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[Data: 14/04/2010] [Categorie: Iniziative ] [Fonte: Pianeta Verde] |
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Tra libro e web il ragazzo africano che ha “catturato il vento” Un ragazzo che in una zona dell’Africa devastata da siccità e carestia, all’età di 14 anni usando rottami ha creato un mulino a vento in grado di produrre elettricità, è diventato un simbolo globale di creatività, tenacia e voglia di riscatto. Raggiungendo fama mondiale, quando sul web ha raccontato la sua storia, ora al centro di un libro uscito da poco in Italia. William Kamkwamba è il protagonista di una favola moderna, rievocata in “Il ragazzo che catturò il vento. L’intelligenza e la tenacia di un solo giovane possono illuminare l’intero villaggio” (Rizzoli), firmato assieme al giornalista Bryan Mealer.
Nato e cresciuto nel Malawi, costretto a lasciare la scuola a causa dei debiti contratti dalla famiglia in occasione della carestia del 2002, William pur escluso dalle lezioni entra nella biblioteca per prendere in prestito libri che non lo facciano sentire diverso dagli altri bambini della sua età.
“Mi era mancato molto indossare l’uniforme e vedere i miei amici… La mia più grande paura stava diventando realtà: sarei finito come lui (il padre) , un altro povero contadino malawiano costretto a lavorare la terra. Magro e sudicio, con le mani dure e callose e i piedi scalzi”, ricorda nel libro.
E’ sfogliando i testi scientifici della biblioteca che William trova un’idea che pensa di poter applicare per risolvere i problemi della sua comunità e soprattutto della sua famiglia. Continua a studiare come funziona l’elettricità, si mette a cercare nelle discariche pezzi utili per costruire la sua magia, il suo “vento elettrico”. Assi di legno, pezzi di plastica, una vecchia ruota di bicicletta. E’ il suo passatempo, cui dedica il tempo libero dopo le varie attività nei campi, tra la semina e la sarchiatura, tra la concimatura e il raccolto. Ad aiutarlo, l’amico Gilbert, il cugino Geoffrey e poi il padre. Mentre il resto della comunità lo osteggia e lo deride.
Il mulino a vento cresce con la stessa naturalezza, lentezza e forza di una pianta, permettendo finalmente alla famiglia di avere la luce nella propria capanna di fango. Poi alla comunità locale di poter ricaricare vari apparecchi, a cominciare dai telefonini.
Il salto di qualità arriva quando il lavoro di William comincia a dargli notorietà. Prima da parte di alcuni funzionari regionali, poi di un gruppo di giornalisti locali, sino alla comparsa su un celebre blog, trampolino per il riconoscimento da parte della comunità scientifica internazionale. Che arriva in occasione della Ted (Technology, Entertainment and Design) Global Conference 2007 in Tanzania dove viene invitato come oratore. Un intervento commovente, che compare anche online all’indirizzo here
“Mi aspettavo che gli spettatori ridessero del mio sciocco inglese, ma, con mio stupore, udii solo applausi. Non solo la gente batteva le mani, ma si alzò in piedi e mi acclamò. Quando tornai al mio posto, notai che molti piangevano … finalmente il mio merito veniva riconosciuto”, dice nel libro William.
La sua voglia di capire e di creare, in equilibrio tra una ferrea razionalità scientifica e un arcaico animismo, gli ha intanto dato oltre al riconoscimento internazionale anche la possibilità di continuare gli studi accedendo ad una delle migliori scuole del continente africano. Reuters |
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