India, scoppia la ‘guerra’ delle melanzane Ogm. Bufera sul ministro dell’Ambiente
C’è una melanzana al centro della battaglia politica e commerciale che in questi giorni infiamma l’India. Si chiama ‘Bt brinjal’, ma non è una delle duemila varietà di melanzane coltivate da secoli nel sub-continente: è infatti la prima geneticamente modificata che potrebbe approdare sul mercato indiano. Ma ong, ricercatori e rappresentanti del mondo agricolo sono sul piede di guerra, accusando il ministro dell’Ambiente Jairam Ramesh – cui spetta la decisione finale – di cedere alle pressioni della Monsanto, la multinazionale leader nel campo degli Ogm.
Sabato scorso, l’ultima audizione del comitato scientifico del ministero incaricato di valutare pro e contro della melanzana ‘incriminata’ – modificata con il batterio Bacillus thuringiensis – è finita nel caos, con grida e accuse reciproche trasmesse in diretta tv. La decisione finale è attesa per domani, ma oggi il fronte anti-Ogm ha diffuso – attraverso l’Institute for Science in Society – il rapporto del Committee for Independent Research and Information on Genetic Engineering (CRIIGEN) che giudica la melanzana-Ogm ‘inadatta’ al consumo umano.
All’origine della bocciatura, osservazioni sul fatto che questo tipo di melanzana provocherebbe una maggiore resistenza agli antibiotici: inoltre, la ‘Bt brinjal’ avrebbe meno calorie di una melanzana ‘normale’ e, nelle sperimentazioni su animali, avrebbe favorito casi di diarrea, di riduzione del fegato e diverse modifiche ormonali . Obiezioni contestate dagli esperti governativi che la definisco “assolutamente sicura” anche se, ammettono, “non è stata ancora testata sulle persone”.
Fino ad oggi gli alimenti modificati geneticamente non hanno avuto accesso al mercato indiano. Ma i sostenitori della ‘Bt brinjal’ sottolineano i vantaggi della ’super-melanzana’ che sarebbe più resistente agli attacchi degli insetti, migliorando la resa del 50 per cento e evitando il ricorso a pesticidi.
Ma contro l’introduzione della prima coltivazione OGM – ricorda oggi il britannico ‘Guardian’ – si è coagulato un vasto fronte che va dai partiti di sinistra agli estremisti Hindu, che chiedono al ministro di impedire la commercializzazione delle sementi, sviluppate da ricercatori indiani e commercializzate dalla Maharashtra Hybrid Seed Company, azienda locale che ha nel suo azionariato la Monsanto.
In prima fila nell’alleanza anti-Ogm c’è lo Stato meridionale del Kerala, a guida comunista, che ha bandito ogni coltivazione geneticamente modificata considerandola una minaccia alla bio-diversità e paventando la ‘colonizzazione’ del settore agricolo.
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