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[Data: 08/03/2010] [Categorie: Iniziative ] [Fonte: unimondo.org] |
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Italia: campagna 'Cinque domande all'Eni' sulle attività in Congo Brazzaville Quattro testate giornalistiche indipendenti (Valori, Radio Popolare, Africa e Altreconomia) hanno lanciato nei giorni scorsi la campagna “Cinque domande per Eni” per chiedere risposte chiare ed esaurienti alla multinazionale petrolifera italiana sulle sue attività in Congo Brazzaville che minacciano gravi danni ambientali. Si tratta di attività, in parte già in corso e in parte in programma, di esplorazione delle sabbie bituminose (terreno impregnato da quantità, anche ridotte, di petrolio, la cui estrazione è molto costosa e necessita tecniche ad alto impatto ambientale), produzione di biocombustibili e realizzazione di una centrale a gas da 350-400 Megawatt di capacità. Un intervento che vale 3 miliardi di dollari per il periodo 2008-2012, frutto di un accordo siglato tra Eni e il governo congolese nel 2008, i cui dettagli non sono mai stati resi noti al pubblico, né alle comunità locali nonostante Eni si fosse impegnata a coinvolgere la popolazione nelle proprie decisioni. A rivelarne parte dei contenuti e a denunciare gli enormi danni che provocherà all’ambiente, in una foresta tropicale protetta, è stato un rapporto realizzato dalla tedesca Heinrich Boell Foundation e dall’italiana Campagna per la Rifroma della Banca Mondiale (Crbm), intitolato “Energy futures. Gli investimenti di Eni in sabbie bituminose e olio di palma in Congo Brazzaville” (la versione integrale in .pdf), presentato lo scorso novembre, prima a Berlino e poi a Milano. Le due organizzazioni che hanno realizzato il Rapporto, insieme a rappresentanti della società civile congolese, hanno rivolto ad Eni le domande oggetto della campagna, ma non hanno ricevuto risposte. Dopo molta insistenza lo scorso dicembre Eni ha concesso loro un incontro, durante il quale però non sono state fornite le informazioni richieste. Ecco le Cinque domande per Eni
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