c Tu quoque, Giorello - 01/03/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 01/03/2010]
[Categorie: Scienza ]
[Fonte: Climalteranti]
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Tu quoque, Giorello
Anche l’autorevole Giulio Giorello ha pubblicato un articolo con molti errori passaggi confusi sul tema dei cambiamenti climatici.

Dispiace proprio dover criticare Giulio Giorello, per l’articolo pubblicato sul Corriere della Sera di domenica 21 febbraio intitolato “Mr. Clima: e va in crisi la fiducia della gente“. Giorello è una persona di grandissima preparazione intellettuale, tanto vasta è importante è la sua opera nel campo della filosofia della scienza, che chi scrive nutre nei suoi confronti tanta stima e una sorta di timore reverenziale.

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Giorello è uno dei più autorevoli eredi e rappresentanti in Italia della scuola di Filosofia della Scienza che ha avuto in Geymonat il più famoso rappresentante. Con franchezza e sincerità però ci sentiamo di dire che per quanto ha scritto sul Corriere a proposito del problema dei cambiamenti climatici, Geymonat si starà rivoltando nella tomba.
Nell’articolo citato, Giulio Giorello si avventura in considerazioni a dir poco discutibili sui cambiamenti climatici, i modelli e i dati, “l’esperimento umano” consistente nell’emissione di gas serra (da lui definito “ben poca cosa!” rispetto agli esperimenti che la natura fa col clima) e le “implicazioni politico-ideologiche” tratte volutamente da molti, secondo lui, dai dati stessi.



L’articolo trae spunto dalla notizia delle dimissioni di Yvo De Boer; l’impaginazione dell’articolo fa pensare che De Boer, Executive Secretary del segretariato della Convezione sui cambiamenti climatici, si sia dimesso a causa di (presunte) esagerazioni e bugie scoperte nella teoria del riscaldamento globle. Il titolo è del Corriere è “le dimissioni dopo i dati gonfiati“, come se ci fosse un legame fra i presunti “dati gonfiati” (dall’IPCC) e le dimissioni di De Boer dall’UNFCCC; questo legame non c’è, tutto è semplicemente dovuto alla confusione fra i due organismi ONU da parte di qualche redattore disinformato.
Giorello affronta il tema delle “previsioni apocalittiche” (scioglimento dei ghiacci polari, crescita delle acque e persino… il fallimento di non pochi impianti di sport invernali) “sfornate” da “esperti” e ci informa che da qualche anno è emersa una tendenza contraria (un’era glaciale è ormai prossima), che ha diviso il mondo degli specialisti del clima.
Non è chiaro a quali esperti si riferisca Giorello. È poco probabile che si tratti di quelli che si confrontano nella letteratura scientifica, in cui questa divisione e questo cambio di rotta proprio non si vede. Saranno forse gli opinionisti dei quotidiani, di cui Giorello dovrebbe essere in grado di valutare la credibilità scientifica.
Imprecisioni e stravaganti affermazioni si rincorrono: secondo Giorello “il meccanismo climatico è così complesso che nessuna componente può essere considerata isolatamente” e “l’emissione del calore del sole cambia secondo schemi ciclici“, “l’emissione di gas serra sarebbe ben poca cosa“. E poi “modelli che dal riscaldamento di pochi gradi portano all’era glaciale con sacche di caldo torrido” e “l’emissione del calore del sole… può indebolire la temperatura estiva allontanandosi dall’equatore“…”formazione di grandi lastroni di ghiaccio” senza dimenticare che “isole di caldo torrido potrebbero resistere in una Terra globalmente gelida“.

Sinceramente sfugge il significato di queste uscite pseudoscientifiche, riportate senza ordine e soprattutto senza far riferimento alcuno a studi, ricerche, dati di letteratura. Sembra quasi ci sia una volontà di non essere chiari e inserire frasi ad effetto, col rischio di scadere in una mistificazione totale della realtà.
In sostanza basta un anno “normale” (cioè nella norma 1960-1990) e con un po’ di neve, alcune email rubate strumentalizzate senza veri motivi di merito, qualche errore irrilevante in un rapporto di 3000 pagine, per dire che c’è solo confusione, che non ci sono certezze, che il clima futuro potrà essere più caldo ma anche più freddo, che potrà piovere di più o di meno.
Tali tematiche sfuggono però ad una trattazione organica e dettagliata, ad un’analisi critica, tecnico/scientifica, dei dati osservati e delle proiezioni climatiche. Continuando a far confusione tra tempo e clima, e confondendo la variabilità inter-annuale con i trend di lungo periodo.
A rischio di apparire noiosi vale la pena ripeterlo: un inverno freddo non significa che si è arrestato il trend di aumento delle temperature, visto che questo lo si valuta su tempi lunghi (decenni e più).
Pur se è comprensibile che sui grandi quotidiani il taglio debba essere divulgativo e poco approfondito, dispiace notare come la superficialità sia usata come strumento unico di comunicazione; questo non è certo un buon servizio alla Scienza, che necessità al contrario anche di chiarezza di esposizione per essere comprensibile.
Condividendo in pieno l’affermazione di Giorello che “dai guai dello sviluppo si possa cercare di uscire non con meno, ma con più scienza“, auspichiamo che almeno in campo scientifico la comunicazione sia più informata.

“Più scienza” non può voler dire fraintendere e bollare con “apocalittiche” le preoccupazioni della comunità scientifica sul tema di cambiamenti climatici, o lanciare accuse, non supportate da riferimenti, secondi cui ci sarebbe stata un’”insistenza unilaterale” sui dati che confermano l’origine antropogenica degli attuali cambiamenti climatici.
Il riscaldamento globale non è verità assoluta, è un fenomeno con una solida spiegazione teorica e migliaia di dati osservativi che lo confermano.
Ci auguriamo quindi che Giorello ci aiuti a trasmettere l’esigenza di un dibattito non dogmatico e di una scienza del clima come creatura viva, vivace. Come ha insegnato il grande matematico Bruno De Finetti, cosi’ ben citato dallo stesso Giulio Giorello:

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Se viene intesa come scopritrice di verità assolute, la scienza rimane disoccupata per mancanza di verità assolute. Ma ciò non porta a distruggere la scienza, porta soltanto ad una diversa concezione di scienza, nonché una diversa concezione della natura: se cade infranto il freddo idolo marmoreo di una scienza perfetta, eterna e universale, ecco in sua vece al nostro fianco una creatura viva, la scienza che il nostro pensiero liberamente crea. La natura non le apparirà più come un mostruoso incorreggibilmente esatto congegno di precisione, dove accade tutto quello che deve accadere, perché non potrebbe non accadere, e dove tutto si può prevedere, purché si sappia come funzionano gli ingranaggi che entrano in gioco. Nessuna scienza ci permetterà di dire: tale fatto accadrà, andrà così e così, perché ciò è conseguenza di tale legge, e tale legge è una verità assoluta, ma tantomeno ci condurrà a concludere scetticamente: la verità assoluta non esiste, e quindi tale fatto può accadere e può non accadere, nulla io ne so. Quel che si potrà dire è questo: io prevedo che tale fatto avverrà, e avverrà nel tal modo, perché l’esperienza del passato e l’elaborazione scientifica cui il pensiero dell’uomo l’ha sottoposta mi fanno sembrare ragionevole questa previsione.

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Testo di: Simone Casadei, Claudio della Volpe, Marina Vitullo, Stefano Caserini

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