La missione? Salvare i rospi che attraversano
Dai primi di marzo, decine di volontari in molte regioni tornano in azione lungo le strade per salvare rane e rospi dalle auto. Gli animali, usciti dal letargo, iniziano il loro viaggio ad alto rischio verso l'acqua
ESCONO appena fa buio, armati di torce elettriche, giacche
rifrangenti e secchi. Sono i "rospisti", ambientalisti volontari
che dai primi di marzo, per trenta/quaranta giorni, pattugliano le
strade di molte regioni d'Italia e salvano dalle auto centinaia di
migliaia di rospi e rane. Solo in provincia di Treviso, dal 2003 a
oggi, i volontari dell'Ente nazionale protezione animali hanno
aiutato oltre 170mila anfibi a non finire sotto le ruote di
un'auto.
LE FOTO: SALVATAGGIO
ALL'IMBRUNIRE
Il "soccorso" scatta con la primavera alle porte, quando rospi e
ranocchie si risvegliano in massa dal letargo e si muovono alla
ricerca di specchi d'acqua dove deporre le uova. In questo
"viaggio" verso l'acqua, spesso devono attraversare strade molto
trafficate, spostandosi proprio all'ora del rientro dal lavoro,
dalle 18 alle 21 circa. In quelle ore entrano in azione i rospisti:
camminano lungo le strade dove avvengono gli attraversamenti,
prendono i rospi, li mettono in un secchio e li portano dall'altra
parte della carreggiata.
Alcuni tratti di strada sono stati attrezzati con reti o barriere
per impedire agli anfibi di raggiungere l'asfalto fino all'arrivo
dei volontari. Più raramente sono stati costruiti dei "rospodotti",
dei sottopassaggi di circa un metro di diametro verso i quali gli
animali vengono indirizzati attraverso delle barriere di
convogliamento.
In Italia l'attività di salvataggio dei rospi è cominciata nei
primi anni '90 in Lombardia e Toscana, e oggi è diffusa in quasi
tutte le regioni grazie all'impegno di decine di volontari. Il Wwf
Italia ha persino un coordinatore nazionale delle attività di
soccorso-rospi, il biologo Carlo Scocciati: "Gli anfibi sono la
classe di vertebrati più a rischio di estinzione - spiega - ,
perché vivono sulla terra e si riproducono nell'acqua. Dunque sono
doppiamente in pericolo". Ricordando che l'ONU ha proclamato il
2010 l'anno della biodiversità, Scocciati ricorda che ciascuna
specie è necessaria per mantenere l'equilibrio ambientale: "Gli
anfibi sono predatori che stanno a metà della catena alimentare,
cibandosi di larve, lumache e insetti. Insomma, oltre a essere
innocui per l'uomo, dovrebbero anche starci simpatici, perché sono
potenti 'insetticidi' naturali".
|