O il pezzo, o la vita
La vita si fa dura per il giornalismo ambientale investigativo. Crescono infatti le minacce, dall'intimidazione all'omicidio, per chi rivela casi di deforestazione illegale, di inquinamento o altri crimini ambientali. Non si tratta di un fenomeno nuovo, ma secondo Reporter senza frontiere (Reporters Sans Frontières - RSF) sta nettamente peggiorando.
"Quando i giornalisti sono rivelano crimini commessi da imprese e gli governi locali, iniziano i loro guai", spiega Vincent Brossel, dell'ufficio Asia di RSF. L'ultimo caso, illustrato in un rapporto di RSF, riguarda il sequestro di un giornalista francese, Cyril Payen, avvenuto mentre questi riprendeva un caso di taglio illegale in Indonesia, ad opera di una impresa del gruppo Asia Pulp & Paper (APP).
Corrispondente per il Sud-est asiatico di diverse testate francesi, Payen lo scorso luglio stava indagando su disboscamento illegale a Sumatra, quando, assieme alla sua troupe, è stato "arrestato" dalle guardie private dell'impresa Lontar PT Papirup Pulp and Papers, sussidiaria del colosso cartario indonesiano Asia Pulp & Paper / Sinar Mas.
La security aziendale ha cercato di sequestrare il video in cui erano ripresi alcuni camion di tronchi. "Comprano giornalisti o minacciare con azioni legali. Sebbene i media indonesiani siano liberi, non fanno abbastanza riferire sul rampante deforestazione in atto" ha dichiarato Payen al RSF.
Altro caso riportato da RSF, quello del giornalista uzbeko Solidzhon Abdurakhmanov, stato arrestato l'anno scorso con l'accusa di traffico di droga, e condannato a 10 anni di carcere. Il suo vero crimine non aveva nulla a che fare con la droga ma con la carta stampata: aveva pubblicato un reportage sul deterioramento del lago d'Aral, citando la responsabilità governo nel disastro ecologico.
Tre anni fa il giornalista samoano Cherelle Jackson è fuggito da Samoa rifugiandosi in Nuova Zelanda, dopo che il suo ufficio era stato dato alle fiamme. Aveva scritto articoli su un progetto di "sviluppo" promosso dal governo, che stava procedendo illegalmente, malgrado una valutazione di impatto ambientale negativa. Aveva pubblicato due articoli su una serie di tre, quando ha dovuto abbandonare il paese: "Fa parte del mio lavoro affrontare le minacce - ha spiegato Sharma - e di solito ignoro le telefonate anonime, ma è difficile fare finta di niente quando prende fuoco il tuo ufficio".
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