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[Data: 29/04/2010] [Categorie: Ecologia ] [Fonte: Eco dalle città] |
[Autore: Giuseppe Iasparra] |
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Attenti, degradabile non è biodegradabile! Esistono in commercio sacchetti per la spesa in plastica degradabile che possono trarre in inganno i consumatori ed essere confusi con i sacchetti biodegradabili. I sacchetti degradabili, a differenza dei biodegradabili, non possono essere utilizzati per la raccolta dell'organico La direttiva Ue EN 13432 sugli imballaggi vieta, a partire dal 1° Gennaio del 2010, la produzione e la commercializzazione di sacchetti non biodegradabili, i tradizionali shopper di polietilene. Come noto, il Governo italiano ha ottenuto una proroga del provvedimento di un anno, fino al 1 gennaio 2011. I sacchetti in plastica tradizionale dovranno essere sostituiti da sacchetti in carta, stoffa o plastica biodegradabile. Esistono però in commercio sacchetti per la spesa in plastica degradabile che possono trarre in inganno i consumatori ed essere confusi con i sacchetti biodegradabili. I sacchetti degradabili, grazie all'uso di uno speciale additivo per la sua fabbricazione, permettono la degradazione completa del sacchetto: dopo 18 mesi dalla data di produzione del sacchetto inizia la frammentazione della plastica che termina dopo circa 36 mesi dalla fabbricazione della busta. Esistono però delle differenze tra degradazione e biodegradazione. Il sacchetto degradabile infatti, a differenza dei sacchetti biodegradabili, non può essere utilizzato per i rifiuti organici.
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