Confini planetari e gw: Hansen a Roma per chiedere ai politici di agire
In un momento in cui la grande problematica dell'instabilità del sistema climatico indotta dall'intervento umano, ha subito la delusione dei risultati della Conferenza delle parti della convenzione quadro sui cambiamenti climatici, tenutasi a Copenhagen nel dicembre scorso, e quindi il conseguente inevitabile rallentamento dei negoziati, il grande climatologo James Hansen terrà una conferenza a Roma per rilanciare l'urgenza della soluzione del problema, resa sempre più attuale sulla base dei sempre più significativi progressi della scienza in merito.
Hansen ritiene il riscaldamento globale una vera e propria bomba ad orologeria e chiede un impegno urgente della politica per voltare pagina ed affrontare seriamente il problema. Lunedì 15 marzo, alle ore 11, presso Palazzo De Carolis, Jim Hansen , professore alla Columbia University e direttore del prestigioso Goddard institute for spaces studies (Giss) della Nasa, terrà l'Aurelio Peccei Lecture 2010, organizzata dalla Fondazione Aurelio Peccei (che rappresenta il Club di Roma in Italia www.clubofrome.org) e il WWF Italia (www.wwf.it), illustrando proprio le motivazioni che dovrebbero condurre all'azione immediata ed urgente il mondo dei decisori politici.
Jim Hansen è impegnato nelle ricerche climatologiche dagli anni Settanta ed ha lavorato a fondo sulla paleoclimatologia (fondamentale per comprendere al meglio la dinamica del sistema climatico nell'arco della straordinaria ampiezza del tempo geologico, con ricostruzioni scientifiche indirette che ci aiutano a ricostruire i climi del passato), sui forzanti radiativi del clima, quegli elementi cioè che influenzano, in tempi e modalità diverse, la dinamica del sistema climatico e il bilancio energetico del sistema climatico, cioè quanta energia raggiante del Sole entra nel sistema climatico della Terra e quanta ne esce (vedasi i suoi siti http://www.columbia.edu/~jeh1/, http://www.giss.nasa.gov/staff/jhansen.html, e http://www.columbia.edu/~mhs119/ ).
Hansen ha scritto anche il suo primo libro, uscito alla fine del 2009, dal titolo "Storms of my grandchildren", nel quale fa il punto sulle conoscenze che oggi abbiamo del sistema climatico, illustrando inoltre le sue esperienze per spingere il mondo politico ad intervenire (il libro sarà tradotto in italiano da Edizioni Ambiente, vedasi www.stormsofmygrandchildren.com ).
Alla luce delle sue ricerche e di quelle di tanti altri illustri climatologi, Hansen è giunto a ritenere un "confine planetario" che l'umanità non può oltrepassare, se non a suo rischio e pericolo, la presenza di 350 parti per milione di volume di biossido di carbonio o anidride carbonica, nella composizione chimica dell'atmosfera.
Ormai sappiamo bene, dalle numerose ricerche di paleoclimatologia sin qui effettuate, che nell'arco degli ultimi 800.000 anni (con dati ricavati, soprattutto attraverso l'analisi della presenza di biossido di carbonio nella composizione chimica dell'atmosfera, intrappolata nelle bolle d'aria dei ghiacci, databili alle varie epoche geologiche, grazie ai carotaggi effettuati soprattutto nel ghiaccio antartico) che la presenza di biossido di carbonio nella composizione chimica dell'atmosfera ha subito diverse fluttuazioni, riconducibili ai vari periodi di epoche glaciali ed interglaciali, ma non ha mai sorpassato le 280 parti per milione di volume (ppmv), se non in rarissime situazioni. Nel 2009 abbiamo invece raggiunto già 388 ppmv ed il grande programma internazionale di ricerche sul ciclo del carbonio (Global carbon cycle project, www.globalcarbonproject.org ) documenta, ogni anno, il budget del carbonio sul nostro Pianeta, registrando l'incremento delle emissioni di carbonio dovute all'intervento umano (dalle attività di combustione dei combustibili fossili alle modifiche degli usi del suolo ed alla deforestazione) e il conseguente incremento delle concentrazioni dei gas serra nella composizione chimica dell'atmosfera.
