Rinnovabili, quel treno che l’Italia rischia di perdere
Una trasmissione, Presa Diretta su Rai3, che vale più di tanti convegni e documenti: un crudo confronto fra paesi in cui si spinge in ricerca e investimenti nelle fonti rinnovabili e paesi, come il nostro, in cui ancora manca la vera convinzione che questa sia una grande opportunità economica, sociale e ambientale. E' possibile rivedere la puntata on line.
“Sole vento alberi”, un trinomio semplice, naturale, ma che significa per alcuni paesi sviluppo di know-how, ricerca, business, un modello di energia e, quindi, di società nuova, non più basata su fonti fossili e nucleare. Questi tre "elementi" sono il titolo della puntata di “Presa Diretta” su Rai3, la trasmissione d’inchiesta giornalistica curata da Riccardo Iacona, andata in onda domenica 7 marzo (vedi video della puntata, in basso). Finalmente in prima serata nella Tv nazionale spuntano le idee, tristemente anestetizzate da una televisione sempre più becera e occupata da una politica capace solo di perpetuare sé stessa e ormai senza più progettualità.
L’esempio della Germania, con l’entusiasmo dei suoi ricercatori, imprenditori e cittadini per il solare, l’eolico e le biomasse lasciano, anche a chi queste cose le vive e le conosce da tempo, un “inquietante” senso di speranza. Avere la conferma che in Europa c’è qualcuno che stia puntando le sue migliori risorse umane su un futuro giudicato ormai “ineludibile”, potrebbe certamente essere un buon viatico per le migliaia di giovani e di professionisti che in Italia credono e lavorano in questi settori, ma al tempo stesso lascia l'amara impressione che il nostro ritardo stia diventando ogni anno più incolmabile.
In Germania, a differenza che da noi, ci troviamo di fronte ad uno scenario ideale: una politica nazionale e locale che, con approccio bipartisan, ha compreso la portata della ricerca e degli investimenti in questi comparti a tutti i livelli; un processo che per osmosi viene assorbito dai cittadini e rinvigorito da questi. Obiettivi importanti (addirittura 60 o 100% di rinnovabili neanche troppo in là nel tempo), inimmaginabili solo pochi anni fa, sono gli orizzonti di tanti imprenditori e politici.
Il confronto con la spossante realtà italiana, passata e presente, diventa stridente: il furto del CIP6/92 (circa 40 miliardi di euro sottratti alle vere fonti rinnovabili da grandi gruppi industriali), l’ottuso ostracismo degli enti locali per impianti rinnovabili piccoli e grandi, le mani della mafia sugli incentivi, imprenditori in sofferenza per i ritardi della burocrazia, l'eccesso di leggi e regolamenti, alcuni non ancora applicabili. Se anche da noi questo treno si può dire partito, ha però ancora il freno tirato, perché non è entrato nella cultura e nella testa di chi decide e di chi tiene le redini dell’energia in questo paese. E’ vero, nel nostro paese gli incentivi alle rinnovabili ora sono molto interessanti, ma se manca questa convinzione e soprattutto una "visione", non si avrà mai quel giusto sostegno alla ricerca e una vera ed organica politica industriale che non ci faccia rischiare di perdere questa opportunità.
Se da una parte è incoraggiante che questo cambiamento può essere nelle mani di chi ci crede e di chi ci investe (l’esempio Germania), dall’altra, in Italia, si assiste spesso all’umiliazione di tante competenze ed è forte la percezione che mai come adesso servirebbe una nuova classe dirigente, perché, come dice il vecchio adagio, chi è stato la causa del problema non può essere colui che è in grado di risolverlo.
Comunque non credo che ci faremo incantare da un'idea di futuro, già vecchio, rappresentato dall’inganno del ritorno al nucleare, che già tanto tempo e risorse ci ha fatto perdere sulla strada del sole, del vento e degli alberi.
LA PUNTATA DI "PRESA DIRETTA": SOLE VENTO ALBERI (durata: 1h 32')
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