Vandana Shiva: "Gli Ogm uccideranno i piccoli coltivatori"
L'attivista: in India 200 mila suicidi in 10 anni con quei semi modificati ci si indebita per sempre
È una brutta notizia. È la vittoria dell’Europa dei burocrati e delle lobbies sull’Europa dei popoli, che restano in larga parte contrari all’utilizzo dei semi geneticamente modificati». Vandana Shiva, 58 anni, attivista indiana (nel 1993 ha vinto il «Right Livelihood Award», una sorta di Nobel assegnato a chi si batte per un’economia più giusta), una vita a combattere contro gli Ogm, è diretta come sempre. E delusa: «L’Europa era la grande speranza di chi difende la biodiversità. Per 12 anni aveva resistito a pressioni di ogni sorta. Il sì alla patata Amflora, invece, è una resa».
Se è per questo anche tra i governi serpeggia un certo malumore: il ministro italiano Luca Zaia propone un referendum e Francia, Germania, Austria, Lussemburgo, Ungheria e Grecia potrebbero appellarsi alla clausola di salvaguardia per bloccare l’autorizzazione.
«E fanno bene. Meno di un anno fa prima la Francia e poi la Germania hanno bandito le coltivazioni di mais Ogm. E hanno deciso forti di recenti ricerche secondo cui gli Ogm sono nocivi per l’ambiente».
Molti scienziati sostengono il contrario. E dicono che chi si oppone è agitato da fobie o paure legate alle possibili conseguenze economiche. È così?
«Ah sì? Vadano a vedere di quanto è cresciuto l’uso dei fitofarmaci dove si sono impiantati gli Ogm. In India otto Stati hanno adottato una moratoria per vietare la melanzana transgenica. L’Ogm non è sicuro. E comunque le conseguenze economiche esistono e sono pesanti: nel mio Paese gli agricoltori che sono passati alle coltivazioni geneticamente modificate sono andati in rovina. E sa perché?»
Lo spieghi.
«Ogm equivale a brevetto. Vuol dire che un’azienda può diventare monopolista di un certo seme e imporlo a chiunque lo voglia coltivare. In India coltivare a riso un ettaro, prima che arrivassero le multinazionali con le loro sementi, costava circa 16 mila rupie. Quando molti hanno spostato la coltivazione sulla vaniglia, il costo è salito a 300 mila rupie per ettaro».
Come è successo?
«A tanti contadini è stato fatto credere che si sarebbero arricchiti comprando i nuovi semi, che avrebbero incrementato le produzioni. Chi si è lasciato convincere ha scoperto che bisognava acquistare le sementi tutti gli anni - non si riproducono, hanno un gene “suicida”, ed è la dimostrazione che sono contro natura - a un prezzo triplo rispetto ai semi tradizionali. Così si sono indebitati fino al collo. Risultato: 200 mila suicidi in 10 anni».
Crede che possa succedere anche in Europa?
«Forse non in modo così dirompente. Ma gli Ogm saranno la rovina dei piccoli produttori: i costi, per loro, diventeranno insostenibili. Perderanno la terra».
Chi approva la decisione dell’Ue sostiene che le aziende europee potranno entrare nell’agricoltura industriale. Saranno più competitive?
«Se lo saranno, succederà a danno dell’agricoltura organica e biologica. L’introduzione degli Ogm sarà un genocidio per i piccoli coltivatori. La biodiversità, che è lo strumento per battere la fame, sarà spazzata via. Tutto il mondo rischia di essere soggetto a una dittatura dei semi».
Oggi un quarto del mais coltivato è Ogm. Secondo molti scienziati è più sicuro: combatte i parassiti senza i pesticidi e non permette la formazione di funghi, responsabili delle microtossine. Perché vi opponete?
«Perché non così. Una delle cause dell’indebitamento degli agricoltori indiani è stata la spesa in fitofarmaci. Le coltivazioni sono più vulnerabili. Hanno bisogno di più pesticidi e acqua. L’Ogm non cambia l’agricoltura, non ammortizza l’impatto sul clima, né produce più cibo. È solo una resa agli interessi delle lobbies».
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