Successione a Yvo de Boer: vincerà il camaleonte politico sudafricano o quello climatico indiano?
L'ufficio di presidenza del Sudafrica ha annunciato la candidatura del ministro del turismo Marthinus van Schalkwyk (Nella foto) a capo della Framework Convention on Climate Change dell'Onu (Unfccc), in sostituzione del dimissionario Yvo de Boer, il cui mandato scade il primo luglio.
In un comunicato pubblicato sul sito web della Presidenza sudafricana, il governo assicura di essere stato contattato da «Un certo numero dei nostri partner all'interno del mondo in via di sviluppo e sviluppato, compresi governi, istituzioni commerciali e organizzazioni non governative per la disponibilità di van Schalkwyk a guidare l'istituzione delle Nazioni Unite e i negoziati sul cambiamento climatico globale».
Van Schalkwyk, 50 anni, si è iscritto a Sud Africa African National Congress (Anc) il partito al potere in Sudafrica dalla fine dell'apartheid nel 2004, dopo lo scioglimento del partito conservatore boero New National Party, che aveva lui stesso guidato alle elezioni quell'anno.
E' stato premiato con la nomina a ministro per gli affari ambientali e il turismo dall'ex presidente Thabo Mbeki. Nel 2009, dopo la vittoria alle presidenziali di Jacob Zuma è diventato ministro del turismo, mentre l'ambiente è diventato un ministero autonomo.
Secondo la presidenza sudafricana «Nel suo precedente mandato, in quanto ministro degli affari ambientali e del turismo, il ministro Van Schalkwyk ha posizionato il Sudafrica come un vero campione del clima. Durante questo periodo ha acquisito un significativo rispetto tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, pur divisi tra di loro. Questo lo mette in ottima luce in questa fase critica per portare a conclusione i negoziati sul cambiamento climatico globale».
Il Sudafrica è il più grande emettitore di gas serra del continente africano e al summit sul clima di Copenhagen del dicembre 2009 si è presentato con un piano nazionale che prevede un forte taglio delle emissioni. Il Paese fa però anche parte del Basic (Brasile, Sudafrica, India, Cina) il gruppo che ha trattato con gli Usa l'Accordo di Copenhagen che molti giudicano un flop e che i Paesi in via di sviluppo criticano aspramente perché non prospetta gli obblighi di riduzione che vorrebbero.
Comunque van Schalkwyk è considerato un "pontiere" tra i Paesi in via di sviluppo e quelli industrializzati e lo stesso Themba Linden, consigliere politico di Greenpeace Africa, ha accolto con favore la sua candidatura: «Siamo lieti di sapere che il ministro Van Schalkwyk viene preso in considerazione e siamo molto fiducia che sarà all'altezza del compito di sostituire de Boer. In fin dei conti, ha un'eccellente affidabilità come negoziatore e si è guadagnato un grande rispetto per essere molto impegnato ed informato».
Le possibilità di una nomina di van Schalkwyk aumentano anche per il fatto che sarà proprio il Sudafrica ad ospitare i negoziati sul clima dell'Onu nel 2011, dove probabilmente si tireranno le somme della Cop 16 di Cancun, in Messico e del post-Kyoto.
La partita della successione ad Yvo de Boer sembra comunque giocarsi tutta all'interno del Basic e con una sempre più evidente frattura all'interno dei 4 grandi Paesi emergenti del mondo: l'India, con l'appoggio della Cina, ha proposto a capo dell'Unfcc il suo segretario all'ambiente Vijai Sharma, ma è probabile che gli Usa (e l'Ue) preferiscano il sudafricano, visto il ruolo giocato dall'India a Copenaghen che ha fatto saltare il tavolo delle trattative e prodotto un accordo al ribasso.
In aiuto alla candidatura di Sharma non arriva certo l'intervista concessa da Jairam Ramesh, il ministro per l'ambiente e le foreste dell'India, al Wall Street Journal e che il giornale statunitense titola significativamente "A Climate-Change Chameleon". Secondo Ramesh «Il mondo del clima è diviso in tre: gli atei del clima, gli agnostici del clima, e gli evangelici del clima. Io sono un agnostico del clima».
Più che un agnostico Ramesh sembra un equilibrista: prima ha tentato di far adottare al governo indiano obiettivi vincolanti di tagli delle emissioni, poi è andato a Copenhagen a svelare l'errore commesso dall'Ipcc sulla data della completa fusione dei ghiacciai dell'Himalaya e guidato la delegazione Indiana in un duro e furbesco confronto con gli Usa e l'Europa cercando di far credere che stava facendo gli interessi dei Paesi più poveri che avevano tutt'altri obiettivi... Il soprannome di camaleonte gli sta a pennello, ma ora la scelta del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon per la direzione dell'Unfccc è fra gli agnostici camaleonti climatici indiani ed il camaleonte politico sudafricano, passato dalla destra boera alla sinistra dell'Anc ed alle sue poltrone ministeriali.
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