c L’Occidente rapina l’Africa: 1800 miliardi di dollari - 07/04/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 07/04/2010]
[Categorie: Economia ]
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L’Occidente rapina l’Africa: 1800 miliardi di dollari

Società fantasma, coperture politiche, finanza compiacente, prezzi truccati: in quarant’anni, la fuga illecita di capitali è costata all’Africa 1800 miliardi di dollari, di cui 854 grazie al “mispricing”, la falsificazione dei prezzi dei beni materiali. Una truffa mondiale, che colpisce i più poveri: con quei soldi, l’Africa avrebbe potuto ripianare il suo debito estero (250 miliardi di dollari) e impiegare i 600 miliardi rimanenti per combattere fame e  povertà. Soldi fantasma, dunque: la denuncia parte da un centro studi no-profit di Washington, il Global Financial Integrity.

Il dossier s’intitola “Illicit Financial Flow from Africa: Hidden Resources for Development”. L’istituto americano, scrive Alberto Tunno su africa 1PeaceReporter”, ha cercato di quantificare i capitali africani che improvvisamente si volatilizzano, disperdendo risorse finanziarie che dovrebbero essere investite in quel continente. La truffa colpisce la lotta alla povertà e l’economia africana. «Cifre spaventose», rivela Tunno, frutto delle pratiche illecite denunciate dal dossier indipendente Usa.

«La cifra a cui arriva il think tank americano, azzardando una ipotesi circa l’ammontare complessivo dei capitali usciti dai Paesi africani illegalmente, è impressionante: 1800 miliardi di dollari – scrive “PeaceReporter” – che per una serie di trucchi hanno permesso a dittatori, leader democratici, militari, alti burocrati e imprenditori, africani ma non solo, di accumulare immense fortune all’estero, al riparo dalle frequenti crisi che scuotevano (e scuotono) periodicamente Paesi caratterizzati da economie deboli e da una forte instabilità politica. Un fiume di soldi che ha alimentato la crescita dei Africa 3Paesi più sviluppati e che, paradossalmente, fa dell’Africa un continente virtualmente creditore, pur essendo imprigionato dal suo debito». 

Il massiccio flusso di soldi di provenienza illecita dall’Africa, scrive il direttore di Gfi, Raimond W. Baker, è facilitato «da un sistema finanziario internazionale ombra, che comprende paradisi fiscali, segretezza di giurisdizione, finte corporation, false fondazioni, conti intestati a trust anonimi, transazioni commerciali truccate e diverse tecniche di lavaggio del denaro». La questione non è solo di natura etica: «L’impatto di questa struttura e dei fondi che sposta dall’Africa è devastante. Drena importanti riserve monetarie, aumenta l’inflazione, rende difficile la raccolta delle tasse, impedisce investimenti, mina il libero commercio».

La differenza tra i flussi finanziari in entrata e le risorse impiegate nel finanziamento del deficit corrente o nell’aumento delle riserve valutarie africa 4delle Banche centrali, equivale al capitale che si è volatilizzato su conti esteri, accusa il dossier americano, che aggiunge: e molti meccanismi della truffa sono stati svelati resta difficile scoprire quando ad essere truccati non sono più i prezzi sui documenti doganali, ma quelli contrattati direttamente tra la società venditrice e quella acquirente. «Quando la prima è complice della seconda, non si riesce a più capire quando e quanto una transazione commerciale nasconda un flusso di capitali illeciti. Questa è una via utilizzata soprattutto dalle grandi multinazionali per spostare fondi da un Paese all’altro».

Dal 1970 al 2008, l’Africa ha perso, in media, 29 miliardi di dollari l’anno, 22 dei quali dai soli stati dell’Africa Sub-Sahariana, in particolare della regione centro-occidentale. Il fenomeno è cresciuto costantemente, con una media del 12,1 per cento all’anno. Anche se i grandi esportatori di idrocarburi (Nigeria, Angola) dal 2008 hanno iniziato a invertire la tendenza, frenando l’esportazione illegale di capitali e promuovendo economia locale, per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Onu per l’Africa mancano ancora 348 miliardi di dollari, conclude Tundo. E dai Paesi donatori, alle prese con la crisi economica globale, è difficile aspettarsi un aiuto risolutore (info: www.peacereporter.net).

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