Buiatti: no alla patata biotech, serve più ricerca
Professor Marcello Buiatti, docente di genetica all’università di Firenze ed esperto di biosicurezza, cosa risponde a chi dice che la patata biotec è sicura?
“Che è peggio dei due tipi di mais e delle altre piante biotec sinora prodotte. Mi spiego. In genere la modifica consiste nell’introduzione di un gene batterico che non modifica il metabolismo della pianta. In questo caso invece la modifica è molto grossa e incide in maniera profonda sul metabolismo della pianta. Attenzione, io non dico che questa patata sia pericolosa, dico però che servirebbero molti più studi. Non si può infatti autorizzare la coltivazione in campo aperto se ci sono rischi di contaminazione genetica. Oltretutto la patata, con i suoi tuberi, si presta particolarmente ad una contaminazione persistente…”.
La preoccupa particolarmente la presenza di geni per la resistenza a due antibiotici?
“E’ un punto che meriterebbe molta attenzione. In questo patata si sono utilizzati come marker due antibiotici: la canamicina, e questo è abbastanza normale, e soprattutto la neomicina, che è un antibiotico a largo spettro usato sull’uomo come antitubercolare. In caso di contaminazione c’è rischio che si possa sviluppare una resistenza a questo antibiotico, che diverrebbe così inefficace, esponendo alla malattia per la quale viene oggi usato”.
I produttori dicono che la patata biotech è sicura perchè è autorizzata dalle agenzie dell’Ue.
“Oggi controlli dell’Efsa sono quasi formali. Questa agenzia non si serve di laboratori indipendenti per controllare la veridicità delle affermazioni delle imprese che vogliono immettere sul mercato prodotti biotec, ma si limita a chiedere loro di eseguire i controlli. Una prassi che dovrebbe essere vietata per l’ovvio conflitto di interessi. E infatti si è visto per il mais Mon863 che l’Efsa ha accettato le conclusioni dell’impresa produttrice, basate su un esperimento condotto su topi. Dato che era trapelata qualche incertezza, su richiesta di associazioni di cittadini e di alcuni ricercatori tedeschi una corte ha ingiunto alla Monsanto di fornire i dati. E si è così visto che l’analisi statistica era stata fatta in modo veramente approssimativo e che c’era un livello di pericolosità. Nonostante questo, le linee guida Efsa non sono cambiate e anzi ora è in discussione da parte di Bruxelles la emissione di nuove linee guida meno restrittive. E noi dovremmo fidarci sulla parola? No grazie”.
In ultima analisi come valuta la decisione della Commissione?
“Come una decisione provocatoria perchè contraddice la direttiva 18 del 2001 che vietava i prodotti biotec resistenti ad antibiotici. E come un test per saggiare la reazione dei consumatori e degli agricoltori. Se passa questa patata, aspettiamoci di tutto”.
alessandro farruggia
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