c Mastrogiacomo smentisce le accuse ad Hanefi - 07/06/2007 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 07/06/2007]
[Categorie: Pace ]
[Fonte: Peace Reporter]
[Autore: Maso Notarianni]
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Mastrogiacomo smentisce le accuse ad Hanefi
Afghanistan - 07.6.2007
Mastrogiacomo smonta la "ricostruzione" dei servizi afgani che accusa il collaboratore di Emergency

Il giornalista de La Repubblica rapito dai talebani e liberato grazie a Rahmatullah Hanefi smentisce le ricostruzioni fatte dai servizi segreti afgani e riportate oggi da Il Giornale.

Daniele Mastrogiacomo al suo arrivo a Roma dopo il rapimentoHanefi, secondo l'articolo di Fausto Biloslavo, "avrebbe incontrato l’autista e l’interprete di Mastrogiacomo, mentre erano in mano ai tagliagole islamici (da notare l'uso della parola islamici e non di quella più appropriata talebani, n.d.r.). Durante il drammatico faccia a faccia, Sayed Agha, l’autista, lo avrebbe apertamente accusato di averli venduti". Il Giornale riporta la testimonianza del fratello di Adjmal, Munir Nashkbandi, che avrebbe raccontato che "il giorno dopo il rapimento, Sayed Agha e Adjmal hanno ricevuto la visita di Hanefi. Mio fratello e Rahmatullah hanno cominciato a discutere animatamente. Alla fine Sayed Agha gli disse: 'Come hai potuto farci questo'?". Proprio questa è una delle frasi chiave che secondo il Giornale inchioderebbero Rahmatullah Hanefi, il dirigente di Emergency rinchiuso nelle carceri afgane, senza alcuna accusa formale e per oltre due mesi senza nemmeno un avvocato.
PeaceReporter ha sentito Daniele Mastrogiacomo, il giornalista de La Repubblica che Hanefi ha contribuito a liberare.

"Il giorno dopo il rapimento - racconta Mastrogiacomo - abbiamo solo viaggiato. Impossibile che Sayed e Ajmal abbiamo potuto vedere Hanefi. Anche perché noi tre, io Sayed e Adjmal, siamo stati sempre insieme, 24 ore al giorno. Nessuno dei nostri carcerieri si è mai coperto il volto. Se fosse venuto Hanefi - continua Daniele - lo avrei certamente visto. Altro non è dato. Sayed, ma molti giorni dopo il rapimento, è stato portato via per 24 ore da una altro comandante che non era Dadullah, ma probabilmente il suo vice. E quando è tornato, ci ha raccontato solo di essere stato duramente interrogato. Picchiato selvaggiamente. Non ci ha certo accennato a Rahmatullah".

L'articolo de il Giornale cita tra le accuse la testimonianza di un non meglio precisato talebano che avrebbe visto Hanefi nello stesso villaggio dove eravate tenuti prigionieri.

"Non siamo stati tenuti prigionieri in un villaggio. Solo la notte del primo giorno della nostra detenzione siamo stati in un villaggio. Ma ci siamo arrivati che era buio pesto, e siamo stati portati via all'alba. Tutti sulla stessa jeep. Da allora siamo stati sempre nel deserto, sulle montagne deserte credo verso il Pakistan. E non è mai arrivato Rahmatullah. Del resto non sarebbe potuto arrivare nessuno senza che ce ne accorgessimo, eravamo, appunto, in una specie di ovile in mezzo al deserto. Avremmo certamente sentito il rumore".

Ma avevate contattato Rahmatullah o altri di Emergency prima di avventurarvi nell'Helmand?

"Assolutamente no", racconta ancora Daniele smentendo altre accuse. Secondo i servizi afgani, infatti sarebbe stato proprio Rahmatullah a preparare la trappola per il giornalista de La Repubblica e per i suoi collaboratori afgani. "Quando l'ho visto per la prima volta, al momento della liberazione, ero talmente preoccupato e spaventato e ovviamente malfidente che Rahmatullah alla fine, per tranquillizzarmi, mi ha fatto vedere un suo documento di identità. Che diceva chi era e che lavorava per Emergency. Prima non lo avevo mai visto, né sentito".
 
Maso Notarianni

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