c Continuiamo la battaglia per fermare i cambiamenti climatici - 03/02/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 03/02/2010]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: A Sud]
[Autore: Fidel Castro Ruz]
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Continuiamo la battaglia per fermare i cambiamenti climatici

Fonte: Ecoportal.net] Bisogna partire dalla considerazione che i paesi sviluppati firmatari del Protocollo di Kyoto hanno aumentato in modo drastico le emissioni di gas serra. Adesso vogliono sostituire il programma sulle emissioni approvato nel 1990 con quello del 2005, così che gli Stati Uniti, maggiori emissori al mondo, ridurrebbero le loro emissioni solo di un 3% rispetto a 25 anni fa.

Questa è una vergognosa presa in giro nei confronti dell'opinione pubblica mondiale.

A nostro parere l'unico cammino possibile è quello di continuare la battaglia ed esigere in tutte le riunioni, particolarmente quelle di Bonn e del Messico, il diritto dell'umanità ad esistere, con la morale e la forza che appartengono alla verità.


Il cambio climatico sta causando un considerevole danno a centinaia di milioni di poveri che ne stanno subendone le conseguenze sulla propria pelle.

I centri di investigazione più avanzati assicurano che rimane poco tempo per evitare una catastrofe irreversibile.


James Hansen, dell'Istituto Goddard della NASA, conferma che per ora è tollerabile un livello di 350 parti di diossido di carbonio per milione; oggi si supera la cifra di 390 per milione e la crescita annua è di 2 parti per milione, abbassando i livelli rispetto a 600.000 anni fa.

Gli ultimi vent'anni sono stati i più caldi di cui si abbia notizia nella storia del pianeta. Solo negli ultimi 150 anni il gas è aumentato di 80 parti per milione.


Il ghiaccio del Mar Artico, l'enorme strato di due chilometri di spessore che copre la Groenlandia, i ghiacciai dell'America del Sud che alimentano le principali fonti d'acqua dolce, l'enorme volume che copre l'Antartide, il ghiaccio che rimane del Kilimangiaro, i ghiacci che coprono l'Himalaya e l'enorme massa ghiacciata della Siberia si stanno visibilmente sciogliendo.
Scienziati di rilievo temono che questi fenomeni naturali, all'origine del cambio climatico, possano peggiorare rapidamente.

L'umanità ha riposto grandi speranze nel vertice di Copenaghen, dopo il Protocollo di Kyoto firmato nel 1997 ed entrato in vigore solo nel 2005. Il clamoroso fallimento del Vertice ha dato luogo ad episodi vergognosi che meritano la dovuta attenzione.

Gli Stati Uniti, con un 5% della popolazione mondiale, emettono il 25% del diossido di carbonio di tutto il pianeta. Il nuovo presidente degli Stati Uniti aveva promesso di contribuire allo sforzo internazionale e affrontare un problema che riguarda questo paese come tutto il mondo. Durante gli incontri che hanno preceduto il Vertice, è stato evidente come i dirigenti di questa nazione e dei paesi più ricchi cercavano di far ricadere il peso dei sacrifici necessari sulle spalle dei paesi emergenti e poveri.

Un gran numero di leader e migliaia di rappresentanti dei movimenti sociali e di istituzioni scientifiche decisi a lottare per proteggere l'umanità dal più grande rischio della sua storia, si erano recati al vertice invitati dagli organizzatori. Evito di soffermarmi sulla brutalità della polizia danese, che ha attaccato con violenza migliaia di manifestanti e rappresentanti di movimenti sociali e scientifici che si erano recati a Copenaghen, per concentrarmi invece sugli aspetti strettamente politici del Vertice.

A Copenaghen ha regnato un vero e proprio caos e sono successe cose incredibili.
Innanzitutto non è stato permesso ai movimenti sociali e alle istituzioni scientifiche di assistere ai dibattiti. Ci sono stati capi di Stato e governo che non hanno potuto nemmeno esprimere le proprie opinioni su problemi di importanza vitale. Obama e i leader dei paesi più ricchi si sono impadroniti della conferenza con la complicità del governo danese. Gli organismi delle Nazioni Unite sono stati esclusi.


Barack Obama, che si è presentato all'ultimo giorno del Vertice per rimanervi solo 12 ore, si è riunito con due gruppi di invitati scelti in modo arbitrario da lui e dai suoi collaboratori. Insieme ad uno di questi si è riunito nella sala del plenario con il resto delle più importanti delegazioni. Ha parlato e se n'è andato subito uscendo dalla porta posteriore.

Durante il plenario, eccetto il piccolo gruppo selezionato da lui, si è impedito di parlare ai rappresentanti degli altri Stati. In questa riunione hanno potuto parlare il Presidente della Bolivia e quello della Repubblica bolivariana del Venezuela solo perché al presidente del Vertice non era rimasta alternativa, visti le proteste dei due presidenti che chiedevano di poter intervenire.

