"Con la lotta allŽeffetto-serra crescita del Pil fino al 7%"
Studio Cer sulle ricadute economiche delle energie alternative
UnŽinvolontaria cura anti inquinamento è già in atto, ma è una medicina amara: negli ultimi due anni la crisi ha abbassato, assieme al Pil, le emissioni serra. EŽ possibile incamerare questo vantaggio ambientale evitando di pagare un pedaggio in termini produttivi, anzi usando la leva della green economy per far ripartire il motore dellŽeconomia? Una risposta positiva è offerta dal rapporto appena pubblicato dal Cer (Centro Europa Ricerche): grazie al rilancio delle energie rinnovabili e dellŽefficienza energetica si ipotizza una crescita progressiva del Pil che supera il 3% nel 2015 e arriva a sfiorare il 7% annuo nel 2025. LŽanalisi parte dalla misura dellŽeffetto crisi ottenuta confrontando le previsioni della Commissione europea di metà 2008 con le ultime: la differenza è, al 2020, una riduzione attorno al 15% della domanda di energia e delle emissioni serra. Nello scenario attuale a questi numeri si arriva solo con una pesante perdita di capacità produttiva: appena lŽeconomia tornerà a crescere, anche le emissioni inquinanti schizzeranno di nuovo verso lŽalto.
«Noi abbiamo ipotizzato una crescita virtuosa mirata al rispetto degli obiettivi ambientali più ambiziosi fissati per il 2020, cioè più 17% di energie rinnovabili e meno 30% di gas serra rispetto al 2005», spiega Alessandro Carettoni, direttore di ricerca del Cer. «Abbiamo cioè dato una valutazione economica alle misure necessarie a raggiungere i target indicati dal governo per la fine del decennio: un contributo delle rinnovabili pari a 24 milioni di tonnellate di petrolio, del nucleare per 7 milioni di tonnellate e dellŽefficienza energetica per 29 milioni di tonnellate». Per arrivare a questo traguardo il Cer immagina un piano di investimenti, in 12 anni, pari a 53 miliardi di euro per le rinnovabili, 23 miliardi per il nucleare e 104 miliardi per il risparmio energetico. Gli investimenti per la parte energetica sono a carico dello Stato, mentre per lŽefficienza energetica scatta la defiscalizzazione al 55% delle spese sostenute dai privati. In questo modo si produce un indebitamento dello Stato che allŽinizio tocca lo 0,4% del Pil ma poi diminuisce rapidamente fino a trasformarsi in guadagno a partire dal 2020 grazie alla crescita economica prodotta e allŽaumento dei posti di lavoro.
Quali sono, allŽinterno della rosa degli interventi previsti dal governo, le scelte più convenienti? Al primo posto ci sono le misure per lŽefficienza energetica, che hanno un pay back rapidissimo. Le stime sui costi del nucleare hanno invece subito una violenta oscillazione verso lŽalto: lo studio del 2005 dellŽAgenzia internazionale per lŽenergia prevede un costo di 1.000-2.000 dollari per chilowatt, lŽanalisi successiva del Massachussets Institute of Technology porta la cifra a 4 mila dollari e la valutazione della MoodyŽs Corporate Finance del maggio 2008 arriva a 7.000 dollari (contro i 1.000 del gas).
La vera sorpresa viene poi dalle rinnovabili. Il tasso di crescita delle energie pulite previsto dalla Commissione europea nel periodo 2005-2020 era del 3,9%. Alla luce dellŽesperienza registrata dopo il 2005 - si legge nello studio del Cer - la crescita delle rinnovabili ha assunto una dinamica decisamente più brillante. Tra il 2005 e il 2008 il tasso di crescita medio annuo è stato di oltre lŽ11% portando le rinnovabili allŽ8,1% del totale dellŽenergia prodotta in Italia.
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