c Distrofia muscolare: inutili i test sui topi - 23/12/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 23/12/2009]
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Distrofia muscolare: inutili i test sui topi

Un articolo su Le Scienza da' l'ennesima conferma della fallacia della sperimentazione animale.

"Uomini e topi: una piccola, grande differenza". Ma davvero? Vien voglia di esclamare leggendo questo titolo sul numero di dicembre 2009 della rivista di divulgazione scientifica "Le scienze".

Nel testo si puo' leggere che e' stata scoperta una differenza in un gene chiave nella Distrofia Muscolare di Duchenne che e' presente in tutti i mammiferi ma non nei topi e nei ratti. Topi e ratti che guarda caso vengono usati come "modelli animali" di questa malattia.

I dettagli li potete leggere sul sito della rivista che ha pubblicato lo studio (BMC Biology. S. Boehm, P. Constantinou e altri, Profound human/mouse differences in alpha-dystrobrevin isoforms: a novel syntrophin-binding site and promoter missing in mouse and rat), ma quello che e' importante e' l'ennesima dimostrazione di quanto la teorizzazione del "modello animale" sia sbagliata.

Gli esempi di quanto sia insensato utilizzare animali nella sperimentazione e nella ricerca biomedica sono moltissimi: dal caso "storico" del Talidomide che ha fatto nascere decenni fa moltissimi bambini focomelicim alla recente introduzione del vaccino contro il papilloma virus che ha causato un numero molto alto di reazione avverse, alle decine di sostanze che su una specie sono tossiche e su altre no. Non mancano certo buone ragioni scientifiche per mettere in discussione l'uso di animali. Questa scoperta si aggiunge al pingue dossier dei fallimenti e dei disastri della vivisezione.

Ritornando all'articolo, gli autori affermano: "Riteniamo che questo riconoscimento tardivo di caratteristiche chiave di un gene che è intensamente studiato fin dalla sua scoperta 13 anni fa sia dovuto al predominio del topo quale modello animale per lo studio della Distrofia Muscolare di Duchenne e alla specifica distruzione di queste parti del gene nel topo".

Quanti danni, quanti ritardi ha comportato l'utilizzo del modello animale nello studio di questa malattia? E chi ne e' responsabile? I vivisettori di turno obietteranno che e' un errore, che e' normale nella ricerca imboccare strade senza uscita. Non e' valida come scusa, perche' e' il concetto stesso di "modello animale" a essere il vero errore di fondo. Questo modo miope di procedere ha rivelato fin troppe volte la propria inattenbilita' e qualunque persona di normale buon senso sarebbe indotta a cercare alternative. Thomas Hartung, ex direttore dell'ECVAM (il centro europeo per lo sviluppo dei metodi alternativi), in un recente articolo pubblicato da "Nature" (Tossicologia per il ventunesimo secolo) ha scritto che "noi non siamo topi di 70 kg". I vivisettori invece perseverano nell'utilizzare il "modello animale", perche' per loro "piu' comodo" (comodo, ma inutile e dannoso...) e cosi' ostacolano la ricerca e lo sviluppo di metodi scientifici realmente all'avanguardia; in nome di sostanziosi interessi e dell'ortodossia maniacale nella sperimentazione su animali.

Chiederanno scusa? La chiederanno ai malati? Alle migliaia di persone che finanziano in buona fede la sperimentazione animale attraverso i vari Telethon &C? Sara' ben difficile. La vivisezione e' un business troppo importante; permette di "dimostrare" tutto e il contrario di tutto, permette facili carriere, e sopratutto permette di sbagliare senza dover nemmeno chiedere scusa. Non agli animali che soffrono e muoiono uccidono, e non agli uomini che vengono illusi.

Dobbiamo essere noi, persone normali dotate di un minimo di capacita' critica, a far capire a questi "scienziati" senza Scienza, che non siamo "topi di 70Kg", e che non accettiamo piu' di farci prendere in giro con le loro false promesse. Che non accettiamo piu' che interessi di parte si costruiscano sulla pelle e sulla sofferenza di milioni di animali.

Fonte:
Le Scienze, Uomini e topi: una piccola, grande differenza, dicembre 2009

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