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[Data: 06/05/2010] [Categorie: Documenti;Video;Ecologia ] [Fonte: Greenreport.it] |
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Nucleare, ecco il dossier (e il video) che ha fatto arrabbiare Areva Greenpeace: «L’uranio sta avvelenando il Niger» ROMA. Qualche giorno fa Areva aveva accusato Greenpeace di non diffondere i dati raccolti nelle miniere di uranio del Niger per mettere in cattiva luce il colosso nucleare francese. Greenreport aveva già a novembre pubblicato alcuni dati di quelle ricerche condotte dal Criirad, un istituto indipendente, che insieme a Greenpeace ed alla rete di Ong Rotab era riuscito a fare un breve monitoraggio scientifico nei villaggi intorno alle miniere di Areva, misurando la radioattività di acqua, aria e terreno. Oggi Greenpeace Italia pubblica il dossier (e lancia un video, vedi link) che la multinazionale atomica francese aveva tentato di bloccare e screditare con un fuoco di fila preventivo. Il documento si intitola "Left in the dust - L'eredità radioattiva di Areva nelle città del deserto del Niger" e spiega che «L'estrazione dell'uranio può avere effetti catastrofici sulle comunità che abitano vicino alle miniere e per l'ambiente per migliaia di anni. Questi effetti nocivi si stanno sentendo fortemente in Niger, Africa». Del Niger, un Paese poverissimo e che sta vivendo una crisi alimentare terribile, attualmente governato da una giunta militare golpista che ha liberato il Paese da un presidente amico di Parigi, un ex-golpista rieletto con la frode, Greenreport ha parlato spesso perché, come spiega anche il dossier di Greenpeace «Il Niger è ricco di risorse minerarie, come l'uranio. Areva ha iniziato a concentrare i suoi sforzi minerari nel nord del Niger 40 anni fa, proponendo questa sua attività come un salvataggio economico di una nazione depressa. Invece, l'attività di Areva è stata in massima parte distruttiva. Le detonazioni e le trivellazioni in miniera causano enormi nuvole di polvere, montagne di rifiuti industriali e enormi mucchi di fango rimangono esposti all'aria aperta; lo spostamento di milioni di tonnellate di terra e roccia rischia di compromettere le sorgenti d'acqua sotterranee. Una gestione negligente del processo di estrazione può causare il rilascio di sostanze radioattive nell'aria, infiltrazioni nelle falde acquifere e contaminazione del terreno intorno alle città minerarie di Arlit e Akokan. Ognuno di questi fattori causa danni permanenti all'ecosistema ambientale ed è in grado di creare enormi problemi di salute per la popolazione locale». Il risultato di questa politica mineraria neocoloniale (dalla quale Areva ricava il 50% del suo uranio) che espone la popolazione alla radioattività sono problemi delle vie respiratorie, malattie congenite, leucemia e cancro, per citare gli impatti sulla salute più diffusi. Il rapporto sottolinea che «Purtroppo, i problemi di salute abbondano in questa regione, e i tassi di mortalità legati a problemi respiratori sono il doppio di quello del resto del Paese. Eppure Areva non si assume la responsabilità di eventuali impatti e gli ospedali locali, controllati da questa stessa società, sono stati accusati di non aver diagnosticato molti casi di cancro. Areva sostiene che nessun caso di cancro è attribuibile alle attività minerarie. L'agenzia governativa che dovrebbe monitorare o controllare le azioni di Areva è sottodimensionata e con scarsi fondi. Per anni, le Ong e agenzie internazionali hanno cercato di analizzare e valutare i livelli pericolosi di radiazioni in Niger. Ma non è mai stata possibile una vasta e indipendente valutazione degli impatti minerari dell'uranio». Il rapporto presenta dati inquietanti: «In 40 anni di attività, 270 miliardi di litri di acqua sono stati utilizzati nelle miniere, contaminando l'acqua e impoverendo la falda acquifera. Saranno necessari milioni di anni per riportare la situazione allo stato iniziale; In quattro campioni di acqua su cinque che Greenpeace ha raccolto nella regione di Arlit, la concentrazione di uranio è risultata al di sopra del limite raccomandato dall'Oms per l'acqua potabile. I dati storici indicano un graduale aumento della concentrazione di uranio nel corso degli ultimi 20 anni, compatibile con l'influenza determinata dalla sfruttamento delle miniere. Alcuni dei campioni di acqua hanno mostrato anche quantità disciolte di radon radioattivo. Una misurazione del radon effettuato alla stazione delle forze di polizia a Akokan ha mostrato una concentrazione di radon nell'aria tra le 3 e le 7 volte superiore ai livelli considerati normali nella zona; Le frazioni di polveri sottili hanno mostrato un aumento della concentrazione di radioattività due o tre volte superiore a quello della frazione grossolana. L'aumento dei livelli di uranio in microparticelle comporta rischi molto maggiori di inalazione o ingestione; La concentrazione di uranio e di materiali radioattivi in un campione di suolo raccolto nei pressi della miniera sotterranea di Akokan è risultato circa 100 volte superiore ai livelli normali nella regione, e superiore ai limiti consentiti a livello internazionale; Per le strade di Akokan, i livelli di radioattività sono risultati essere fino a quasi 500 volte superiore al fondo naturale. Una persona che passa meno di un'ora al giorno in quel luogo per un anno, potrebbe essere esposta a un livello di radiazioni superiore al limite massimo consentito in un anno; Sebbene Areva sostenga che nessun materiale contaminato provenga dalle miniere, Greenpeace ha trovato diversi pezzi di scarti di metalli radioattivi al mercato locale di Arlit, con indice di radioattività pari fino a 50 volte i livelli normali. Gli abitanti del luogo usano questi materiali per costruire le loro case». Dopo la pubblicazione dei dati parziali nel novembre 2009 Areva aveva detto che sarebbe intervenuta, ma gli ambientalisti dicono che uno solo dei villaggi minerari è stato ripulito. «Tuttavia, questa limitata bonifica non diminuisce la necessità di uno studio completo, in modo da rendere sicure tutte le aree. Greenpeace chiede uno studio indipendente intorno alle miniere e nelle città di Arlit e Akokan, seguito da una completa bonifica e decontaminazione. Devono essere attivati i controlli necessari per garantire che Areva rispetti le normative internazionali di sicurezza nelle sue operazioni, tenendo conto del benessere dei suoi lavoratori, dell'ambiente e delle popolazioni circostanti. Areva deve iniziare a comportarsi come una società responsabile, così come pretende di essere. Deve informare i propri lavoratori e la comunità locale sui rischi |
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