Indonesia: l'esercito dietro il taglio illegale
L'esercito indonesiano sarebbe coinvolto direttamente nel commercio di legno illegale, che sta distruggendo ampi tratti di foresta primaria pluviale lungo il confine indonesiano-malese del Borneo. "Personale militare, dai gradi più bassi fino ai comandanti territoriali sono stati coinvolti nel taglio illegale nelle aree di confine" afferma Tirta N. Mursitama, direttore del Center for East Asia Cooperation Studies (CEACoS) e coordinatore del team di ricerca.
Il governo indonesiano ha recentemente annunciato l'intenzione di richiedere fondi stranieri per miliardi di dollari, il "green investment fund", per tagliare le emissioni di gas serra con progetti sistenibili nelle infrastrutture. Gli ambientalisti hanno ribattuto che sarebbe suffuciente fermare il taglio illegale per abbattere le emissioni indonesiane del 26 per cento (il paese è oramai il terzo emettitore di gas serra, proprio a causa della deforestazione). Lo studio del CEACoS però dimostra che anche fermare il taglio illegale non è così facile, dato che lo stesso esercito, che dovrebbe combattere il crimine, sembra essere coinvolto fino al collo.
Lo studio copre il periodo fra il 1999 e il 2006 nel Kalimantan orientale, nel lato indonesiano del Borneo, dove le foreste vengono abbattute per produrre legno e carta o per creare piantagioni di palma da olio. Circa un quinto delle emissioni globali di CO2 proviene dalla distruzione delle foreste. Le foreste del Borneo, di Sumatra e Papua sono ricche di torba, e la loro distruzione è uno dei principali cause di emissioni di gas serra.
Secondo lo studio, diversi alti ufficiali sarebbero stati scalzati da subordinati coinvolti nel taglio illegale, mentre altri ufficiali si limitano a ricevere mazzette e coprire i traffici o fornire permessi per l'esportazione del legname abbattute illegalmente.
Un portavoce dell'esercito ha dichiarato di non aver letto lo studio, ma che eventuali indicazioni saranno investigate. Ma l'ammiragio T.H. Soesetyo, del Direttorato Generale della Difesa Strategica ha ammesso che molti ufficiali arrotondano lo stipendio col mercato nero del legname: "La vita è dura per i soldati nelle guarnigioni di frontiera". Sono però pochissimi i casi di militari puniti per coinvolgimento col taglio illegale.
In un rapporto pubblicato in novembre, Human Rights Watch ha dimostrato che tra il 2003 e il 2006, la corruzione e il taglio illegale hanno comportato per l'Indonesia un costo di due miliardi di dollari. Il Ministro delle Foreste indonesiano ha incluso l'eliminazione del taglio illegale nel piano per abbattere le emissioni di carbonio, e ha annunciato che per il 2020 il fenomeno sarà definitivamente debellato. Secondo gli ambientalisti però si tratta di mera propaganda, volta a coprire l'inazione del governo. Il governo indonesiano non se ne cura: si appresta a incassare centinaia di milioni di dollari da Australia, Gran Bretagna, Giappone e Stati Untiti, per finanziare "infrastrutture verdi".
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