c Rom e legalità: lettera aperta delle associazioni - 24/05/2007 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 24/05/2007]
[Categorie: Politica ]
[Fonte: Vita non profit]
[Autore: Redazione]
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Rom e legalità: lettera aperta delle associazioni
22/5/2007
Rom e legalità. Dopo il pacchetto sicurezza varato dal ministro dell'Interno Amato la discussione è ripresa. Di seguito pubblichiamo una lettera aperta di un gruppo di associazioni impegnate in prima linea: Comunità di Sant'Egidio, Caritas Diocesana di Roma, Arci Solidarietà, Comunità Capodarco di Roma, Jesuit Refugee Service, Servizio Rifugiati e Migranti/FCEI.


Rom e legalità
Il dibattito nazionale sulla sicurezza emerso in questi giorni sui media dopo la firma del “Patto per Roma Sicura” tra il Comune di Roma e il Ministero dell'Interno ci sollecita ad alcune considerazioni.
Siamo organizzazioni che, a diverso titolo e da molto tempo, sono presenti accanto ai Rom e ai Sinti di Roma e di altre città italiane. Conosciamo bene i “campi”, i “villaggi” e i tanti “non luoghi” in cui i Rom vivono nelle nostre città, e frequentiamo chi li abita. In questi giorni abbiamo sentito parlare dei Rom nelle maniere più stereotipate e persino fantasiose, spesso con toni ostili e talvolta apertamente intolleranti. Di fronte a queste manifestazioni preoccupanti, riteniamo più opportuno riflettere piuttosto che agire e parlare sull'onda dell'ultima esternazione.

IN ITALIA E IN EUROPA: DISCRIMINAZIONE E DIRITTI

E' necessario riflettere, in primo luogo, sul numero complessivo dei Rom e Sinti presenti in Italia. Nonostante l'aumento dovuto, negli ultimi 6 anni, alle migrazioni di rom romeni, la percentuale totale di Rom e Sinti sul totale della popolazione in Italia rimane al di sotto dello 0,3% (di cui circa la metà cittadini italiani). Va inoltre ricordato che la popolazione Rom e Sinta ha una media di età molto bassa: quasi il 40% ha meno di 18 anni.
Può la sicurezza del nostro Paese essere messa in crisi da 150.000 persone di cui la metà bambini? Può veramente la sicurezza di Roma essere a rischio per 10.000 rom?
Forse non è superfluo ricordare che i Rom e Sinti sono presenti in quasi tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa e che il numero totale dei presenti in Italia è di gran lunga inferiore a quello di molti altri Stati (ad esempio Germania, Francia, Spagna). Sono spesso considerati dalla maggioranza della popolazione come “altri”, come stranieri nei loro paesi natali e l'antigitanismo è una realtà diffusa, professata senza alcun pudore o memoria storica. La vita dei Rom e Sinti è caratterizzata dal disprezzo e dall'isolamento. L'apice atroce della persecuzione è stato raggiunto con l'immenso - e purtroppo spesso ignorato - olocausto di circa mezzo milione o più durante la seconda guerra mondiale.
Questa memoria ci invita alla vigilanza di fronte ad ogni manifestazione di intolleranza, che suscita antichi fantasmi. L'ostilità allo zingaro fa spesso emergere nella mentalità corrente un universo di pregiudizi normalmente sommerso. Molte delle parole dette in questi giorni – spesso in maniera incosciente – creano allarmismo sociale in tessuti urbani difficili e ritornano allo stereotipo dello zingaro criminale-girovago.
La nostra Costituzione pone all'apice dell'ordinamento il principio di eguaglianza e tutela le minoranze; ne garantisce l'accesso all'istruzione, la promozione e il pieno sviluppo della persona umana a qualsiasi formazione sociale appartenga. Questi orientamenti costituzionali impegnano la coscienza democratica a rispondere con fermezza a un clima intollerante e irrazionale, che si nutre di pregiudizi antichi e di nuove avversioni.

