridico dei paesi industrializzati di provvedere al risarcimento integrale dei danni causati.
La difesa dei territori dei popoli indigeni e dei contadini, mantenendo intatti gli ecosistemi che proteggono il clima, il sostegno alle forme di agricoltura locale, il rispetto dello stile di vita e della cultura dei popoli del Sud.

E’ arrivato il momento di porre fine allo sfruttamento irrazionale delle risorse naturali, imparando dalle comunità e dai popoli uno stile di vita ecologicamente sostenibile, e risarcire il debito sociale e ecologico sulla base di valori che siano fuori dalla logica del mercato, per garantire la sovranità dei popoli e i diritti della natura.

Aurora Donoso
Accion Ecologica

 

 

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