c La Cargill sguscia via dall'olio di palma di Papua Nuova Guinea - 02/03/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 02/03/2010]
[Categorie: Alimentazione ]
[Fonte: Salva le foreste]
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La Cargill sguscia via dall'olio di palma di Papua Nuova Guinea

Cargill, il più grande colosso dell'industria agroalimenare, ha annunciato la vendita delle proprie piantagioni di palma da olio in Papua Nuova Guinea. La Cargill controlla piantagioni e impianti di spremitura in Indonesia, Malesia e Papua Nuova Guinea, oltre a commercializzare olio provenienti da altri 25 produttori.
Tre mesi fa il Rainforest Action Network aveva pubblicato un rapporto sulle piantagioni della Cargill in Papua Nuova Guinea. "Commodity Colonialism" riportava gravi impatti ambientali e sociali delle piantagioni, tra cui la trasformazione di contadini indipendenti in schiavi del debito, attraverso contratti capestro.

Un rapporto della Banca Mondiale dimostrava la crescita di fenomenti quali l'indebitamento, la prostituzione, l'alcolismo e la violenza presso le piantagioni di palma da olio.

Dopo otto anni di operazioni in Papua Nuova Guinea, la Cargill cede ora le proprie piantagioni alla New Britain Palm Oil, e con esse, una montagna di impegni non mantenuti con le comunità e il governo.
Non è infatti chiaro che ne sarà dei contadini legati da contratto alla Cargill, costretti a produrre ai prezzi stabiliti dalla compagnia, così come non c'è chiarezza su chi avrà la responsabilità di bonificare i fiumi e i laghi inquinati.

La Cargill non ha risposto alle richieste del Rainforest Action Network, ma si sostiene che le critiche degli ambientalisti e degli acquirenti alla gestione delle piantagioni abbiano convinto l'impresa a asciare il paese. Pochi mesi fa la Cargill aveva già deciso di interrompere i prori contratti con il suo principale fornitore, Sinar Mas, a causa della massiccia deforestazione in Indonesia.

Le comunità locali hanno più volte protestato contro gli effetti delle piantagioni di palma da olio sulla foresta, sui fiumi e sui villaggi. La mancanza di un consultazioni basate sul consenso informato, ha permesso alla Cargill di stringere contratti capestro. Molti temevano che la crescente influenza politica della Cargill nel paese potesse portare addirittura alla modifica della Costituzione del paese, che assicura alle comunità indigene il controllo della terra. Questa norma infatti era considerata dalla Cargill un intralcio alla rapida espansione delle piantagioni.

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