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[Data: 04/02/2010] [Categorie: Alimentazione ] [Fonte: Corriere.it] |
[Autore: Giuseppe Sarcina] |
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I produttori: «utilizzati da quasi tutti gli allevatori comprese le filiere dop» Anche gli Ogm nella «dieta» di mucche, polli e maiali Sono il 25% dei mangimi consumati in Italia MILANO — Si può partire dalla base, dalle stalle ipertecnologiche di Cremona, la «capitale del latte» italiano. Oppure si può cominciare dagli uffici romani delle associazioni degli importatori (Anacer) o dei produttori di mangimi (Assalzoo). Il dato di fondo, però, non cambia: ogni anno gli allevamenti italiani consumano 3,5 milioni di tonnellate di farina di soia Ogm (organismo geneticamente modificato). È una quota pari al 25% del fabbisogno totale (14,5 milioni di tonnellate, di cui 10,5 milioni di mais) necessario per nutrire bovini, suini, polli e tacchini. Numeri poco conosciuti al di fuori di una ristretta cerchia di addetti ai lavori, ma particolarmente utili oggi, nel momento in cui la Conferenza Stato-Regioni sta lavorando sulle «linee guida» per la coesistenza tra le colture bio-tech e quelle tradizionali. In parallelo si è riacceso il confronto tra le «due agricolture» italiane. La prima incardinata «sull’identità Dop » , dal prosciutto alla mozzarella (versante Coldiretti), l’altra fondata sui grandi allevamenti e le colture estensive (sponda Confagricoltura).
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