Global warming = eventi estremi, anche verso il freddo (...oppure no?)
"Surriscaldamento globale" e "cambiamenti climatici indotti dal surriscaldamento globale" non sono espressioni caratterizzate dallo stesso significato: l'una si riferisce ad un fattore che ha rilevanza concreta (soprattutto a livello locale, a causa della ineguale distribuzione del calore sulla superficie del pianeta), ma che è soprattutto un indicatore energetico. La sua dinamica si espleta poi in direzione dei cosiddetti "cambiamenti climatici".
Questi ultimi, però, non avvengono tutti in direzione di eventi "caldi" propriamente intesi (siccità, ondate di calore), ma possono espletarsi anche in direzione di una maggiore piovosità - o anche di un aumento delle precipitazioni nevose - a livello locale: niente di nuovo o eclatante, siamo all'abc della climatologia e del concetto di redistribuzione dell'energia che è alla base (insieme alla rotazione terrestre e quindi alla forza di Coriolis) del clima planetario.
Il problema è che l'espressione "(sur)riscaldamento globale" trae spesso in inganno buona parte dell'opinione pubblica e, per estensione, anche parte del mondo dei media, che identifica il concetto di "global warming" con un generalizzato, uniforme e costante riscaldamento, e resta quindi interdetta davanti ad eventi estremi in direzione del freddo come quelli che stanno colpendo varie parti del mondo in questi giorni.
E' questo anche il parere di Alexeï Kokorine, responsabile del programma climatico di Wwf Russia, che all'agenzia Ria Novosti ha sostenuto ieri che «dal punto di vista scientifico è inesatto parlare di riscaldamento climatico globale: l'espressione "cambiamento climatico" è molto più appropriata».
«Se noi introduciamo un po' più d'energia nel sistema, impedendogli di fuoriuscire - ha spiegato - l'effetto serra diventa a poco a poco più pronunciato e rinforza così i sistemi climatici interni (all'atmosfera). Questo processo imita la dinamica di un bilanciere, il che fa sì che le forti precipitazioni nevose in Europa, così come il freddo anomalo in Russia, non potranno che intensificarsi, essendo maglie di una stessa catena».
La Russia, secondo quanto dichiarato dal ministro delle Risorse naturali Iouri Troutnev sul sito del ministero, ha visto negli ultimi 100 anni un riscaldamento di circa 1,3°, valore superiore agli 0,75° stimati per l'intero pianeta, ma inferiore al riscaldamento che ha colpito l'Europa occidentale (circa 1,5°). Il contesto climatico russo, però, è definito dal ministro «più dinamico (che altrove), a causa della continentalità».
In Italia, invece, i pareri sull'ondata di freddo e neve che ha colpito anche (relativamente, e soprattutto tra dicembre e i primi giorni dell'anno) il centro-nord della penisola, ma che soprattutto sta flagellando l'Europa centro-settentrionale, sono discordanti, riguardo al possibile legame con il gw e i cambiamenti climatici: lo testimonia il fatto che, proprio nel giorno in cui il ricercatore del Lamma e del centro Ibimet-Cnr Gianni Messeri affermava a greenreport di non vedere tra i due fattori un legame di causa ed effetto, e anzi indicava (pur nella constatazione della necessità di ulteriori studi) l'attuale fase di minimo solare come più probabile causante climatologica degli eventi di questi giorni, al Tg4 delle 13 Giampiero Maracchi, che per anni di Ibimet è stato il cuore pulsante, ha sostenuto l'esatto contrario.
Nel parere espresso da Maracchi è proprio il gw ad aver causato, probabilmente, queste discese invernali, che prendono forma con un abbassamento della corrente a getto causato proprio dai cambiamenti climatici.
Insomma anche Maracchi, coerentemente con quanto da lui espresso in più occasioni, ha in sostanza evidenziato lo stesso meccanismo "a bilanciere" citato dall'esperto del Wwf Russia. Un meccanismo che, paradossalmente, sarebbe incrementato da un riscaldamento generale del pianeta, e che nei mesi invernali causerebbe un'estremizzazione del clima verso il freddo.
Certo è, in definitiva, solo che allo stato attuale delle conoscenze non si può attribuire, nell'immediato, una causante climatologica ad eventi meteorologici. Esiste inoltre, come visto, una discordanza tra i pareri degli studiosi che non si riscontra solo in Italia, e va anche detto che l'attuale fase di minimo solare potrà avere effetti sul clima ancora da chiarire.
Resta il fatto, comunque, che tra i cambiamenti climatici indotti dal surriscaldamento globale è compreso tutto ciò che significa "mutamento nella redistribuzione dell'energia" in quel grande motore che è il clima terrestre. E resta appurato che, anche in assenza della possibilità di analisi immediata delle cause, ogni evento estremo che avvenga al clima del pianeta è oggi "sospetto" di essere indotto dal gw, sia che sia effettivamente così, sia che esso sia legato a cause naturali. L'analisi riguardo ad esso, cioè, non può non passare anche dalla presa in considerazione della possibile incidenza di un fenomeno (il gw) che comunque c'è e resta, al di là dei - sempre minori - dubbi sul ruolo antropico in esso. E con la certezza del cambiamento climatico, e con il suo probabile proseguire, resta anche la certezza del verificarsi delle sue conseguenze in termini di estremizzazione della natura (e forse anche del numero) degli eventi meteorologici significativi.
E se pensiamo che nello stesso anno abbiamo visto estremi pluviometrici (il periodo novembre 2008 - maggio 2009, giudicato dal Cnr come "il più piovoso dal 1800" rispetto ai precedenti periodi analoghi), termici (la stagione estiva 2009 è stata giudicata, almeno per il nord Italia, "la seconda più calda dal 1800" - dati Smi - mentre il 2009 nella sua globalità è stato, secondo Isac-Cnr, "il quinto più caldo dal 1800") e, in questi giorni, anche estremi gelidi e nevosi, francamente il sospetto che anche questi ultimi siano attribuibili al gw appare divenire confortato da prove più solide. Ma, ripetiamo, la risposta al quesito la darà il futuro.
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