Atomo e importazione di energia. L’Italia non rispetterà i target Ue
La Commissione pubblica le stime sul raggiungimento del 20 per cento di produzione da fonti rinnovabili entro il 2020. L’Europa ce la farà. Ma non il nostro Paese che ha scelto di acquistarla all’estero e di tornare al nucleare.
La Commissione europea ha diffuso ieri le stime preliminari sugli obiettivi energetici. Realizzate sulla base dei documenti programmatici inviati a Bruxelles dai singoli Paesi membri. L’Ue nel suo insieme riuscirà a superare il target del 20 per cento di produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Anche se di poco. In totale a livello comunitario dovrebbe arrivare al 20,3 per cento. Perché non tutti i Paesi dell’Unione raggiungeranno l’obiettivo. Il nostro Paese potrà farlo solo comprando l’energia verde da altri Paesi. Del resto è stato proprio il nostro governo nel «documento previsionale» inviato a Bruxelles ad optare per questa strada. Parlando di «esigenze di ricorso a mezzi diversi dalla produzione nazionale».
Nel documento vengono illustrate tutte le connessioni elettriche con i Paesi in via di sviluppo, nei quali delle società italiane stanno investendo nelle rinnovabili. Quindi è questa la strada scelta dal nostro Paese. Un’opzione aperta dallo stesso protocollo di Kyoto e dal meccanismo dei crediti di anidride carbonica (Clean development mechanism). Permettono alle imprese dei Paesi industrializzati, con vincoli di emissione, di realizzare progetti per ridurre i gas serra in quelli via di sviluppo. Che non sono inclusi nel protocollo e non hanno parametri da rispettare. Così il nostro ministero dell’Ambiente, a caccia di quote, ha avviato contatti con tutta l’area balcanica (Serbia, Albania, Croazia e Montenegro). I progetti sono su www.ambientebalcani.it. Cui si aggiunge il ritorno all’atomo, deciso dal governo Berlusconi, nonostante sia stato messo al bando nel 1987 da un referendum popolare.
«Quando parliamo di rinnovabili non c’è mai il nucleare», precisa Marlene Holzner, portavoce del commissario Ue all’Energia. Francia e Finlandia hanno puntato quasi tutto sull’atomo. Mentre altri Paesi lo rifiutano. «La politica energetica del governo Berlusconi si dimostra oscurantista e basata su modelli che guardano più alla prima rivoluzione industriale che non al futuro», denuncia il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. «Il governo ha deciso di buttare 34 miliardi di euro su centrali nucleari obsolete e pericolose», continua Bonelli. Cinque altri Stati membri, come l’Italia, non raggiungeranno gli obiettivi: Belgio, Lussemburgo, Danimarca e Malta. Dieci supereranno il target nazionale, mentre 12 ce la faranno con la produzione nazionale di energie verdi.
I Paesi più virtuosi, in grado addirittura di vendere energia pulita alle altre nazioni, sono Germania, Spagna, Polonia, Bulgaria, Slovacchia e Svezia. «Strano che la Polonia produca energia verde perché è piena di carbone - commenta il climatologo Vincenzo Ferrara - così come è paradossale che la Danimarca non sia tra i Paesi virtuosi. È una nazione che ha installato molte pale eoliche e vende queste tecnologie a tutta l’Europa. Più comprensibile che Malta e Lussemburgo, piccoli Paesi, siano nella stessa situazione dell’Italia. Perché non hanno né spazio né interesse per produrre energia verde. Inoltre per l’Italia idroelettrico e geotermico sono fonti rinnovabili, ma non per l’Ue».
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