L´iniziativa amplia la campagna avviata nel 2008 da Cacciari, che ha già dato alcuni risultati
Patto tra i sindaci per l´acqua a km zero
Accordo tra comuni di Veneto, Friuli ed Emilia Romagna: consumi solo dal rubinetto A Venezia nasce il Manifesto: niente distributori nei luoghi pubblici, in mensa solo brocche
MILANO - L´acqua del sindaco è ottima, sana, controllata, a chilometri zero. Difende l´ambiente e costa poco, decisamente meno dell´acqua minerale. Mille litri, un euro. Sorella acqua. Non ci voleva molto a capirlo, in tempo di crisi. E così la fortunata campagna lanciata nel 2008 dal sindaco di Venezia Massimo Cacciari, con tanto di caraffa in mano (slogan «imbrocchiamola») comincia a fare proseliti tra i primi cittadini italiani. Molti dei quali, provenienti dal Veneto, dal Friuli e dall´Emilia Romagna, si sono dati appuntamento oggi in laguna per una riunione in Comune, insieme alle società municipalizzate, come la veneziana Veritas o l´emiliana Hera, che gestiscono le acque potabili in queste regioni, per lanciare una nuova offensiva contro le bottigliette di plastica: il "Manifesto dell´acqua del sindaco".
Numerosi gli impegni che verranno presi. Dall´eliminazione dell´acqua in bottiglia da mense e distributori automatici che si trovano nelle sedi comunali e nelle scuole al lancio di una grande campagna informativa sulla qualità e l´affidabilità dell´acqua potabile. Con distribuzione di caraffe, borracce e contenitori vari per incentivare l´uso dei rubinetti. Fino all´impegno a usare tecnologie sempre più avanzate nei controlli di laboratorio. E alla richiesta che una risorsa fondamentale come l´acqua non venga privatizzata. «L´Italia è tra i primi paesi al mondo per consumo pro capite di acqua in bottiglia - si legge nel Manifesto - L´impatto ambientale di quest´acqua comporta consumo di energia e di combustibili fossili per la produzione delle bottiglie e per il trasporto delle stesse fino ai luoghi di consumo. Per non parlare dell´impatto ambientale in termini di rifiuti prodotti. Col semplice gesto di aprire il rubinetto di casa ogni cittadino può invece risparmiare e salvaguardare l´ambiente».
Soddisfatto il sindaco Cacciari che prenderà parte alla riunione (la sua iniziativa a Venezia ha già spostato il 10 per cento dei consumi di acqua). «Sono felice - commenta - che la nostra battaglia a favore di una cultura del risparmio e del rispetto dell´ambiente venga condivisa anche fuori dai confini della città. Non voglio entrare in competizione coi produttori di acqua minerale. Ma dire semplicemente che la mia acqua è molto buona». Schierato a favore della battaglia trasversale per l´acqua di rubinetto anche il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, che non sarà presente al meeting veneziano ma fa sapere di avere in programma una campagna analoga a quella di Cacciari per la sua città. Entusiasta dell´iniziativa il sindaco di Imola, Danilo Manca, che partecipa in rappresentanza degli amministratori romagnoli: «Nessun prodotto è a chilometri zero quanto l´acqua che esce dal rubinetto di casa».
Per convincere i cittadini dell´importanza di usare l´acqua di casa propria fornisce alcuni numeri Filippo Bocchi, a capo del settore Responsabilità sociale del gruppo Hera. «Bere acqua minerale - dice - costa all´anno all´ambiente 350 mila tonnellate di Pet, il materiale di cui sono fatte le bottiglie, 665 mila tonnellate di petrolio e un´emissione di circa 910 mila tonnellate di CO2. Solo un terzo delle bottiglie prende la via del riciclo. In un anno mediamente una famiglia di tre persone beve circa mille litri di minerale, spendendo 250 euro. La medesima quantità dal rubinetto costa 1,50 euro». Mentre Cacciari, polemico, aggiunge: «Le acque minerali avranno certo caratteristiche diverse da quelle nostre, non discuto. Non sono un chimico. Però mi risulta che spesso le fonti idriche a cui attingono i Comuni per gli acquedotti e i produttori di acqua minerale per le bottiglie siano le stesse».
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