Sarkozy chiede alle istituzioni finanziarie internazionali «i soldi dello sviluppo per la nuova era nucleare»
Aprendo oggi nella sede dell'Ocse a Parigi la Conferenza internazionale sull'accesso al nucleare civile per "promuovere l'uso pacifico e responsabile dell'energia nucleare" il presidente Francese Nicolas Sarkozy ha detto che «Le istituzioni finanziarie internazionali devono garantire i fondi per avviare una nuova era mondiale dell'energia nucleare».
Davanti alle delegazioni di 60 Paesi interessati al rilancio del nucleare, Sarkozy si è lamentato che «i progetti per il nucleare civile sono stati ingiustamente snobbati dai finanziamenti allo sviluppo della Banca Mondiale» e ha chiesto che le istituzioni finanziarie regionali e globali finanzino nuovi progetti nucleari nei Paesi in via di sviluppo. Non si capisce (o forse lo si capisce molto bene) se questi in lentissimi fondi dovrebbero essere sottratti a quelli per lo sviluppo sostenibile, per combattere e adattarsi al global warming e per rispettare gli obiettivi del Millennio.
Comunque Sarkozy è abbastanza confuso: «Non riesco a capire perché l'energia nucleare viene così ostacolata dalla finanza internazionale, è una cosa scandalosa». Detto per il settore energetico che ha assorbito più finanziamenti e incentivi pubblici rispetto all'energia prodotta è abbastanza sconcertante, soprattutto in un Paese come la Francia dove il nucleare è "tutto" statale.
Sarkozy ha anche respinto le accuse che il summit filo-nucleare parigino sia una mostra-mercato dei reattori nucleari francesi dopo le batoste subite negli Emirati arabi uniti e le disavventure degli Epr. Ha invece assicurato che la Francia vuole rimanere alla testa dello sviluppo delle tecnologie nucleari: «Per questo, ho deciso di cambiare marcia creando un Istituto internazionale per l'energia nucleare che conterrà una scuola che raggrupperà i migliori insegnanti e ricercatori francesi».
Prima di Sarkozy aveva parlato l'ossequioso segretario generale dell'Ocse Angel Gurría che non ha esitato a schierare la sua organizzazione, che comprende anche Stati che non hanno fatto o non vogliono più fare la scelta nucleare, al fianco di Sarkozy: «Assistiamo in effetti ad un rinascimento dell'opzione nucleare, e questo per delle ragioni evidenti, in primo luogo legate al permetterci di far fronte alle sfide del cambiamento climatico. E' anche importante che questa rinascita avvenga in condizioni ottimali di sicurezza a dei costi accessibili. Ma non facciamo delle promesse da marinaio, questa resta una sfida considerevole per numerosi dei Paesi presenti oggi in termini di sicurezza, di finanziamento di formazione, ecc. Ed è per questo che questa conferenza è opportune e arriva al momento giusto».
"Sortir du nucléaire" è già all'attacco della kermesse che termina domani e sottolinea la duplice contraddizione del governo francese e dell'Ocse: «Questi propagandano una distinzione artificiale tra il nucleare civile "pacifico" e un nucleare militare riservato ad un club chiuso. Il nucleare civile è un facile alibi per camuffare r l'arricchimento dell'uranio a fini militari. Questo arricchimento è in effetti una tappa indispensabile per fabbricare tanto il combustibile delle centrali che il materiale fissile delle bombe. La stessa comunità internazionale riconosce implicitamente questo difetto: altrimenti, perché adombrarsi per la volontà dell'Iran di possedere un proprio impianto di arricchimento? Infine, ricordiamo che la Francia stessa ha aiutato alcuni Stati (Israele, Iraq, Sudafrica) nei loro tentativi di dotarsi della bomba]. A qualche mese dalla revisione del Trattato di non proliferazione, tenere questa conferenza è una vera provocazione. Fino a che ci saranno delle centrali, ci saranno delle bombe!».
Réseau Sortir du nucléaire, ricorda i rischi che la Francia fa correre al mondo cercando di vendere la sua tecnologia nucleare: l'inquinamento prodotto dalle miniere di uranio, le scorie radioattive, il continuo rischio di incidenti e di attacchi terroristici. Ma soprattutto ricorda anche a Gurría che «Questa tecnologia è totalmente inadatta a rispondere ai grandi impegni energetici ed ambientali attuali, soprattutto l'esaurimento delle risorse ed il cambiamento climatico».
E gli antinuclearisti si chiedono: «Alla fine, questo gran casino atomico non è un tentativo disperato di far dimenticare le difficoltà della filiera nucleare francese? In effetti, malgrado i discorsi di rilancio, la produzione di elettricità nucleare mondiale è in declino e l'industria nucleare francese è in piena disfatta. I cantieri dell'Epr conoscono delle battute d'arresto permanenti e gli investitori non si fanno più ingannare: il nucleare è un pozzo senza fondo!»
Un pozzo che Sarkozy vorrebbe continuare a riempire con i soldi pubblici destinati allo sviluppo. Una partita di giro che farebbe tornare nelle casse delle industrie nucleari francesi quanto (e forse più) la Francia si è impegnata a dare per combattere sottosviluppo e cambiamento climatico.
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