La Grecia è spazzatura. Il petrolio e le armi molto meno...
Il petrolio è da sempre causa di conflitti nel mar Egeo. Oggi, come 23 anni fa, è in corso tra la Grecia e la Turchia uno scontro per le nuove possibili esplorazioni sottomarine di petrolio. La Turchia approfitta della grave crisi finanziaria che ha colpito la Grecia che, nel frattempo, si trova “costretta” a comprare armi per ottenere benevolenza e aiuto dagli stati europei.
Ufficialmente, ce ne sarebbero appena 10 milioni di barili. Una secchiatina, se pensiamo che nella nostra Basilicata le riserve di petrolio ammontano a 900 milioni di barili. Eppure, il petrolio del Mar Egeo è causa di conflitti da oltre vent'anni, da quando nel lontano 1987 si arrivò ad un soffio dalla guerra tra Grecia e Turchia. Da sempre, le due nazioni si contendono il diritto alle esplorazioni nel Mar Egeo dove si sospettano riserve di ben altra entità.
Forse qualcuno ricorda la bella isola di Kastellorizo, dove Salvatores girò il film premio Oscar, Mediterraneo. E' proprio da lì che qualche giorno fa il premier greco ha lanciato il suo appello ufficiale per il bailout alla Grecia da parte dell'UE. Kastellorizo è a un tiro di schioppo dalle rive turche, ed è l'isola da cui i turchi hanno annunciato che riprenderanno le loro esplorazioni sottomarine a caccia di petrolio. I greci, in piena bufera finanziaria, si sono ritrovati a dover dichiarare che non permetteranno mai tutto ciò, che non rinunceranno alla loro sovranità, e che rimetteranno in mare le loro navi esplorative.
Una gatta da pelare nel momento sbagliato, o forse nel momento giusto: dipende dal punto di vista. Dal punto di vista turco questo disastro greco rappresenta una bella opportunità di business, e infatti la prossima settimana il primo ministro turco Erdogan se ne va in Grecia con ben 10 dei suoi ministri al seguito, una cosa mai sentita prima. Il limite delle 6 miglia intorno alle isole greche potrebbe alfine rivelarsi un boomerang che si ritorce contro la Grecia, che oggi certo non può dire di no a nessuno.
Ma non c'è solo il petrolio offshore, sul tavolo delle ghiotte opportunità che offre oggi un Paese in ginocchio. Ci sono anche le armi. Mentre con tanta severità la UE punta il dito sui greci spreconi, che dovrebbero tagliare la spesa pubblica e vergognarsi di andare a chiedere quattrini altrui dopo essersi dati alla bella vita, sottobanco i Paesi membri premono ignobilmente affinché la Grecia "compri" la loro benevolenza e le loro elargizioni. Come? Con le armi.
Di tutto ha bisogno il nostro vicino greco, fuorché di armi. Eppure Francia e Germania stanno pressando perché compri caccia e navi da guerra.
“Alcuni ufficiali greci raccontano, in via ufficiosa, che Parigi e Berlino stanno usando la leva della crisi per promuovere contratti sulle armi o ricevere pagamenti, proprio mentre la Grecia cerca di ridurre le spese”.
Questo è Ekatimerini, supplemento dell'Herald Tribune in Grecia, mica un fogliaccio anarchico.
"Nessuno sta dicendo 'compra le nostre armi oppure non vi aiuteremo', ma la chiara implicazione è che loro saranno molto più amichevoli se faremo ciò che ci chiedono sul fronte degli armamenti", ha dichiarato un consulente del primo ministro su richiesta di anonimato.
La Francia sta spingendo per vendere 6 fregate, 15 elicotteri e 40 caccia top di gamma. (...) La Germania sta pressando Atene al pagamento di un sommergibile elettrico Thissenkrupp”.
L'ammontare per la Francia corrisponde a circa 6 miliardi di euro, mentre la Germania (per un sommergibile che non funzionava) chiede oltre 700 milioni.
Nelle tasche di chi andrà, allora, il prestito di 10 miliardi che farà il Fondo Monetario? Il "salvataggio" della Grecia è in realtà una partita di giro, che va a beneficiare i soliti noti?
Articolo tratto da http://petrolio.blogosfere.it
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