Fujimori, è l'ora della verità
Perù - 13.10.2007
L'ex presidente del Perù affronta il primo dei 22 processi penali pendenti
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Per la prima volta sul banco degli
imputati, dopo anni di nascondino dalla giustizia peruviana. Alberto
Fujimori, l'ex presidente di origine giapponese, estradato il 22
settembre dal Cile, dove ha trovato rifugio per anni, dovrà
rispondere a un interrogatorio atteso con trepidazione da tutti i
peruviani.
Violazioni. Il caso è ormai di quelli
celebri. Nonostante sia accusato di reati assai gravi, dalla
violazione dei diritti umani al delitto di lesa umanità, che
potrebbero costargli 225 anni di prigioni, il primo interrogatorio è
sull'ormai celebre caso di “violazione di domicilio”. Si tratta
dell'irruzione illegale nella casa del suo ex braccio destro, capo
dei servizi segreti, Vladimiro Montesinos, attualmente in carcere.
La “violazione di domicilio”
riguarderebbe precisamente l'abitazione della moglie del famigerato
uomo tutto fare e a tutto disposto, Montesinos, organizzata dall'ex
presidente poco prima di scappare dal Perù, diretto in
Giappone (suo paese d'origine) nel 2000. Missione degli agenti della
polizia spediti fin lì: videocassette che incastravano il
presidente. Ne riempirono decine di valige. I video erano stati
registrati dallo stesso Montesinos durante i suoi incontri segreti
con imprenditori e uomini politici di spicco. In quelle cassette,
dunque, ci sarebbero le prove di numerosi casi di corruzione al più
alto livello. E l'intento del braccio destro di Fujimori era
registrare per poi ricattare tutti i personaggi coinvolti. Presidente
compreso. Almeno secondo indiscrezioni che da sempre circolano in
Perù e alle quali nessuno stenta a credere, dati i soggetti
coinvolti. Fu così che, con le famigerate cassette sotto il
braccio, Fujimori fuggì in Giappone. Poi la mossa falsa: due
anni fa decise di viaggiare in Cile e portò con sé lo
scottante materiale.
La sentenza del processo avviato oggi
dovrebbe arrivare a novembre, ma l'iter legale di Fujimori è
ancora lungo.
Omicidi. La Corte Suprema peruviana già
nel 2003 si è espressa contro l'ex presidente, condannandolo,
intanto, all’interdizione dai pubblici uffici per 10 anni. Ma la
mole di sentenze che a cui dovrà sottostare pendono sulla sua
testa come una spada di Damocle. In ogni causa pendente viene
considerato l’autore intellettuale dei massacri di Barrios Altos e
dell’Università de “La Cantuta” commessi a Lima nel 1991
e1992 dallo squadrone della morte “La Colina”, che ha assassinato
25 persone. Inoltre è accusato di associazione a delinquere e
peculato, e di aver consegnato 15 milioni di dollari a Vladimiro
Montesinos serviti, appunto, a corrompere politici, giornalisti e
imprenditori. Non ultime sono le accuse per la campagna di
sterilizzazione forzata, messa in atto nelle zone rurali e indigene,
che coinvolsero oltre un milione di donne. A documentarlo c’è
il rapporto della Commissione della Verità e Riconciliazione
CVR.
Massacri. Il megaprocesso per i massacri di
Barrios Altos e a La Cantuta - avvenuti fra il '91 e il '92 -
inizierà il 26 novembre. Gli avvocati della difesa assicurano
che l'allora presidente non sapeva niente dei soprusi perpetrati dai
paramilitari della Colina.
In base ad alcuni sondaggi realizzati
negli ultimi giorni dall'Università Cattolica e da quella di
Lima, la maggioranza della popolazione pensa che Fujimori sia
colpevole dei casi di corruzione e crimini contro l'umanità.
Eppure, nonostante questa consapevolezza, oltre il 50 percento degli
intervistati approva quanto fece durante il suo governo dal 1990 al
2000, dato che per tanti è merito suo se gli spietati
guerriglieri maoisti di Sendero Luminoso vennero sconfitti. Questo
gruppo guerrigliero insanguinò il paese andino per anni,
attaccando soprattutto i villaggi della zona montuosa. Di fatto
Fujimori riuscì a ridurre quasi al silenzio il gruppo, ma per
reazione i Sendero scatenarono una repressione inenarrabile che, a
sua volta, favorì il presidente nella sua spinta autoritaria
che sfociò in un vero e proprio regime, che calpestò
ripetutamente i diritti umani. In venti anni di violenza politica, il
Perù ha registrato 69.280 morti. |
Stella Spinelli: s.spinelli@peacereporter.net |
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