c Vulcani, la cenere “buona” che fertilizza gli oceani - 05/05/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 05/05/2010]
[Categorie: Ecologia ]
[Fonte: Pianeta Verde]
[Autore: Sara Ficocelli]
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Vulcani, la cenere “buona” che fertilizza gli oceani
Uno studio californiano spiega che l’eruzione del Eyjafjallajökul islandese avrà effetti positivi sull’ambiente. Secondo i ricercatori, rafforzerà l’ecosistema dei mari, favorità il rilascio di ossigeno e l’assorbimento di CO2

NON tutta la polvere vulcanica viene per nuocere. O almeno questo è ciò che sostengono gli scienziati del Monterey Bay Aquarium Research Institute, in California, secondo i quali “nel lungo periodo gli oceani trarranno un enorme beneficio dall’eruzione del vulcano islandese”. Con queste parole Ken Johnson ha commentato i risultati di una ricerca che dimostra come, tra una decina d’anni, le distese azzurre del pianeta dovranno dire grazie proprio al fenomeno naturale che per settimane ha paralizzato gli aeroporti di tutto il mondo. Questo perché, spiega lo scienziato, circa il 30% degli oceani è povero di ferro, sostanza contenuta in abbondanza proprio nella polvere del vulcano Eyjafjallajökul. Nei prossimi anni, quando la polvere si sarà depositata del tutto, mescolando nel bene e nel male le sue sostanze a terra e mari, la sua azione fertilizzante sarà, è proprio il caso di dirlo, una “manna dal cielo”.

Il contributo in ferro secondo gli studiosi permetterà agli ecosistemi marini di rigenerarsi: introducendo la sostanza nello strato più superficiale degli oceani aumenterà infatti la quantità di fitoplancton (plancton vegetale) e ciò a sua volta farà aumentare la quantità di cibo nel mare e, soprattutto, favorità il rilascio di ossigeno e l’assorbimento di CO2. Nel 2001 un altro studio aveva riscontrato che i livelli di ossido di carbonio nell’atmosfera erano costantemente aumentati tra il 1963 e il 1965, dopo l’eruzione del vulcano Mount Agung di Bali, in Indonesia, e fra il 1991 e il 1993, dopo quella del Mount Pinatubo nell’isola di Luzon, nelle Filippine. Questa ricerca, pubblicata sulla rivista Geology, conferma la relazione tra cambiamenti climatici globali ed eruzioni vulcaniche e dimostra inoltre che la polvere del vulcano islandese è in grado di rilasciare fosfato, ferro, silicio e magnesio molto rapidamente, appena entratata a contatto con l’acqua. “Tanto velocemente - continua lo studioso - da provocare una immediata utilità per piante ed ecosistemi”. Già nel 2007 uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters aveva testato direttamente gli effetti della polvere vulcanica (prendendo come punto di riferimento alcune eruzioni verificatesi in Costa Rica, Giappone e Alaska), concludendo che le sostanze in essa contenute avevano contribuito alla crescita del fitoplancton nei mari.

Ovviamente il rilascio di queste sostanze negli oceani è solo una delle conseguenze che la dispersione della polvere avrà sul pianeta, ma non tutte saranno positive. Secondo Vincenzo Ferrara, esperto di clima dell’Enea, “se le polveri avranno quantità e soprattutto energia termica tale da “bucare” la tropopausa e finire nella stratosfera, potrebbero restare lì anche anni e determinare cambiamenti climatici significativi”. Lo studioso precisa anche che “le conseguenze di un’eruzione particolarmente ricca di composti attivi dal punto di vista dell’interazione con la radiazione solare (solfati), vengono osservate solitamente durante i due anni successivi all’evento”. Il riscaldamento della stratosfera può superare (come nel caso dell’eruzione del Pinatubo nel giugno del 1991) gli 0.5 gradi centigradi a scala planetaria, provocanzo conseguenze imprevedibili su tutta la circolazione atmosferica. Non dimentichiamo infatti che l’eruzione dell’aprile 1815 del Monte Tambora in Indonesia provocò un tale abbassamento della temperatura da trasformare il 1816 in un anno senza estate.

Ma al di là di questi catastrofismi è opportuno concentrarsi sugli effetti positivi di questa eruzione. Anche se, come precisa Johnson, “l’oceano nord-atlantico, dove la maggior parte della polvere vulcanica andrà a depositarsi, non è esattamente il luogo ideale per testare la teoria della “fertilizzazione vulcanica”, poiché non si tratta di un mare carente di ferro come altri”. Potrebbe tuttavia aver bisogno di fosfati, conclude il ricercatore californiano. Nessuno, in fondo, può stabilire con certezza quanto è vasto il panorama delle interazioni tra i fenomeni della natura

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