In una sala vicina, Obama ha poi riunito i leader dei paesi più ricchi, diversi capi degli Stati emergenti più importanti e due dei più poveri. Ha presentato un documento, negoziato con due o tre dei maggiori paesi, ha ignorato l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha concesso una conferenza stampa, per poi andarsene via come Giulio Cesare in una delle sue vincenti campagne in Asia Minore, rimasta alla storia per la frase “Veni, vidi, vici.”

Lo stesso Gordon Brown, Primo Ministro britannico, il 19 ottobre aveva affermato: “Se non arriviamo ad un accordo nel corso dei prossimi mesi, non dobbiamo dubitare del fatto che, una volta che l'aumento incontrollato delle emissioni avrà provocato seri danni, nessun accordo globale retrospettivo in nessun momento potrà cancellare quegli effetti. Ormai sarà troppo tardi.”

Brown ha concluso il suo discorso con parole drammatiche: “Non ci possiamo permettere il lusso di fallire. Se falliamo ora, pagheremo un prezzo molto alto. Se agiamo ora, tutti insieme, con lungimiranza e determinazione, un possibile successo del Vertice di Copenaghen è ancora possibile. Se, al contrario, falliremo, il pianeta sarà in pericolo, e per il pianeta non esiste un piano B.”


Ma adesso dichiara con arroganza che l'ONU non dev'essere presa in ostaggio da un piccolo gruppo di paesi come Cuba, Venezuela, Bolivia, Nicaragua e Tuvalu, mentre accusa Cina, India, Brasile, Sudafrica e altri Stati emergenti di cedere alle tentazioni degli Stati Uniti di sottoscrivere un documento che getta nella spazzatura il Protocollo di Kyoto e non contiene alcun compromesso vincolante per gli Stati Uniti e i suoi ricchi alleati.


Mi trovo costretto a ricordare che l'ONU è nata appena sessant'anni fa, dopo l'ultima Guerra Mondiale. I paesi indipendenti non superavano la cifra di 50. Oggi la compongono ben 190 Stati indipendenti, dopo che l'odioso sistema coloniale ha smesso di esistere grazie alla decisa lotta dei popoli. Per molti anni si è impedito alla Cina di entrare a far parte dell'ONU, mentre un governo fantoccio fingeva di rappresentarla nell'istituzione e nel privilegiato Consiglio di Sicurezza.


L'appoggio tenace di un crescente numero di paesi del Terzo Mondo è stato indispensabile per il riconoscimento internazionale della Cina, fattore di primaria importanza perché gli Stati Uniti e gli alleati della Nato le riconoscessero i suoi diritti all'interno dell'ONU.


Nell'eroica lotta contro il fascismo, l'Unione Sovietica aveva dato senza dubbio il maggiore contributo. Oltre 25milioni dei suoi figli erano morti, e la terribile devastazione post-bellica aveva isolato il paese. Da questa guerra era tuttavia emersa come l'unica superpotenza capace di contrapporsi al dominio assoluto del sistema imperiale nordamericano e a quello delle antiche potenze coloniali nel saccheggio illimitato dei popoli del Terzo Mondo.


Non appena l'Urss si disintegrò, gli Stati Uniti estesero il loro potere politico e militare fino all'Est, fino al cuore della Russia, aumentando la loro influenza sul resto dell'Europa. Non c'è nulla di strano in quello che è successo a Copenaghen.

Desidero sottolineare l'ingiustizia e l'arroganza delle dichiarazioni del premier britannico e l'intento yankee di imporre, come accordo del vertice, un documento che non è stato nemmeno discusso con gli altri paesi.


Il cancelliere cubano, Bruno Rodriguez, durante la conferenza stampa del 21 dicembre, ha affermato una verità difficilmente discutibile. Userò le sue parole: “Vorrei enfatizzare il fatto che a Copenaghen non c'è stato nessun accordo tra le parti, non si è presa nessuna decisione di compromesso, vincolante o meno, o di diritto internazionale; semplicemente, a Copenaghen non c'è proprio stato alcun accordo.”

“Il Vertice è stato un fallimento e un inganno nei confronti dell'opinione pubblica mondiale […] è stata messa a nudo la mancanza di volontà politica...”

“...è stato un passo indietro rispetto alla volontà della comunità internazionale di prevenire o mitigare gli effetti del cambiamento climatico...”

“...la temperatura media globale potrebbe aumentare di 5 gradi...”

Subito dopo il nostro cancelliere aggiunge altri dati interessanti sulle possibile conseguenze della situazione attuale, secondo quanto riportato dagli ultimi studi scientifici.
“...dal protocollo di Kyoto ad oggi le emissioni dei paesi sviluppati sono cresciute del 12.8%...e di queste ben il 55% corrisponde agli Stati Uniti.”


