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[Data: 15/06/2007] [Categorie: Sostenibilità ] [Fonte: Il Manifesto] |
[Autore: M. Agostinelli, P. Civati ] |
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Una vertenza «ambientalista» all'Ikea Una storia lombarda, diversa da molte altre, che è il caso di raccontare. Riguarda l'Ikea di Corsico, il punto vendita più grande della multinazionale svedese in Italia, e una vertenza sindacale con un forte contenuto ambientalista. È cominciata quando, tra il 2004 e 2005, Ikea ha annunciato l'intenzione di riqualificare il suo negozio di Corsico. La rappresentanza sindacale (Rsu) allora ha avanzato richieste su tre aspetti: occupazione, impatto ambientale e sicurezza per dipendenti e lavoratori delle ditte in appalto. Su questi punti ha aperto una vertenza con la direzione aziendale Ikea in Italia e con la direzione internazionale: la richiesta era che nel ristrutturare il suo negozio Ikea si assumesse una chiara responsabilità socio-ambientale. Sono nate subito molte difficoltà, sia sull'occupazione, sia sui diritti delle imprese in appalto (pulizie, portierato eccetera), sia sulla riduzione dell'impatto ambientale. Va a merito dei rappresentanti sindacali non aver accettato di separare le diverse questioni. Per l'ambiente avevano proposte innovative: uso di pannelli fotovoltaici per dare energia elettrica al nuovo negozio e pannelli termici per la produzione di tutta l'acqua calda; uso dei frigoriferi della mensa di ultima generazione (consumano meno); raccolta acque piovane da utilizzare per i wc e per l'irrigazione delle piante intorno al negozio; utilizzo di fotocellule crepuscolari per l'accensione delle luci esterne; asfalto antismog nei parcheggi che trattiene le micro-polveri; piantare di almeno 400 alberi in sostituzione dei 300 abbattuti per i lavori di rifacimento del centro commerciale; incentivare misure di mobilità sostenibile per il trasporto dipendenti, con navette speciali ibride; uno studio approfondito dello spostamento delle merci su gomma e mezzi a basso impatto ambientale per le consegne a casa dei clienti; razionalizzare i turni per permettere ai 600 lavoratori e lavoratrici di organizzarsi a gruppi per trasporto non individuale. |
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