LA SITUAZIONE A ROMA

Non si può utilizzare la popolazione Rom e Sinta, come falso bersaglio, anziché mettere a fuoco i reali problemi delle nostre periferie. Siamo cittadini di questa metropoli e come i nostri concittadini crediamo che la sicurezza e la legalità siano un diritto per tutti; anche per Rom e Sinti. Ma non crediamo alla logica dei capri espiatori. Dire che l'illegalità a Roma e nelle grandi città sia un problema di Rom, immigrati e prostitute ci sembra fuorviante della realtà e fa tornare alla mente fantasmi del passato. La proposta di risolvere “il Problema Rom” costruendo mega campi “controllati” da 1000-1500 persone “fuori del Raccordo” ci appare una palese violazione dei diritti umani della popolazione presa di mira. È grave sia la proposta in sé, sia il messaggio che essa contiene.
I rom e i sinti che vivono a Roma non sono nomadi, ma stanziali (sebbene vittime di continui sgomberi) e aspirano ad una soluzione abitativa stabile. Ciò è dimostrato dalle centinaia di famiglie che sono in lista d'attesa nelle graduatorie per l'assegnazione di case popolari. Per giunta 5000 di loro vivono a Roma da più di trenta anni.
Ormai, basta parlare di “soluzioni temporanee”del genere:“stanno un po' qui e poi si spostano”! E' questa mentalità che ha fatto crescere più di due generazioni di Rom nelle discariche delle nostre periferie, senza servizi essenziali, in situazione simile alle metropoli del Terzo Mondo. Il fatto che il degrado e la marginalità sociale spingano alla devianza non è certo imprevedibile.
Già oggi, e ormai da tempo, i “campi” rom riconosciuti (cioè tutti, a parte i “non luoghi” di baracchette) sono fuori o a ridosso del GRA. La novità della proposta dunque non è nell'ubicazione dei luoghi, ma nel messaggio: “accanto ai Rom e ai Sinti non si può vivere”, e perciò vanno isolati. Esattamente il contrario di quello che il Comune ha fatto in questi anni con le politiche di scolarizzazione, inclusione sociale, avviamento al lavoro. Esattamente il contrario di quanto approvato dal Consiglio Comunale nel 2005 con il cosiddetto “Piano Rom” (che prevedeva una “progressione” abitativa da grandi campi di prima accoglienza, a piccoli campi per nuclei familiari, fino “all'uscita” dal campo e all'inserimento in abitazioni). Esattamente il contrario di quanto raccomandato dai vari organismi dell'Unione Europea e del Consiglio d'Europa, preoccupati di una recrudescenza del razzismo verso i rom ; e di ciò che ha raccomandato il Comitato europeo per i diritti sociali presso il Consiglio d'Europa nella “Decisione del merito” del 7.12.05 . Ma è soprattutto l'esatto contrario di quanto raccomandato dall'Ecri (Commissione Europea contro il Razzismo e l'intolleranza) nel suo “Terzo rapporto sull'Italia” del 16.12.05, in cui si legge:

“L'Ecri riafferma che le autorità italiane non dovrebbero basare le loro politiche relative ai Rom e ai Sinti sul presupposto che i membri di tali gruppi preferiscono vivere come nomadi. Raccomanda vivamente alle autorità italiane di affrontare la questione dell'alloggio delle popolazioni Rom e Sinti in stretta collaborazione con le comunità stesse, e raccomanda che l'obiettivo sul lungo periodo delle politiche abitative dovrebbe essere quello dell'eliminazione dei campi nomadi”.

UN PATTO PER L'INCLUSIONE SOCIALE

Vorremmo risposte efficaci a problemi veri. L'impegno di spesa per attuare il “Patto per Roma Sicura” è di tutto rispetto (sono stati già stanziati 15 milioni di Euro). Avremo più controlli di polizia e più agenti impegnati; ma quanti assistenti sociali, quante risorse economiche e quali strumenti di inserimento sociale in più? Siamo disponibili, come sempre, a collaborare nel progettare insieme queste risposte, convinti che non esista altra strada che prescinda dall'integrazione sociale. Proponiamo, quindi, un patto nel quale la sicurezza di tutti venga perseguita mediante l'inclusione sociale. Innanzitutto bisogna partire dai bambini e dai giovani. Proponiamo misure concrete e decisive per la promozione umana dei piccoli – spesso prime vittime degli sgomberi che ne interrompono il faticoso processo di integrazione scolastica – . Riteniamo che tutti i bambini Rom e Sinti presenti sul territorio debbano essere iscritti a scuola; chiediamo che il diritto allo studio sia garantito anche con l'attribuzione di borse di studio che premino la frequenza e l'impegno; chiediamo misure efficaci per la tutela e la promozione delle donne Rom e Sinti e per il loro inserimento nel mondo del lavoro. Chi commette reati sia sanzionato secondo le leggi: frequentando ogni giorno i “campi” saremo noi i primi ad esserne contenti! Ma non criminalizziamo un intero popolo.
Diffondere una cultura della paura può produrre conflitti maggiori e più violenti. Temiamo che i fantasmi liberati non si trattengano più. E' la storia che lo insegna: oggi i grandi ghetti; e domani?

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