L'avvocato che difende mucche e conigli
La sfida di un legale svizzero, ma un referendum ha negato alle animali il diritto a un “difensore civico”
Se c’è qualcuno in Svizzera che ieri sera ha brindato alla sconfitta del referendum per istituire il difensore civico di cani e gatti è certamente Patrick Ginger, lo sfortunato trentaquattrenne di Horgen, un piccolo villaggio vicino a Zurigo, finito in tribunale per aver pescato un portentoso luccio da dieci chili. Non che s’aspettasse d’entrare nella leggenda accanto al vecchio e il mare di Hemingway, ma addirittura un processo. Roba da vero fantambientalismo se ad aspettarlo al varco non avesse trovato Antoine Goetschel, il paladino di serpenti, criceti, cavalli, l’unico avvocato al mondo ufficialmente specializzato in diritto degli animali.
Quando ha scoperto che il gigantesco pesce s’era dibattuto almeno dieci minuti prima di arrendersi all’amo assassino, Goetschel ha impugnato la legge contro la crudeltà sostenendo che l’uomo avrebbe dovuto tagliare subito la lenza per evitare al luccio di soffrire. Ha perso la causa, ma non la grinta. Neppure oggi che i suoi connazionali hanno deciso che uno come lui è già abbastanza.
Il referendum è stato comunque un successo - dice l’avvocato -, la strada è aperta e non si potrà tornare indietro. Prendere i pescatori, che si sentivano impunibili: ora sanno che possono finire davanti al giudice».
Dopo essere passati alla cronaca per una peculiare allergia all’Islam, bocciando in massa la costruzione di nuovi minareti, gli svizzeri si sono pronunciati su un referendum altrettanto controverso. Perché per quanto valide fossero le motivazioni dei promotori della Swiss Animal Protection, che avevano raccolto le 100 mila firme necessarie, restava forte l’obiezione dell’Unione Democratica di Centro, contraria a una spesa inutile in un Paese già molto avanzato nel rispetto degli animali. Così, alla fine, oltre il 70 per cento dei votanti ha detto no, il sistema funziona bene così com’è.
«Certo, in Svizzera c’è già una legge, ma protegge solo i vertebrati, gli unici a cui è riconosciuta una certa sensibilità» osserva Antoine Goetschel, classe 1959, vegetariano, amante dei cuccioli di ogni specie pur senza possederne alcuno.
L’unico al mondo
Quando ha cominciato a occuparsi della questione con il primo dei suoi quindici libri non aveva grande concorrenza ad eccezione della corte britannica che nel 1822 aveva approvato un avanguardistico «Act to Prevent the Cruel and Improper Treatment of Cattle» e di Peter Singer, il professore di Princeton considerato il precursore moderno del movimento per i diritti degli animali.
Era il 1987, nel 2007 avrebbe esordito, pioniere, nella difesa degli indifesi, quello che sarebbe diventato presto un terzo del suo lavoro attuale: «Gli animali sono la parte più debole della società, in teoria li amiamo tutti ma prendersene cura è diverso». Da allora rappresenta tra i centocinquanta e i duecento clienti l’anno, l’intera galassia zoologica ma soprattutto cani, mucche, gatti, maiali.
Metà tariffa
Adesso Goetschel resta l’unico, zero concorrenza: «Non lo faccio per denaro, per difendere gli animali vengo pagato 200 franchi svizzeri l’ora (120 euro), la mia parcella di solito è il doppio». Ma vuoi mettere la soddisfazione di punire chi scarica la propria frustrazione su un coniglio? «Una volta feci condannare una donna che teneva in casa in condizioni pessime 150 gatti - racconta -. Era povera e pagò solo 30 franchi perché la multa è proporzionale al reddito, ma potevano essere 1000». Nel 2008 la Swiss Animal Protection ha calcolato 5000 casi di abusi, mille in più del 2007.
Le «altre» minoranze
E gli altri? Donne, bambini, anziani, immigrati. Antoine Goetschel non li dimentica: «Ogni violenza è gravissima, perseguire anche quelle sugli animali renderà la società migliore». Bisognerà aspettare il prossimo referendum: Patrick Ginger può ancora sfidare il libro dei record.
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