“Un cittadino nordamericano consuma, in media, 25 barili di petrolio all'anno, un europeo 11, un cinese meno di 2 e un sudamericano o caraibico meno di uno.”

“Trenta paesi, inclusi quelli dell'Unione Europea, consumano l'80% del combustibile prodotto.”

Il punto è che i paesi sviluppati firmatari del Protocollo di Kyoto hanno drasticamente aumentato le loro emissioni. Ora vogliono sostituire l'accordo sulle emissioni del 1990 con quello del 2005, in modo che gli Stati Uniti, il maggiore emissore mondiale, ridurrebbero solo del 3% le loro emissioni. E' una vergognosa presa in giro dell'opinione pubblica mondiale.


Il cancelliere cubano, parlando a nome di un gruppo di paesi dell'ALBA, ha difeso Cina, India Brasile, Sudafrica e altri importanti paesi emergenti, affermando che il concetto elaborato a Kyoto di “responsabilità comuni, però diverse, vuol dire che accumulatori storici e paesi sviluppati, ovvero i responsabili di questa catastrofe, hanno responsabilità diverse dagli Stati piccoli e del Sud del mondo, soprattutto quelli meno sviluppati...”

“Responsabilità significa finanziamenti; significa trasferimento di tecnologia in condizioni accettabili, e allora quello di Obama è un gioco di parole: invece di parlare di responsabilità comuni ma diverse, parla di “risposte comuni, ma diverse.”

“...abbandona il plenario senza degnarsi di ascoltare nessuno, come non aveva ascoltato nessuno prima del suo intervento.”

In una conferenza stampa concessa prima di abbandonare la capitale danese, Obama ha affermato: “Abbiamo raggiunto un importante accordo, che non ha precedenti. Per la prima volta nella storia, le maggiori economie si sono assunte le loro responsabilità.”

Nella sua chiara e irreprensibile esposizione, il nostro cancelliere afferma: “Che cosa significa che le maggiori economie si sono assunte le loro responsabilità? Significa forse che stanno scaricando sulle spalle di Cina, Brasile, India e Sudafrica la responsabilità di investire nei paesi del Sud per adattarli al cambio climatico e ridurne le conseguenze? Perché bisogna dirlo che a Copenaghen si è prodotto un attacco contro la Cina, il Brasile, l'India e il Sudafrica e contro i paesi chiamati eufemisticamente in via di sviluppo.”

Queste sono state le parole taglienti con cui il nostro Cancelliere ha commentato i fatti di Copenaghen.

Devo aggiungere che, quando alle 10 di mattina del 19 dicembre il nostro vicepresidente Esteban Lazo e il cancelliere cubano se n'erano andati, si è cercato di resuscitare il morto di Copenaghen presentandolo come un accordo del Vertice. In quel momento non rimaneva praticamente alcun capo di stato e nemmeno ministri. Le nuove proteste dei restanti membri delle delegazioni cubana, venezuelana, boliviana e nicaraguense e di altri paesi hanno rovinato il tentativo. E' così che è terminato l'inglorioso Vertice.

Un altro fatto che non va dimenticato è che nei momenti più critici di quel giorno, all'alba, il cancelliere di Cuba, insieme alle delegazioni che conducevano questa degna battaglia, ha offerto al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, la loro cooperazione nella nella lotta sempre più dura che si sta prospettando, e negli sforzi che si dovranno compiere in futuro per preservare la nostra specie.

Il WWF ha avvertito che il cambio climatico sarà fuori controllo nell'arco dei prossimi 5-10 anni, se non si riducono in modo drastico le emissioni.

Non serve dimostrare quanto eloquente sia stato in questo senso Obama.

Il presidente degli Stati Uniti mercoledì 23 dicembre aveva dichiarato che le persone hanno ragione ad essere deluse per il risultato del Vertice sul cambio climatico. In un'intervista per la catena televisiva CBS, ha dichiarato che “sarebbe stato un fallimento totale e un gigantesco passo indietro il non aver fatto nulla, ma almeno possiamo mantenerci più o meno dove eravamo prima...”

Obama, afferma il DESPACIO NOTICIOSO, è stato il più criticato da parte di quei paesi che, in modo praticamente unanime, hanno visto nel Vertice un vero fallimento.

Ora l'ONU è in difficoltà. Chiedere ad altri paesi di aderire a questo accordo arrogante e antidemocratico sarebbe umiliante per molti Stati.

Continuare la battaglia ed esigere in tutte le riunioni, in particolare in quelle di Bonn e del Messico, il diritto dell'umanità ad esistere, con tutta la moralità e la forza che sostiene la verità, è a nostro giudizio l'unico cammino da seguire.


Fidel Castro Ruz


Traduzione di Prisca Baracetti

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