Ma a Confagricoltura gli ogm piacciono: “Si aprono nuove possibilità”
“L’autorizzazione della Commissione Europea alla coltivazione della varietà di patata transgenica ‘Amflorà interrompe un embargo di anni, aprendo una finestra di possibilità nuove per l’agricoltura in Europa». Così Confagricoltura commenta la decisione presa da Bruxelles. «Questa notizia è il segno che si vuole finalmente porre fine al paradosso – continua l’organizzazione – secondo cui in Europa si devono consumare prodotti contenenti Ogm, ma non consentire agli agricoltori di utilizzare varietà geneticamente modificate nei loro campi”.
La Confederazione di Palazzo della Valle sottolinea che nel mondo, gli ettari coltivati a transgenico, sono in continuo aumento, come dimostrano i dati dell’Isaaa. D’altra parte un’inchiesta apparsa ieri sul quotidiano francese ‘Les Echos’ spiega che gli Ogm, nel mondo, coprono ormai una superficie pari a 134 milioni di ettari: il 9% delle colture mondiali. Gli Ogm, scrive ancora il quotidiano francese, si concentrano in sole 4 piante: soia, mais, cotone e colza.
Le prime due raggiungono l’83% del totale e per la soia più di 3 ettari su 4 nel mondo producono piante geneticamente modificate. La prossima tappa – avverte ‘Les Echos’ – sarà probabilmente la conquista dell’Asia. A novembre il comitato cinese per la biosicurezza ha dato parere positivo sulla coltura del riso transgenico, aprendo la porta alla sua commercializzazione entro qualche anno. E se la Cina si sveglia scegliendo gli Ogm per poter nutrire tutti i suoi abitanti, i dati su questo mercato cambieranno profondamente.
“Le indicazioni che continuano ad arrivarci dal resto del mondo in tema di Ogm sono da tenere, responsabilmente, nella massima considerazione – chiarisce Confagricoltura – e confidiamo che l’Europa, come l’Italia, non rimangano fuori da una partita essenziale per il futuro dell’agricoltura e delle nostre imprese. Rifiutare queste nuove tecnologie e impedire la ricerca, come sta avvenendo con la ’sospensiva di fattò della formalizzazione delle linee guida per la sperimentazione in pieno campo già condivise da tempo nella Conferenza Stato Regioni, potrebbe rappresentare un danno per il Paese ed una libertà in meno per i nostri imprenditori agricoli”.
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