Il Piemonte: stop agli ipermercati, meglio le botteghe
Meno ipermercati, più spazio alle piccole botteghe. E’ la svolta annunciata dalla Regione Piemonte, guidata da Roberto Cota: mentre cresce la piccola distribuzione di prodotti a chilometri zero e si moltiplicano i negozi “tutto sfuso”, con merci che costano meno (e non inquinano) perché non confezionate né imballate, il Piemonte sembra interpretare le nuove tendenze d’acquisto mettendo un freno ai grandi supermercati: blocco delle istanze in corso e revoca dei procedimenti già avviati. Secondo la Regione gli ipermercati, tanto comodi per il consumo di massa, in realtà degradano la qualità sociale.
Ne è convinto l’assessore al commercio William Casoni, che ha firmato il provvedimento: «L’eccessiva proliferazione di grandi centri commerciali – sostiene Casoni – negli ultimi anni ha segnato con profonda negatività il piccolo commercio e la vita sociale dei centri storici in tutto il Piemonte, dalle grandi località fino ai più piccoli paesi delle nostre provincie». Dieci anni fa, scrive il quotidiano “La Stampa”, in tutto il Piemonte esistevano 52 medie strutture di distribuzione e 32 della grande, per una superficie complessiva di 370.281 metri quadrati. Nel 2008 il numero delle grandi strutture ha superato quello delle medie: 101 a 97, per 862.651 metri.
Se il consumatore trova tutto quello che gli serve, a portata di carrello lungo le corsie dell’ipermercato, la grande distribuzione è una fabbrica di anonimato, massificazione e inquinamento: trasporti di grandi quantità di merci, imballaggi ingombranti e inquinanti, tonnellate di cemento e chilometri di asfalto: per i grandi parcheggi e, spesso, per le piste di accesso riservate che modificano la viabilità di servizio. Lo stop della giunta regionale colpisce otto Comuni piemontesi: Rivalta, Orbassano e Moncalieri nella prima cintura torinese, quindi Alba in provincia di Cuneo, Valdegno e Quaregna nel Biellese, Crescentino e Vercelli città.
Una sospensione che varrà nel futuro (a breve sarà predisposta una legge ad hoc) e che nell’immediato comporta un’attenta verifica delle otto domande di ampliamento o costruzione già pervenute agli uffici regionali. Due richieste sono legate a licenze per generi alimentari e le altre 6 per l’extra-alimentare. Esaminate le istanze, a breve si conoscerà il verdetto: la sospensione potrebbe scattare per 3 o 4 domande. Ma lo stop è rivolto soprattutto al futuro: «Abbiamo voluto inviare da subito un segnale chiaro del cambio di rotta e di una maggiore attenzione della nuova amministrazione nei confronti del commercio», spiega l’assessore Casoni.
Se gli esponenti della grande distribuzione (cooperative di consumo e Federdistribuzione) si dicono preoccupati per i contraccolpi occupazionali in piena crisi, e se la Regione a guida leghista è intenzionata a tutelare il commercio al minuto (Casoni ha ascoltato le proteste di commercianti e ambulanti), il cambio di rotta del Piemonte lancia un segnale di significato nazionale: disincentivare i supermercati premierà sicuramente l’offerta al dettaglio, qualificatasi sempre di più nella promozione di prodotti territoriali, a filiera corta. Fino ai negozi “tutto sfuso”, che vendono prodotti non confezionati: più economici ed ecologici.
|