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[Data: 10/02/2010] [Categorie: Sostenibilità ] [Fonte: climalteranti] |
[Autore: Elisabetta Mutto Accordi] |
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Che fine ha fatto Tuvalu? A Copenhagen è andata male, a Copenhagen è andata bene, a Copenhagen è andata così così. I motivi sono diversi e meriterebbero un’analisi approfondita delle dinamiche sociali ma di certo una delle cause va ricondotta al fatto che da quel 19 dicembre, data di chiusura della COP 15, sono nate e morte migliaia di nuove notizie a cui appassionarsi. Mentre la statistica relativa ai 27 paesi della UE ci dice che i maggiori problemi a livello mondiale sono la povertà, al primo posto e i cambiamenti climatici, al secondo. I dati relativi al nostro bel Paese ci spiegano che gli italiani sono in linea con il resto dell’Europa solo per quanto concerne la povertà. Infatti al secondo posto viene messa la paura che scoppi una nuova pandemia, al terzo il terrorismo, al quarto la crisi economica e solo al quinto i cambiamenti climatici. . Senza scomodare Freud e la psicologia, possiamo dire che normalmente noi dimentichiamo le cose che non riteniamo importanti oppure accantoniamo quelle che risultano scomode. Per i cambiamenti climatici possiamo considerare entrambe le ipotesi: non interessano e vengono accantonati tra i pensieri difficili da gestire. Quindi va adottato un approccio olistico che miri ad un vero e proprio cambiamento culturale che interrompa la banalizzazione secondo la quale è colpa solo dei giornalisti che sono imprecisi o solo della comunità scientifica che parla un linguaggio troppo difficile. Uno step dovrebbe riguardare senza dubbio il mondo dei media. Come il medico rispetta il giuramento di Ippocrate, come si esige il massimo del rigore dagli scienziati, va evitato che gli organi di stampa possano svilire il lavoro di anni di ricerca con articoli non corretti sbattuti in prima pagina. . Altro passo dovrebbe essere fatto dall’opinione pubblica abituata ormai a seguire le notizie dei tg e dei giornali come una telenovela. Andrebbe invece dato all’informazione un nuovo valore, completamente diverso, non come qualcosa da consumare ma piuttosto da utilizzare, una risorsa vera propria, una fonte di conoscenza, come viene detto ad esempio in questo documento dell’European Environment Agency (ad es. a pag.32). |
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