Strauss-Kahn (Fmi) «Cambiamento climatico ultimo shock economico. Sì al Green fund»
Il direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi), Dominique Strauss-Kahn, è dal 7 marzo in Africa per un tour di 5 giorni in Zambia, Kenya e Sudafrica per valutare gli effetti della crisi economica e finanziaria mondiale nel continente.
In un discorso all'università di Nairobi ha fatto notare che la crisi colpisce l'Africa in molti modi, ma che «In tutto il continente, si percepiscono i segni di un rimbalzo negli scambi internazionali, nelle entrate da esportazione, nel credito bancario e nell'attività commerciale. La crescita media nell'Africa sub sahariana è calata al 2% nel 2009 contro il 5,6% dell'anno precedente. Per il 2010, il Fmi prevede una crescita dell'ordine del 4,5% quest'anno e del 5,5% nel 2011. In breve, io credo che l'Africa abbia ritrovato i suoi mercati, anche se molto dipenderà dalla ripresa mondiale, che è ancora solo al suo primo stadio».
Secondo Strauss-Kahn «Molti dei Paesi africani avevano portato avanti buone politiche prima della crisi, politiche che li hanno protetti contro un rallentamento più pronunciato, perché hanno rafforzato le loro finanze pubbliche, ridotto il loro indebitamento, contenuto l'inflazione e permesso di costituire delle confortevoli riserve».
Il direttore del Fmi ha però messo in guardia verso un eccesso di fiducia sulle prospettive economiche dell'Africa: «L'Africa resta fortemente vulnerabile a perturbazioni economiche che possono avere origini molto diverse. Pensate alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime, alle catastrofi naturali o all'instabilità in dei Paesi vicini. Prendete in considerazione i rischi risultanti dalla forte dipendenza riguardo all'invio dei fondi dei lavoratori emigrati, dall'aiuti e dai flussi finanziari. L'Africa deve ritrovare sia una crescita vigorosa sia darsi i mezzi per resistere meglio agli shock. Bisogna cominciare con le politiche micro-economiche. I Paesi devono ritrovare un margine di manovra, per avere i mezzi per una politica anticiclica, sul piano del bilancio e dell'aiuto delle riserve. Occorre rafforzare i dispositivi di protezione sociale, che costituiscono la prima linea di difesa in caso di shock. I dirigenti devono anche prestare attenzione al fatto che la crescita delle ineguaglianze dei redditi, tra regioni o gruppi di popolazioni, può aggravare le tensioni e rendere gli choc più destabilizzanti».
E singolare (ed è un segno dei tempi) che il capo del Fmi, anche se viene dalle fila del partito socialista francese, richiami il concetto di "shock economy" che ha dato il titolo al libro di Naomi Klein basato proprio su una feroce critica alle politiche del Fmi che hanno favorito l'ascesa del neo-conservatorismo e del capitalismo di rapina.
Strauss-Kahn ha fatto anche di più: ha attirato l'attenzione sui cambiamenti climatici, chiedendo che «La comunità internazionale mobiliti le risorse necessarie per aiutare i Paesi in via di sviluppo, in particolare I Paesi a basso reddito, a far fronte ai cambiamenti climatici, che potrebbero essere l'ultimo shock. Bisogna agire, l'Africa soffrirà maggiormente delle siccità, delle inondazioni, delle penurie alimentari e della malattie, con, può essere, conseguenze di instabilità e di conflitti. Alcuni diranno, può darsi a ragione, che la questione dei cambiamenti climatici non fa parte del mandato del Fmi... Il volume di risorse necessarie per far fronte a delle implicazioni macroeconomiche manifeste: una crescita sostenibile nei Paesi in via di sviluppo esigerà degli investimenti su grande scala e a lungo termine per l'adattamento ai cambiamenti climatici e per la loro attenuazione».
Per questo, ha detto Strauss-Kahn , «I servizi del Fmi studiano l'idea di un "Green fund" che sarebbe capace di mobilitare 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020. Il Fmi non ha l'intenzione di gestire questo fondo, vuole piuttosto fare una proposta che contribuirà sostanzialmente al dibattito mondiale e sarà studiato dalla comunità internazionale. Il momento è opportuno per presentare nuove idee. La messa in opera di un tale meccanismo esige un considerevole sforzo politico, ma i potenziali vantaggi sono enormi per l'Africa e il mondo».
Gli stessi concetti Strauss-Kahn li ha ripetuti in Sudafrica agli studenti dell'università Witswaterand di Joannesburg: «La proposta di un "Green Fund" per aumentare di miliardi di dollari al fine di limitare gli effetti del cambiamento climatico aiuterà considerevolmente a riunire il mondo per trovare i mezzi per affrontare l'impatto di questo fenomeno sull'economia africana. Il problema dei cambiamenti climatici di per sé non è per la verità tra le competenze del Fmi. Quel che è nelle competenze del Fmi è di contribuire al finanziamento, in maniera duratura, di quel che deve essere fatto far contrastarli, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Il cambiamento climatico ha numerose conseguenze macro-economiche, tra le quali conseguenze sulla sicurezza sociale, una minaccia alla democrazia e qualche volta alla pace. E' la ragione per la quale il Fmi ha lanciato un meccanismo sufficientemente sofisticato per permettere lo sblocco di somme considerevoli al fine di far fronte alle questioni del cambiamento climatico».
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