I pesticidi avvelenano il Bangladesh
Il bollettino sanitario 2009 del Bangladesh ha rivelato che l'avvelenamento da pesticidi è una delle principali cause di morte nel Paese asiatico. L'inchiesta del governo di Dacca rappresenta una novità rispetto a quella del 2008 che non prendeva nemmeno in considerazione la morte da avvelenamento come emergenza sanitaria.
Il bollettino 2009 raccoglie le statistiche sulla sanità dal 2008 e registra 7.438 decessi da avvelenamento (tra gli uomini e le donne tra i 15 e i 49 anni) legati ai pesticidi in più di 400 ospedali del Bangladesh. Le morti dovute ad avvelenamento diretto da pesticidi sono l'8% delle vittime, precedute solo da quelle causate dall'insufficienza respiratoria, che sono la causa dell'11% dei decessi.
Secondo quando dice all'agenzia umanitaria dell'Onu Irin Muhammad Abul Faiz, un professore di medicina del Sir Salimullah Medical College di Dacca e già direttore dei servizi sanitari del governo, «Il 38% dei 933 casi di avvelenamento presi in carico da questa struttura nel 2008 erano dovuti a dei pesticidi. L'utilizzo di prodotti chimici per coltivare il legume è una delle principali cause dei decessi legati ai pesticidi. Gli agricoltori spargono dei pesticidi sulle loro coltivazioni senza prendere appropriate misure di protezione. Si espongono a pesticidi altamente tossici. Inalano una parte non trascurabile dei pesticidi che polverizzano sulle loro colture per uccidere gli insetti. Altri si avvelenano perché non si lavano le mani e il viso correttamente dopo aver polverizzato i pesticidi. In un Paese dove il 75% della popolazione attiva, che è stimata in 56 milioni, lavora direttamente o indirettamente nel settore agricolo, si tratta di una pessima notizia».
I ricercatori del National institute of preventive and social medicine (Nipsom) sottolineano che molti agricoltori non si sbarazzano dei contenitori vuoti dopo l'uso che non li riciclano regolarmente: «I contenitori sono perfino usati per conservare il cibo, il che sottolinea l'importanza di un riciclaggio o di uno smaltimento appropriati dei contenitori usati. Le persone hanno bisogno di essere informate degli avvelenamenti causati dal riutilizzo e dall'eliminazione inadeguata dei contenitori di pesticidi usati». Il Nipsom raccomanda che i fornitori di pesticidi si assicurino che sugli imballaggi figurino in maniera esplicita degli avvertimenti di pericolo, in maniera che almeno non vengono utilizzati per metterci dentro il cibo.
Ma la cosa è più complicata di quel che sembra in un Paese dove il 56,3% della popolazione non sa leggere e scrivere. Mohammad Mahfuzullah, direttore dell'Ong Centre for sustainable development, spiega che «Dato l'analfabetismo elevato dei nostri contadini, i produttori ed i venditori di pesticidi dovrebbero essere obbligati a stampare sugli imballaggi dei disegni che illustrino il modo in cui devono essere utilizzati e smaltiti dopo l'uso».
Invece in Bangladesh l'utilizzo dei pesticidi è in forte aumento, compresi quelli altamente tossici che in occidente possono essere utilizzati solo da specialisti e con mille precauzioni. Eppure il Bangladesh avrebbe adottato fin dal lontano 1985 un regolamento sui pesticidi con procedure rigorose di registrazione, importazione, fabbricazione, vendita, imballaggio e comunicazione delle modalità d'uso e dei rischi. Un regolamento del tutto ignorato dagli importatori e commercianti di pesticidi.
I poveri contadini analfabeti vengono convinti da commercianti senza scrupoli ad acquistare addirittura miscele di pesticidi non registrate i addirittura prodotti vietati dal governo e composti chimici come l'aldrina e l'endrina classificati come "molto pericolosi" de dall'Organizzazione mondiale della sanità.
Molti pesticidi vengono venduti in confezioni senza nome o con false etichette, senza avvertimenti chiari ed istruzioni per gli agricoltori, in spregio alla legge. Secondo gli ultimi dati forniti dal governo, nel 2007 in Bangladesh sono state vendute 37.712 tonnellate di pesticidi, con un aumento del 145,3% rispetto al 2001. Un rapporto della Banca Mondiale evidenzia che nel Paese le perdite annuali dei raccolti dovute ad animali nocivi ed a malattie sarebbero tra il 10 e il 15% senza nessun intervento diretto, quindi è facile convincere gli agricoltori ad utilizzare grandi quantità di pesticidi per proteggere le loro colture.
«I pesticidi garantiscono dei rendimenti più importanti e dei cereali e dei legumi che si conservano più a lungo - dice ad Irin Ghulam Faruk, un grosso importatore di frutta e legumi di Dacca - Quel che ci vuole, sono dei metodi naturali di controllo dei nocivi, l'introduzione di varietà di riso e legumi resistenti ai nocivi ed un utilizzo scientifico dei pesticidi per accompagnare i metodi naturali».
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