Jim Hansen è stato uno dei 29 scienziati che hanno pubblicato l'affascinante lavoro, sulla prestigiosa rivista scientifica "Nature" (Rockstrom J. et al., "A Safe Operating Space for Humanity", Nature, vol,461; September 2009; 472-475, del quale ci siamo in diverse occasioni occupati sulle pagine degli articoli di questa rubrica) , proprio sui "confini planetari", oltre i quali si ritiene che l'intervento umano non debba avventurarsi, pena effetti disastrosi e insospettati su tutti i nostri sistemi sociali, oltre ovviamente sugli stessi sistemi naturali che costituiscono la base del nostro benessere e delle nostre economie (vedasi il sito ad hoc su "Nature", http://www.nature.com/news/specials/planetaryboundaries/index.html ).
Oggi il confine planetario relativo al cambiamento climatico è oggetto di un grande dibattito nella comunità internazionale.
Esiste ormai un'ampia e crescente convergenza, ufficializzata anche dal cosidetto "Accordo di Copenaghen", sull'indicazione di non oltrepassare i 2°C nella temperatura media della superficie terrestre, rispetto all'epoca preindustriale. Questo "guardrail" dei 2°C si basa sulla combinazione di diversi argomenti di analisi scientifica e di analisi politica (dalle proiezioni scientifiche relative agli eventuali danni che potrebbero verificarsi secondo i diversi livelli di riscaldamento globale che si potrebbero raggiungere, ai giudizi di valore sulla non accettabilità di questi impatti ecc.).
L'approccio presentato nel lavoro sui confini planetari apparso su "Nature", relativo al cambiamento climatico, riguarda la nostra conoscenza scientifica sulla quale si basa la possibilità di evitare il raggiungimento del sorpasso di una soglia critica che costituisce una significativa differenza tra i diversi stati climatici. L'individuazione del target di 350 ppmv di biossido di carbonio nella composizione chimica dell'atmosfera ha l'obiettivo di minimizzare il rischio delle risposte del Sistema Terra al nostro intervento, fortemente non lineari, possibilmente repentine e irreversibili, legate ad una o più possibili "soglie", il sorpasso delle quali condurrebbe i sistemi sociali a trovarsi nell'impossibilità di reagire.
Il rischio di oltrepassare queste soglie costituisce proprio un segnale dell'effetto antropogenico che sta caratterizzando questo brevissimo periodo geologico, dalla rivoluzione industriale ad oggi, che presenta chiare possibilità di deviare, a causa del nostro intervento, da quella che è stata sino ad oggi la naturale variabilità del sistema climatico nel periodo geologico in cui stiamo vivendo che è l'Olocene.
Hansen propone quindi, insieme agli altri scienziati che hanno firmato il lavoro su "Nature", due "confini planetari" per il sistema climatico: il già citato stop ai 350 ppmv di biossido di carbonio nella composizione chimica dell'atmosfera e il tetto massimo di 1 watt per metro quadro, come variazione nel bilancio tra l'energia raggiante del Sole che entra nel sistema climatico e quella che ne esce. Oggi, secondo i dati sino ad ora acquisiti, siamo invece a 1.6 watt per metro quadro. Questo vuol dire che, attualmente, l'umanità ha già sorpassato entrambi i "confini planetari" indicati dagli studiosi delle scienze del Sistema Terra, per quanto riguarda il sistema climatico.
I dati paleo climatici degli ultimi 65 milioni di anni suggeriscono che il pianeta era largamente libero da ghiacci con una concentrazione atmosferica di biossido di carbonio intorno ai 450 ppm, che contribuisce ad indicare come zona pericolosa quella con concentrazioni di biossido di carbonio che variano nell'ambito dai 350 ai 550 ppm. La crescita della concentrazione di biossido di carbonio oltre i 350 ppm può condurre infatti a sorpassare determinati livelli soglia che possono portare a numerosi significativi effetti come la scomparsa di larghe parti delle calotte polari.
Attorno alla proposta di Hansen di evitare il superamento del tetto massimo dei 350 ppm di biossido di carbonio nella composizione chimica dell'atmosfera si è creato anche un network internazionale, voluto soprattutto dallo scrittore ambientale Bill McKibben, con il suo sito www.350.org che ha organizzato numerose iniziative per diffondere le motivazioni di questo obiettivo. Il messaggio di Hansen è molto chiaro; stiamo perdendo tempo, dobbiamo agire subito altrimenti il problema climatico può costituire una vera catastrofe per l'umanità.
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