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[Data: 04/02/2010] [Categorie: Video;Animali ] [Fonte: Enpa] |
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Nomination per il documentario "The cove". L'ENPA: Nessuno può dire di non sapere Nomination all’Oscar per “The Cove” il documentario shock che testimonia la mattanza, in Giappone, di oltre 20.000 cetacei tra delfini, stenelle e globicefali. A Taiji ogni anno, i pescatori intercettano le rotte migratorie dei cetacei e, grazie a una barriera sonora realizzata con spranghe di ferro battute contro le imbarcazioni, spingono interi branchi di delfini in quella che è stata soprannominata la “baia della morte”. Chiusa l’imboccatura della baia con una rete, i delfini attendono – parzialmente smembrati - attendo la morte dopo una lenta agonia che tingerà di rosso le acque del mare. Alla mattanza scampano solo gli esemplari più giovani, quelli che possono essere addestrati più facilmente, i quali separati dalle loro madri, sono poi inviati ai delfinari di tutto il mondo dove affronteranno un “percorso formativo” all’insegna della deprivazione alimentare. «Mentre Baarìa è stato tagliato fuori dagli Oscar, forse anche per l’inutile e brutale scena dell’uccisione “live” di un bovino – commenta Ilaria Ferri Direttore Scientifico e responsabile campagne internazionali dell’Enpa – la nomination di “The Cove” rappresenta una straordinaria vittoria per quanti hanno a cuore le sorti degli animali e del pianeta». «Nessuno potrà ormai dire di non sapere cosa accade ogni anno a Taiji – prosegue Ferri -. Una mattanza giustificata dai nipponici con la necessità di eliminare un pericoloso “competitor per la gestione” delle risorse ittiche; di destinare la carne di delfino al consumo, nonostante l’Oms abbia denunciato che essa contenga una quantità di mercurio superore di nove volte al massimo consentito, e di rifornire i delfinari». «Grazie all’instancabile lavoro del promotore della campagna internazionale, Ric O’Barry, finalmente – conclude Ferri - questa opera di denuncia avrà lo spazio che merita. Proprio nell’anno internazionale della Biodiversità è giunto il tempo di festeggiare la fine di pratiche tanto incivili ed inaccettabili. Balene e delfini appartengono al mare e il compito di tutti noi è di garantire loro la libertà». Il documentario è stato realizzato con tecniche cinematografiche d’avanguardia dopo mesi di appostamenti, durante i quali, quelli che vengono definiti “ecoterroristi” sono riusciti a eludere la “sorveglianza” dei pescatori con metodi da incursori e a collocare numerose telecamere spia (“crittercam”) per testimoniare una terribile realtà, sconosciuta a larga parte dell’opinione pubblica mondiale. Tra la scene più agghiaccianti di questo documentario, il disperato tentativo dei delfini - gravemente feriti - di fuggire dai loro aguzzini. |
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